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Shalabayeva, Cortese: «Io, ingiustamente condannato, la mia carriera merita rispetto» A Perugia le dichiarazioni spontanee dell’ex questore di Palermo: mai tradita la Costituzione di En.Ber. «L’unico stato d’animo che intendo...
mostra di piùA Perugia le dichiarazioni spontanee dell’ex questore di Palermo: mai tradita la Costituzione
di En.Ber.
«L’unico stato d’animo che intendo portare all’attenzione della Corte è quello suscitato in me dall’affermazione della sentenza con la quale avrei tradito un giuramento di falso sulla Costituzione». Lo ha detto il superpoliziotto Renato Cortese, sotto processo a Perugia con l’accusa di aver sequestrato Alma Shalabayeva nel 2013. L’ex questore di Palermo, che nella sua lunga carriera ha portato in carcere latitanti pericolosi di Cosa nostra come Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca, responsabile dell’«attentatuni» nel quale vennero assassinati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, ha detto, riferendosi alla sentenza di primo grado: «Tutte le sentenze meritano rispetto e io rispetto anche la sentenza che, seppur ingiustamente, mi ha condannato. Però credo che tutta la mia vita e la mia carriera, forse, avrebbe meritato un minimo di rispetto».
Foto: Fabrizio Troccoli
Shalabayeva: per la prima volta parlano i superpoliziotti Cortese e Improta
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Enzo BerettaShalabayeva, Cortese: «Io, ingiustamente condannato, la mia carriera merita rispetto» A Perugia le dichiarazioni spontanee dell’ex questore di Palermo: mai tradita la Costituzione di En.Ber. «L’unico stato d’animo che intendo...
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di En.Ber.
«L’unico stato d’animo che intendo portare all’attenzione della Corte è quello suscitato in me dall’affermazione della sentenza con la quale avrei tradito un giuramento di falso sulla Costituzione». Lo ha detto il superpoliziotto Renato Cortese, sotto processo a Perugia con l’accusa di aver sequestrato Alma Shalabayeva nel 2013. L’ex questore di Palermo, che nella sua lunga carriera ha portato in carcere latitanti pericolosi di Cosa nostra come Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca, responsabile dell’«attentatuni» nel quale vennero assassinati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, ha detto, riferendosi alla sentenza di primo grado: «Tutte le sentenze meritano rispetto e io rispetto anche la sentenza che, seppur ingiustamente, mi ha condannato. Però credo che tutta la mia vita e la mia carriera, forse, avrebbe meritato un minimo di rispetto».
Foto: Fabrizio Troccoli
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Autore | Enzo Beretta |
Organizzazione | Enzo Beretta |
Categorie | Cronaca nera |
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