Copertina del podcast

Tour fotografici su Roma,Alessio Maffei

  • 32 sec.
  • Santa Maria dei Sette Dolori - Alessio maria maffei

    31 MAG 2017 · La chiesa venne costruita accanto al monastero sui juris delle oblate agostiniane, il cui ordine venne fondato attorno al 1640, da Camilla Virginia Savelli Farnese, duchessa di Latera, su consiglio di sua cugina Giacinta Marescotti[senza fonte]. Il monastero ammetteva alla vita religiosa le giovani di nobile famiglia ma di salute cagionevole: le oblate, infatti, osservavano una regola mitigata, approvata da papa Alessandro VII il 16 giugno 1663. Le oblate tenevano un educandato destinato alle figlie dei nobili decaduti; le suore, inoltre, si dedicavano alla preparazione dei fanciulli alla prima comunione e nel 1951 aprirono un asilo per i bambini di Trastevere. La progettazione dell'edificio fu affidato a Francesco Borromini, che però dovette interrompere i lavori nel 1655 per mancanza di fondi. Il complesso si presenta con una facciata incompiuta in mattoni grezzi, articolata su linee concave e convesse. Il corpo della chiesa, disposto lungo un asse parallelo alla facciata, ne occupa la metà sinistra. Il portone dà accesso ad un vestibolo a pianta centrale dalla pianta centrale mistilinea ispirata ad alcuni ambienti della Villa Adriana a Tivoli. La chiesa ha invece una pianta rettangolare ad angoli smussati, con due piccole rientranze semiellittiche sulla metà a formare un atrofizzato transetto; singolare è la forma dell'altare maggiore, sormontato da due volute. All'interno si segnalano una pala con Sant'Agostino e il mistero della Trinità, opera giovanile di Carlo Maratta e (nel convento) una tela di Marco Benefial.
    2 min. 7 sec.
  • Sant'Eligio degli Orefici - Alessio

    31 MAG 2017 · La chiesa fu costruita dall'Università degli Orefici e Argentieri, accanto al palazzo che ancora oggi è sede del Collegio degli Orefici, tra il 1509 e il 1575, su un iniziale progetto di Raffaello, e portata a termine col contributo di Baldassarre Peruzzi e Aristotele da Sangallo. La chiesa subì diversi rifacimenti a causa delle continue esondazioni del vicino Tevere. La facciata originaria crollò nel 1601 e fu rifatta nel 1620 da Giovanni Maria Bonazzini, completando i disegni di Flaminio Ponzio.
    2 min. 31 sec.
  • San Urbano alla caffarella

    28 MAG 2017 · La chiesa rappresenta una delle migliori opere di epoca romana conservatesi lungo i secoli grazie alla sua trasformazione in luogo di culto cristiano; nondimeno il fatto di essere collocata fuori dalle mura Aureliane, ha permesso più volte la sua profanazione e la spoliazione di opere importanti. Fu adibita a chiesa nel VI secolo sui resti del tempio del II secolo d.C., detto tempio di Bacco, ma consacrato a Cerere e Faustina (moglie di Antonino Pio divinizzata dallo stesso alla sua morte)e dedicato ad Appia Annia Regilla, moglie di Erode Attico, maestro dell'imperatore Marco Aurelio e che qui aveva la sua villa di campagna). La chiesa fu dedicata al sant'Urbano, vescovo e martire, spesso confuso con l'omonimo papa morto anch'esso martire nel 230. Le preesistenti strutture romane sono conservate perfettamente, abbellite da affreschi aggiunti alle pareti interne nell'XI secolo. Abbandonata più volte, fu nuovamente restaurata nel XVII secolo dal cardinale Francesco Barberini, che fece costruire le mura che sorreggono il pronao e, che inglobano le colonne, a causa di una preoccupante crepa che si era venuta a creare nella parte alta della facciata, ancora oggi ben visibile. Avviso sacro del 1760 sul pellegrinaggio alla chiesa di Sant'Urbano. Dopo un lungo periodo di abbandono, per interessamento della famiglia Barberini e ppe Cascioli il 25 maggio 1894, ricorrenza di Sant'Urbano, dopo una lunga processione, avvenne la riconsacrazione della Chiesa, ma dopo alcuni anni di messe celebrate, fu nuovamente dimenticata. Abbandonata definitivamente nel XIX secolo, nel 1962 la chiesa fu annessa ad una proprietà privata adiacente (diventando così sempre meno accessibile), ed abitata da un custode, che aveva trasformato l'antico pronao nella sua casa privata. L'edificio è stato acquistato dal comune di Roma nel 2002 e dato in gestione alla diocesi di Roma, che l'ha riaperto al culto nel 2005 come chiesa rettoria della parrocchiadi San Sebastiano fuori le mura.
    3 min. 42 sec.
  • Santi_Luca_e_Martina_-_Alessio[1]

