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“Nella vita di ognuno arriva prima o poi quel momento in cui siamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha sempre voluto bene. Di...
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“Nella vita di ognuno arriva prima o poi quel momento in cui
siamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha sempre
voluto bene. Di certo non sono io quella che si sostituisce a loro, non ne ho né tempo né voglia e poi
chi vi conosce, ma con questo podcast vorrei trovare una soluzione salvifica che ovvia al problema
di dover tediare amici e parenti. I libri sono un mezzo incredibile se usati con criterio: possono
risollevare gli animi, gettare nello sconforto, accendere l’adrenalina, rispondere a domande che
neanche sapevamo di avere e farcene di nuove (mannaggia), ci danno un La, ci divertono, ci
riportano indietro nel tempo e un sacco di altre cose belle (ma pure brutte). Eccallà, la soluzione:
vorrei semplicemente dare un’idea, un perché sì (un perché no), una situazione in cui leggere quel
determinato libro può essere una finestra per un dialogo con sé stessi invece che sfrantumare in
mille minuscoli pezzi le gonadi degli altri, oppure convincervi che se le cose vanno alla grande
perché dovete andare a pescare libri motivazionali – in caso contrario la responsabilità non è mia.
Roba breve, senza pretese, ma soprattutto senza volermi spacciare per una critica d’alto rango;
quando veniva distribuita l’abilità letteraria io ero in fila da lampredottaro: sono venuta su con
qualche disagio nell’eleganza, ma com’era bòno quel panino.”
mostra meno
siamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha sempre
voluto bene. Di certo non sono io quella che si sostituisce a loro, non ne ho né tempo né voglia e poi
chi vi conosce, ma con questo podcast vorrei trovare una soluzione salvifica che ovvia al problema
di dover tediare amici e parenti. I libri sono un mezzo incredibile se usati con criterio: possono
risollevare gli animi, gettare nello sconforto, accendere l’adrenalina, rispondere a domande che
neanche sapevamo di avere e farcene di nuove (mannaggia), ci danno un La, ci divertono, ci
riportano indietro nel tempo e un sacco di altre cose belle (ma pure brutte). Eccallà, la soluzione:
vorrei semplicemente dare un’idea, un perché sì (un perché no), una situazione in cui leggere quel
determinato libro può essere una finestra per un dialogo con sé stessi invece che sfrantumare in
mille minuscoli pezzi le gonadi degli altri, oppure convincervi che se le cose vanno alla grande
perché dovete andare a pescare libri motivazionali – in caso contrario la responsabilità non è mia.
Roba breve, senza pretese, ma soprattutto senza volermi spacciare per una critica d’alto rango;
quando veniva distribuita l’abilità letteraria io ero in fila da lampredottaro: sono venuta su con
qualche disagio nell’eleganza, ma com’era bòno quel panino.”
LE RECENSIONI IGNORANTI
LE RECENSIONI IGNORANTI
19 AGO 2024 · È tutta una questione di tempo: esserci, non esserci. Esserci con la paura di non esserci più. Di sapere che il mondo va avanti anche senza di noi. Pensare alla vita di chi rimane senza di noi, in particolare quella di chi consapevolmente ci aveva scelto, è un giochino m4c4bro che abbiamo almeno una volta fatto quasi tutti (almeno io l’ho pensato): e che farebbero? È credibile che andrebbero avanti, non è che possono stare a rimpiangere per la vita i bei tempi andati. Però, ecco, la questione che ci tocca più da vicino, nel quotidiano, è «E se un giorno scegliesse di andare avanti senza di me, di fatto precludendomi di esistere nel presente nella sua vita?»: quindi diventerebbe un dilemma legato ad una scelta, che a sua volta sarebbe legata allo scorrere del tempo e alla diversa combinazione delle persone che siamo diventate rispetto a prima. A noi interessa? No, a noi del tempo ce ne frega quando ci pare. Perché per quanto le relazioni costituiscano il primo importante tassello nella vita di una persona, la nostra considerazione di noi è profondamente così alta (e non c’entra con l’autostima) che l’idea di essere scartati peserebbe tanto quanto l’idea di non esistere più per una fatalità; e quindi tutto torna a noi, e solo a noi. Ai “non so perché ma ti amo”, al ciclopico senso di importanza che ci dà l’avere qualcosa di speciale con qualcuno, alla pretesa di averlo a tutti i costi - fosse anche ingoiare rospi - al fatto che no, non può essere che sia finito l’amore perché non sono stata IO che l’ho sentito e fatto finire. Per arrivare al tema musicale costituito da There is a light that never goes out, che personalmente ho sempre trovato una canzone così lucidamente folle - e viceversa - che non poteva che fare da contorno in questa storia: finire insieme per appartenersi per sempre. Egoisticamente umano. Un tipo ha recensito questo libro dicendo in maniera abbastanza forbita che era troppo triste (parafraso perché non ricordo): beh, in quanto a mestizia, in tono altrettanto aulico, va in c**o a parecchi, ma cos’altro dovevamo aspettarci? Basil l’investigatopo? Le avventure di Bianca e Bernie?
