Radio Bunker vi racconta del Principato di Seborga

3 nov 2021 · 35 min. 48 sec.
Radio Bunker vi racconta del Principato di Seborga
Descrizione

Lo sapevate che in Italia esiste un principato vero e proprio? No? Si trova in Liguria ed è il Principato di Seborga. Questo borgo, annoverato fra i più belli d’Italia...

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Lo sapevate che in Italia esiste un principato vero e proprio? No? Si trova in Liguria ed è il Principato di Seborga.

Questo borgo, annoverato fra i più belli d’Italia ha una storia antichissima.

Conosciamo la storia di questo territorio, direttamente dal sito del Principato.Dalle origini alla donazione del 954 d.C.

Le prime attestazioni storiche di Seborga possono essere fatte risalire al V secolo a.C., quando le scorrerie dei pirati spinsero gli abitanti della fascia costiera dell’estremo Ponente ligure a riparare nell’entroterra, dove è tuttavia ipotizzabile che alcuni sporadici insediamenti fossero già presenti attorno al 2000 a.C..

Attorno al 250 a.C. la Liguria occidentale, all’epoca facente parte della Gallia celtica, fu conquistata dai Romani. Gli insediamenti ivi presenti furono censiti e classificati come “burga” e gli abitanti cominciarono ad assumere una struttura ordinata, con l’istituzione di regole di vita comune. I Romani non furono inizialmente ben visti dalla popolazione locale, poiché quest’ultima era considerata barbara e non poteva godere dei benefici dello ius italicus, ossia un insieme di privilegi riguardanti specialmente l’economia e la pressione tributaria; gli abitanti pertanto tennero sempre un atteggiamento ostile verso i Romani, che venne meno soltanto con l’ottenimento della cittadinanza romana.

La Liguria subì successivamente l’invasione di alcune popolazioni barbare, degli Ostrogoti e dei Bizantini, finché nel 643 fu conquistata dal re longobardo Rotari. Nei primi anni dell’VIII secolo, visto l’intensificarsi delle scorrerie dei Saraceni, alcuni burga, tra cui Seborga, furono fortificati in funzione difensiva e divennero castra. Nel 770, a seguito del matrimonio tra Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio, e Carlo Magno, il Regno Longobardo (e quindi anche la Liguria) fu annesso al Regno di Francia, che a sua volta fu inglobato nell’Impero Carolingio. Nel 789 Carlo Magno, nell’ambito dell’organizzazione dell’impero, istituì la Contea di Ventimiglia (comprendente Seborga), inizialmente dipendente dalla Marca Tuscia. Nell’890 il Marchese di Toscana Adalberto nominò Conte di Ventimiglia il figlio Bonifacio II, il quale, primo a fregiarsi di questo titolo, riuscì a rendere la Contea di Ventimiglia indipendente dalla Marca Tuscia.

Bonifacio, Conte di Ventimiglia, elesse il Castrum di Seborga quale luogo di sepoltura suo e dei suoi discendenti, modificando l’appellativo del paese in Castrum Sepulchri o Castrum de Sepulchro, sebbene a Seborga non siano in realtà mai stati ritrovati resti di tombe nobiliari.