    1 MAR 2017 · Intitolata inizialmente a Santa Martina, fu fondata nel VII secolo, presumibilmente da Onorio I, al quale si attribuisce anche la fondazione della vicina chiesa di sant'Adriano nella sede della Curia Senatus. Decaduta, restaurata e nuovamente consacrata da Alessandro IV nel 1256, come ricorda la lapide murata nella cappella di destra, la chiesa è attestata nel Catalogo di Cencio Camerario, anche se Martina non è citata tra i santi di cui vi si custodivano le reliquie[1]. Si arriva così al XVI secolo, quando Sisto V, che ha bisogno di spazio per la piazza di Santa Maria Maggiore, fa demolire la chiesa di San Luca dei Pittori. Ma i Pittori sono una corporazione importante e la perdita va compensata. Nel 1588, quindi, una bolla del papa Peretti conferisce all'Accademia di San Luca il patronato sulla chiesa di santa Martina "presso l'Arco di Settimio Severo" e san Luca viene incluso nel titolo della chiesa. Tra il 1592 e il 1618 diversi artisti (Mascherino, Federico Zuccari, Giovanni Baglione) fanno progetti per la ricostruzione della chiesa accademica, ma le opere da fare sono molte, strutturali (murature da rialzare, soffitto e pavimenti da rifare, cripta per i sepolcri degli artisti da scavare e costruire ex novo), e richiedono investimenti rilevanti, che non si possono coprire neppure con la vendita delle antichità rinvenute nei dintorni[2]. Serve un santo in paradiso, o un miracolo come quello avvenuto nel 1624, quando la scoperta delle reliquie di santa Bibiana aveva indotto Urbano VIII Barberini a ricostruirne la chiesa all'Esquilino. Pietro Berrettini da Cortona, artista assai caro ai Barberini, nominato principe dell'Accademia nel 1634, ottiene di costruire qui la sua cappella funebre, "con patto che l'avesse a dotare risarcire ed abbellire a suo gusto a volontà", cioè a proprie spese.  [senza fonte] Berrettini fa il progetto, che comprende anche spazi per i lavori e i depositi dell'Accademia, e comincia a scavare sotto l'altare, dove intende predisporre la tomba di famiglia sotto la confessione, secondo l'uso antico; ed ecco che il 25 ottobre 1634 affiora dallo scavo una cassa con molti resti e una lamina di terracotta con su scritto (ovviamente in latino) "Qui riposano i corpi de' Sacri Martiri Martina Concordio Epifanio con loro Compagno" [3]. Questo evento favorisce il supporto dei Barberini, papa e cardinal nepote; i lavori di ricostruzione procedono sotto la direzione del Cortona. Il Cortona, che davvero considerava questa chiesa sua figlia diletta, oltre a costruire a proprie spese la chiesa sotterranea e a dotarla di arredi preziosi, volle continuare a beneficiarla anche dopo morto, lasciandola per testamento dotata di rendite, i cui cespiti (6.750 scudi) dovevano essere mantenuti al servizio della chiesa.[4] Di queste disposizioni l'Accademia fece redigere un'iscrizione in marmo, sovrastata dal busto dell'artista, che ancor oggi si legge scendendo la scala che va al succorpo. Generosità, la sua, che fu emulata nel tempo da molti altri accademici, principi e no[5].
    3 min. 30 sec.
  • San_Giovanni_Decollato_-_Alessio[1]