12 AGO 2024 · Purtroppo di Refrigeri non possiamo dire in nomen omen perché non rappresenta sicuramente una garanzia per il raffrescamento dell’aria. Una volta giocatami questa battuta di spirito vado avanti. Il suo romanzo - che, ammetto, ho iniziato con qualche riserva seppur immotivata - si è rivelato davvero brillante, e diciamolo: si gode a leggere i capolavori conclamati, ma si gode ancora di più di queste sorprese. Praticamente, Cesare Beccaria viene chiamato a Milano a risolvere il caso di una Bestia che sta facendo una carn3ficina tra la popolazione. Hanno tutti perso la testa perché questo n3m1co potrebbe essere ovunque, potrebbe circondarli potrebbero essere molti, potrebbe essere colpa dei circensi, potrebbe essere colpa di chiunque, e nonostante la chiamata dell’illuminista continuano a fare del panico la loro massima guida. Questo romanzo basato su una storia vera racconta di come da sempre l’impeto della paura prevalga sulla ragione, sradicando la giustizia dal suo senso più alto e relegandola a imposizione di una pena, a vendetta più bieca. La giustizia è un’ideale bellissimo, ma si trova a scontrarsi con la religione e con l’essere umano, che di sé stesso e del credo rimane vittima e manipolatore. Quale differenza c’è tra i comizi del 1792 e le notizie enfatizzate, ritoccate, mal raccontate dei media oggi? Quale differenza c’è tra un contadino che imbraccia un fuc1le per la prima volta e un popolo che pensa di poter esprimere ogni idea su un social network? Entrambi agiscono gridando alla libertà, da un giogo e di espressione, ma quanto possiamo parlarne se poi ne vengono fatte le spese in maniera vi0l3nta e discr1min4toria?
6 AGO 2024 · Un giorno in che senso? Nel senso di un giorno: il 15 luglio? Nel senso di Forse un giorno? Un giorno nel futuro allora Emma e Dexter. Stai lì a guardarli mentre si pensano da lontano, mentre si vorrebbero raccontare la vita, le giornate e fra sé e sé si confessano innamorati e dici Ma perché non ve lo dite. Perché funziona così, quando una cosa è troppo bella l’idea di modificarla è terrificante, ma cosa ma ormai siamo amici da una vita ma figurati se. E quindi accontentarsi diventa meglio perché si sta bene comunque ma si prendono due strade separate, ci si perde anche di vista ma ci si pensa lo stesso: tutto delle strade, dei discorsi, ti ricorda l’altra persona. Un giorno nel futuro Emma e Dexter, Dexter e Emma - così ovvio per tutti, ma così divertente che poi ci si dimentica del dubbio e si passa oltre, alla prossima relazione, al prossimo lavoro, alla prossima vita, anche se quella lucina in fondo rimane sempre a puntarti gli occhi e ti acceca perché esiste. Un giorno per diciannove anni, Emma e Dexter si incontrano e si perdono, sembra che sia tutto l’anno, tutta la vita, ti arrabbi perché li vorresti insieme da subito, perché il romanzo è tipo la vita vera, che prima di sminchiare qualcosa ti tieni il bello della complicità che c’è. Non ci si pensa che poi magari è tardi, ma pentirsi in futuro non è come pentirsi ora, e lasciamo correre: carpe diem esiste solo nelle storie degli altri, nel frattempo un giorno forse.
