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La società è un dovere conoscerla ed è un diritto viverla.
Politica, dinamiche economiche, questioni giuridiche e cultura ne sono elementi essenziali.
In una sola parola #COLTURAZIONE
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In una sola parola #COLTURAZIONE
12 FEB 2022 · READY?
Il podcast Colturazione.
8 MAR 2022 · Il 27 dicembre 1947 il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, a seguito della deliberazione dell’Assemblea Costituente avvenuta nella seduta del 22 dicembre 1947, promulgò la Carta fondamentale e da qui iniziò, per l’Italia intera, un’altra pagina di storia.
I principi fondamentali della Costituzione italiana sono, sostanzialmente, i primi dodici articoli che precedono altre due parti nonché le 18 disposizioni transitorie e finali.
Questi principi sono la base solida della struttura repubblicana del nostro Paese; in essi sono enunciati l’eguaglianza, la democraticità, il pluralismo, il laicismo, l’indivisibilità dello Stato, il riconoscimento delle regole internazionali, il diritto al lavoro e i diritti inviolabili della persona umana.
In ultimo, ma primo per significato simbolico, il nostro tricolore: una bandiera a tre bande verticali di eguali dimensioni. Verde, bianco e rosso.
Da qui si parte.
16 MAR 2022 · Aldo Moro nasce nel 1916 a Maglie, in provincia di Lecce, e muore, probabilmente, a Roma nel 1978.
Padre costituente, docente universitario e fondatore della democrazia cristiana.
Più volte ministro della Repubblica italiana e presidente del Consiglio dei Ministri.
Nel 1978 fu rapito e ucciso dalle Brigate rosse.
La massima celebre che più si collega alla sua esistenza ed al come egli morì è “La vera libertà si vive faticosamente tra continue insidie”.
È stato uno dei più importanti politici della Repubblica. Fu infatti membro della Commissione dei 75; qui contribuì a scrivere la Costituzione italiana ancora in vigore oggi.
Aldo Moro ha vissuto la sua storia istituzionale incarnando il messaggio della carità politica nel senso più alto del valore ponendo al centro del suo pensiero e della sua azione la tutela della persona umana quale fine primario ed ultimo della politica stessa.
13 APR 2022 · Cina verso il made in Italy o vale il contrario?
Potrebbe essere un paradosso se non fosse che la Cina di oggi è il frutto degli investimenti sfrenati di buona parte del mondo occidentale.
Tra questi l’Italia che per oltre vent’anni ha consolidato rapporti di interscambio volti, da una parte, allo spostamento di diverse produzioni (abbigliamento e oggettistica di vario genere in primis), dall’altra parte, alla reintroduzione del prodotto stesso a bassi costi per gli italiani che, grazie alla qualità di spesa euro, hanno potuto comprare più di quel che il potere d’acquisto nazionale consentisse loro rispetto agli stessi prodotti rimasti nella filiera interna.
L’OEC (observatory of economic complexity) fissa, su base triennale, alcuni dati da considerare per comprendere di più:
-la Cina ha una complessità sistemico/economica graduata a 1.01 risultando così il 29esimo Paese al mondo su 146;
-l’Italia, invece, è al 17esimo posto per grado di complessità economica con indice fissato a 1.36.
A diversa struttura di mercato corrisponde, quindi, un diverso approccio sia normativo che politico.
Cosa che si traduce in una sorta di polarizzazione delle garanzie di mercato: controlli eterogenei e diffusi contrapposti a controlli graduali e, in futuro, crescenti.
Sempre in base ai dati OEC, quindi, tra i primi 5 Paesi al mondo verso cui la Cina esporta maggiormente, non c’è l’Italia. Al primo posto gli Stati uniti d’America e successivamente Hong Kong, Giappone, Sud Corea e Germania. Invece per quanto riguarda le importazioni la classifica, quasi si ribalta, essendoci al primo posto Sud Corea, poi Giappone, Australia, Germania e Stati Uniti d’America.
La posizione del nostro Paese, al contrario, vede tra i primi 5 Paesi verso cui maggiormente si esporta la Germania al primo posto ed a seguire Francia, Stat Uniti d’America, Regno Unito e Spagna.
È invece nella classifica delle importazioni che si registrano in ordine decrescente: Germania, Francia, Cina, Spagna e Olanda.
Paesi, quest’ultimi (tranne Spagna e Francia) da cui l’Italia tra l’altro importa più di quanto esporta.
Per l’effetto c’è da dire che la bilancia italiana non è in equilibrio.
Resta una domanda a cui dare risposta: “si esporta più ricchezza di quanta non torni indietro”?
Nel bilateralismo Cina-Italia il dato è certo.
E allora, il made in Italy rischia un cortocircuito. Ammesso che, latentemente, non sia già avvenuto.
La società è un dovere conoscerla ed è un diritto viverla.
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Informazioni
Autore | Angelo Lucarella |
Organizzazione | Angelo Lucarella |
Categorie | Politica |
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