    1 MAR 2017 · La chiesa attuale sorge sull'area di un'antica chiesa, Santa Maria de fovea (o della fossa o in petrocia). Essa fu concessa nel 1488 all'Arciconfraternita di San Giovanni decollato, di origine fiorentina, che la fece ricostruire nel 1504. Altri restauri furono eseguiti nel 1727 e nel 1888. Scopo dell'Arciconfraternita era di assistere i condannati a morte, invitarli al pentimento, confortarli sino all'estremo, e seppellirne i cadaveri; essi ridedicarono la chiesa a San Giovanni Battista, patrono di Firenze, ed elessero come festa principale il giorno dedicato alla sua decollazione e morte. La chiesa fu ultimata nel 1588; nel 1600 Clemente VIII ne fece costruire il chiostro, nel quale sono ancora visibili le fosse comuni dei condannati a morte qui sepolti. Esse sono coperte da chiusini in marmo sui quali è scritto: “Domine, cum veneris iudicare, noli me condemnare” (Signore, quando verrai a giudicare, non condannarmi) . La chiesa è a navata unica con tre nicchie per lato, ed è affrescata da artisti toscani del XVI secolo con figure di santi; fra questi, ricordiamo Jacopino del Conte e Francesco Salviati. Nella camera storica dell'Arciconfraternita sono conservati numerosi cimeli relativi all'attività della medesima: tra le altre cose, il cesto che raccoglieva la testa dei giustiziati, l'inginocchiatoio sul quale Beatrice Cenci recitò l'ultima sua preghiera, le barelle sulle quali i confratelli trasportavano i resti dei condannati a morte.
    4 min. 5 sec.
  • Casino Borghese - Alessio Maria Maffei

    27 DIC 2016 · nucleo della tenuta era già di proprietà dei Borghese nel 1580, sul sito del quale è stata identificata anche la posizione dei giardini di Lucullo (o horti luculliani). Il possedimento fu ampliato con una serie di acquisti e acquisizioni dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V e futuro patrono di Gianlorenzo Bernini, con l'intento di crearvi una "villa di delizie" e il più vasto giardino costruito a Roma dall'antichità. Nel 1606 la realizzazione degli edifici fu affidata dal cardinale agli architetti Flaminio Ponzio e, dopo la morte del predecessore, a Giovanni Vasanzio (Jan van Santen); gli architetti furono affiancati dal giardiniere Domenico Savini da Montelpulciano e dall'intervento anche altri artisti, quali Pietro e Gianlorenzo Bernini. La villa era completata nel 1633. Nel 1766 lavori di trasformazione furono intrapresi dal principe Marcantonio IV Borghese (1730-1809), nel "Casino nobile" (ora sede della Galleria Borghese) e nel "Casino dei giuochi d'acqua" (attuale "Aranciera" e sede del Museo Carlo Bilotti), e soprattutto nel parco, con la sistemazione del "Giardino del lago", ad opera degli architetti Antonio Asprucci ed il figlio Mario. Tutto il giardino venne ornato di fontane e piccole fabbriche che permettevano di godere di scorci prospettici suggestivi. Agli inizi del XIX secolo la villa venne ulteriormente ampliata da Camillo Borghese con l'acquisto di terreni verso porta del Popolo e porta Pinciana, che furono integrati alla villa con l'intervento dell'architetto Luigi Canina. Nel corso del secolo gran parte del precedente giardino formale fu trasformato in giardino di paesaggio di gusto inglese. Durante tutto il secolo i giardini furono aperti per il passeggio festivo e vi erano ospitate feste popolari con canti e balli. Il complesso - caso unico tra le grandi ville patrizie della città, i cui parchi furono tutti assoggettati a lottizzazione, e anche le ville raramente salvate - fu acquistato dallo Stato italiano nel 1901 e ceduto al comune di Roma nel 1903 per essere stabilmente aperto al pubblico, proprio mentre iniziava la lottizzazione della confinante Villa Ludovisi sui cui terreni stava sorgendo l'omonimo quartiere. La villa fu acquistata per 3 milioni di lire dell'epoca (equivalenti a circa 10 milioni di euro attuali), e denominata ufficialmente "Villa comunale Umberto I già Borghese". I romani non smisero mai di chiamarla villa Borghese. Descrizione[modifica | modifica wikitesto] Il grande parco contiene diversi edifici ed ha 9 ingressi: tra i più frequentati quello di porta Pinciana, quello dalla scalinata di Trinità dei Monti, quello dalle rampe del Pincio a piazza del Popolo e l'ingresso monumentale di piazzale Flaminio. Il "giardino del Pincio" (corrispondente al colle Pincio), nella parte sud del parco, offre un noto panorama su Roma. L'edificio della villa ("villa Borghese Pinciana"), oggi sede della Galleria Borghese, fu costruita dall'architetto Flaminio Ponzio, che sviluppò gli schizzi di Scipione Borghese. Alla morte di Ponzio, i lavori furono terminati dal fiammingo Giovanni Vasanzio. L'edificio fu destinato da Camillo Borghese a contenere le sculture di Bernini, tra cui il David e Apollo e Dafne, e di Antonio Canova (Paolina Borghese) nonché le pitture di Tiziano, Raffaello e del Caravaggio. Contigua a villa Borghese, ma oggi fuori dal perimetro vero e proprio del parco, ai piedi del colle, è villa Giulia, costruita nel 1551 - 1555 come residenza estiva per papa Giulio III, che ora ospita il Museo nazionale etrusco. Era legata a villa Borghese anche villa Medici, sede dell'Accademia francese a Roma. Altri edifici sparsi nei giardini di villa Borghese, su viale delle Belle Arti, sono stati edificati in occasione della Esposizione internazionale tenutasi a Roma nel 1911 per festeggiare il primo cinquantenario dell'Unità d'Italia. La Galleria nazionale d'arte moderna risale a questo periodo. La villa ospita anche lo zoo di Roma trasformato recentemente in Bioparco ed il Museo civico di zoologia, mentre la "Casina delle Rose" è oggi la sede della Casa del Cinema. Nei pressi di quest'ultima si trova il Cinema dei Piccoli, la sala cinematografica più piccola al mondo.
    2 min. 3 sec.
  • Palazzo della Consulta - Alessio Maria Maffei