Seborga, feudo dei monaci di Sant’Onorato di LerinoIl conte Guidone di Ventimiglia, il 3 aprile 954, essendo in procinto di partire per combattere “contra perfidos Saracenos” al fianco di Guglielmo il Liberatore, conte di Provenza, donò il territorio di Seborga ai monaci benedettini dell’Abbazia di Sant’Onorato di Lerino; tale abbazia si trovava – e si trova tuttora – sulle Isole di Lerino, situate di fronte a Cannes e all’epoca facenti parte della Contea di Provenza, divisione del Regno di Arles (nel frattempo nato). L’atto notarile di donazione oggi conservato a Torino è ritenuto da quasi tutti gli storici un documento apocrifo, tuttavia è certo che la donazione effettivamente avvenne: è infatti giunto ai giorni nostri un documento originale riportante una sentenza del 1177 circa una disputa sorta sui confini tra le proprietà dei monaci e quelle dei Conti di Ventimiglia, e in tale documento autentico la donazione viene esplicitamente confermata. La donazione riguardava un territorio di circa 14 km2.A partire dal 1079, con l’autorizzazione del Papa Gregorio VII, secondo l’usanza ampiamente diffusa all’epoca, gli abati di Sant’Onorato di Lerino poterono fregiarsi del titolo di Principi-Abati di Seborga, godendo del cosiddetto “mero et libero imperio cum gladii potestate” (cioè con la facoltà di comminare la pena di morte, tuttavia mai esercitata a Seborga). Conseguentemente l’Abate affermò di essere indipendere dal clero secolare e di dipendere esclusivamente e direttamente dal Papa (“nullius dioecesis”). Tale circostanza causò peraltro tensioni con il Vescovo di Ventimiglia, che pretendeva di essere la legittima autorità spirituale (potendo in tal modo riscuotere le decime sui raccolti), e provocherà numerosi interventi di diversi Papi a favore delle tesi dell’Abate di Sant’Onorato nel corso del XII secolo.La sovranità spettava all’Abate dell’Abbazia di Sant’Onorato di Lerino, che tuttavia raramente la esercitava. Lo stesso titolo di Principe di Seborga prese ad essere usato soprattutto dal Seicento. Chi di fatto comandava a Seborga era il Podestà, spesso scelto dal Principe-Abate e comunque da quest’ultimo sempre approvato, che aveva come compito principale quello di giudicare quanti erano accusati di aver commesso un crimine sul territorio del Principato. Alle dipendenze del Podestà vi erano due Consoli, che avevano funzioni meramente formali (per esempio, la presidenza del Parlamento dei Capifamiglia o Priori, forse scelti tra i guardiani di Seborga) o comunque modeste (per esempio, riscossione delle decime, denunce di reati, chiusura delle Porte cittadine). Dai Consoli dipendevano infine i Sindaci, che erano incaricati di funzioni burocratico-amministrative e rimanevano in carica per un solo anno. L’Abbazia di Sant’Onorato si occupava principalmente degli affari esteri, mentre gli affari interni erano gestiti dal Podestà, che rispondeva in ogni caso al Principe.

Nel corso dei secoli successivi Seborga fu ripetutamente oggetto di attenzioni da parte della Repubblica di Genova (che dal 1030 aveva nel frattempo inglobato la preesistente Contea di Ventimiglia), la quale tentò più volte di annetterla, irritata per il fatto di avere all’interno del suo territorio un’enclave che sfuggisse al suo controllo politico. Anche nella stessa Seborga sorsero contrasti tra i monaci e gli abitanti locali, che si rifiutavano spesso di pagare le decime sui raccolti già piuttosto scarsi; i monaci furono costretti più volte a chiedere prestiti per potere mantenere il borgo.

Al 1261 risale la stesura degli “Statuti e Regolamenti” per Seborga, operata da Giacomo Costa per volontà del Principe-Abate Bernardo Aiglerio.Il 16 gennaio 1515 Papa Leone X, su richiesta del Principe-Abate Agostino Grimaldi, pose l’Abbazia di Sant’Onorato, dal 1464 sotto regime di commenda, sotto la giurisdizione della Congregazione Benedettina di Montecassino, la quale a sua volta ne affidò il controllo all’Abate dell’Abbazia di Montmajour di Arles.A seguito di alcune annate agricole pessime, la già precaria situazione finanziaria di Seborga peggiorò via via. Anche per cercare di risolvere la situazione, il Principe-Abate Cesare Barcillon decise di appaltare a Bernardino Bareste di Mougins, il 24 Dicembre 1666, la gestione di una nuova zecca per battere monete proprie: i luigini. Seborga chiuse poi la zecca nel 1688, dopo la formale protesta del re di Francia per l’appalto concesso ad un ugonotto di Nimes, un certo Jean D’Abric, accusato di coniare monete false. Il materiale atto alla coniazione delle monete fu poi ceduto nel 1719 dal Podestà di Seborga Giuseppe Antonio Biancheri alla Repubblica di Genova, a parziale rimborso di un precedente debito che i monaci avevano contratto proprio con quest’ultima.
Il diritto alla coniatura delle monete è stato riesercitato in epoca contemporanea dal Principe Giorgio I negli anni 1994-96 e successivamente dal Principe Marcello I, con l’emissione di luigini circolanti e commemorativi.
Ulteriori informazioni in merito al conio dei luigini possono essere trovate alla pagina I luigini.La situazione economico-finanziaria non sembrò perciò migliorare e i monaci iniziarono a meditare di vendere il borgo.


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