    27 DIC 2016 · Sorge sui resti del settore settentrionale delle Terme di Costantino, sulla pendice meridionale del Quirinale, in sostituzione di un precedente edificio eretto sotto Sisto V dal cardinale Ferrero da Vercelli, per ospitarvi la Sacra Congregazione della Consulta. Sarà ampliato poi da papa Paolo V agli inizi del XVII secolo. L'edificio, finito di costruire nel 1737 sotto la direzione dell'architetto Ferdinando Fuga, su commissione di Papa Clemente XII, perché potesse ospitare sia la sede della segreteria della Sacra Congregazione della Consulta (il Consiglio di Stato Pontificio) e della Segnatura dei Brevi, sia il corpo dei Cavalleggeri e quello delle Corazze (poi Guardia Nobile). Tra il 1798 e il 1814 il palazzo fu sede della Prefettura di Roma; nel 1849, durante la Repubblica Romana, fu sede del Governo del triumvirato di Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi. Dopo l'annessione di Roma, dal 1871 al 1874, vi risiedette il principe ereditario Umberto I con sua moglie Margherita di Savoia. Tra il 1874 e il 1922 vi ebbe sede il Ministero degli Affari Esteri e, dal 1924 al 1953 fu sede del Ministero delle Colonie. Dal 1955 è sede della Corte costituzionale
    2 min. 45 sec.
  • Palazzo Baldassini - Alessio

    26 NOV 2016 · Nei racconti di Alessio Maria Maffei oggi entra anche: Palazzo Baldassini a Roma, anche questo palazzo entra nei tour di Viaggio e Vedo, l'agenzia di Radio Vacanze. È un'opera di Antonio da Sangallo il Giovane del 1516-1519, edificata per volere del giurista Melchiorre Baldassini, uomo dai molti incarichi nella cancelleria apostolica. La struttura si imposta intorno ad un cortile di forma quadrilatera che si sviluppa in altezza con una loggia a due piani con paraste tuscaniche al primo livello e ioniche al secondo. In facciata, al piano terreno, finestre con grate sostituiscono le botteghe. Al piano nobile una fascia ornamentale fa da cornice e da davanzale per le finestre. Il portale, che spicca plasticamente sulla severa facciata, è affiancato da semicolonne doriche che sostengono una trabeazione. L'interno era decorato con affreschi attribuiti ad allievi di Raffaello. In particolare il pian terreno conserva una volta affrescata a grottesche di Giovanni da Udine (1517-1519) e al primo piano restano frammenti di un grande ciclo di affreschi di Perin del Vaga, in particolare Filosofi, Figure allegoriche e un fregio con Episodi di storia antica, animali fantastici e putti. Una parte di questo fregio venne staccata e asportata: ad esempio le scene di Tarquinio Prisco fonda il tempio di Giove in Campidoglio e della Giustizia di Seleuco sono oggi agli Uffizi di Firenze. Al piano nobile si trovano anche una serie di scene mitologiche affrescate da Giovanni da Udine
    3 min. 1 sec.
  • Villino Gamberini - di Alessio Maria Maffei

    29 OTT 2016 · Villino Gamberini raccontato da Alessio Maria Maffei
    2 min. 5 sec.

Questi tour della città eterna, Roma. Gianluigi Leoni,con la voce di Alessio Maria Maffei, ha voluto raccontare cosa è possibile vedere in 3 ore di tour accompagnato. Con un nostro...

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Questi tour della città eterna, Roma.
Gianluigi Leoni,con la voce di Alessio Maria Maffei, ha voluto raccontare cosa è possibile vedere in 3 ore di tour accompagnato.
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