16 GIU 2024 · Ho sempre passato il tempo pensando a quello che mi mancava. Ma che dico…passo il tempo pensando a quello che mi manca. Quello che mi manca come persona, quello di cui penso di aver bisogno. Questo graphic novel l’ho comprato al Salone del libro e l’ho lasciato nella mia libreria a parlarsi con gli altri, fino al momento in cui ho capito che VOLEVO leggerlo. Riguardando i miei ultimi quattro anni vedo un’onda che si alza e si abbassa, vedo una me che reagisce e una me che si chiude a riccio lasciando tutti fuori. Vedo una me che si riprende i suoi spazi (ci prova) e poi li riperde nel caos della quotidianità, perché le priorità erano altre. Giacomo Keison Bevilacqua ha messo nero su bianco la sua esperienza, e non esiste niente di più prezioso al mondo: del resto quando dobbiamo fare un viaggio chiediamo consigli a chi c’è già stato, e perché non dovremmo fare lo stesso con altre tematiche che ci riguardano non tanto da vicino, quanto da dentro? Riguardando questi ultimi quattro anni, ho smesso per lunghi periodi di credere alla felicità, ho aspettato che ogni giorno si presentasse il pensiero intrusivo quotidiano finendo per crearlo, ho smesso di pensare che sarebbe arrivato un momento in cui sarei stata bene, ho finito per non uscire più, non confrontarmi più, ho iniziato ad avere delle ossessioni e degli atteggiamenti compulsivi che manovravano ogni mio gesto. Ci sono stati momenti in cui ascoltavo il mio corpo come se mi stesse tradendo. La prima volta che un amico mi ha tranquillizzato sulla respirazione era il 2020: gli dicevo che non riuscivo a respirare bene, che il fiato si bloccava, che avevo il fiatane e non riuscivo a soddisfare il mio bisogno di inspirazione. Mi ha risposto che il diaframma è un muscolo, e come tutti i muscoli con l’ansia si irrigidiscono e mi consigliò degli esercizi per sbloccarlo (grazie Alessandro). Però una volta capito questo sono iniziate altre sensazioni: le extrasistole, i giramenti di testa e altre cose poco piacevoli alle quali davo un peso enorme. Il mio medico mi ha chiesto se soffrissi di ansia e attacchi di panico. Ritrovo tanto di me in questo graphic novel, che non mi avrà risolto la vita, ma che si costituisce come un tassello che posso riprendere sotto mano ogni volta che vorrò e avrò bisogno (alcuni esercizi ho già iniziato a metterli in pratica). Negli ultimi quattro anni ho dato così tanta importanza a ciò che non ho e che ho perso, che l’unica cosa che realmente ho perso ero io, la mia curiosità, la mia luce, le mie risate sgangherate (un po’ le ha portate via la nonna quando se n’è andata), e pure ho perso di vista tutte le cose belle che mi sono successe e che ho creato, quindi adesso ne elencherò alcune in ordine sparso solo per la gioia di scriverle: sono tornata dallo psicologo, sono stata vicino ad una persona che mi ha cresciuto e che ho potuto festeggiare letteralmente fino al suo ultimo giorno, ho comprato casa, ho ripreso a frequentare i miei amici, ho accettato la fine di una relazione che non poteva funzionare, ho creato questo podcast con l’aiuto di persone meravigliose, ho avuto un nuovo ruolo a lavoro, l’altro giorno ho fatto una risata fortissima, ho deciso di andare al parco nel mio giorno libero, mi sono trasferita, ho ritrovato persone che non sentivo da anni, ho conosciuto persone che mi hanno arricchito. La strada è ancora lunghissima, ad esempio non diventare l’etichetta che mi viene affibbiata dalle altre persone, non caricarmi di ciò che gli altri pensano che io sia, volermi bene (che retorica, ma che verità), perché ha ragione il mio psicologo: quando non rimane nessuno, rimango io. La strada è ancora lunghissima e io ho una paura cane dei momenti che saranno di nuovo oscuri, ma pensare che potrò avere la consapevolezza di rendere questo buio meno buio, arredarlo e poi uscirne, mi tranquillizza. Speriamo bene, con fiducia.
My mind is open wide And now I’m ready to start.
20 MAG 2024 · Conosco una persona il cui cuore è solo un’ombra, che vive in apnea e digerisce male. È una persona a cui voglio molto bene, il cui cuore so essere stato pulsante: adesso sono io che provo ad essere il suo cuore, perché mi innalzo con superbia a volerne interpretare la parte. Il muscolo incaricato di amministrare le relazioni non funziona come dovrebbe, si è annichilito e poi è sparito e in questo modo lascia tutto in freeze; si lascia guardare, studiare, si lascia sgridare a colpi d’ira, forse a volte vuole capire e ricordare è ciò che spera lo riaccenda - con nessun risultato. Forse a volte capisce che una scomparsa è l’unica via possibile per una ricreazione, ma se ci si sofferma troppo il cuore mancante corre veloce verso i pensieri facili: la memoria, appunto. Il cuore continua a non esistere perché esistere con difficoltà è più complesso che non esistere proprio, come tutti gli ostacoli che si frappongono fra noi e il futuro. Stare nel passato non si può, e ciò che verrà è incerto, quindi rimaniamo fermi, magari aspettando di essere salvati ma probabilmente ancora di più aspettando di scomparire del tutto. Il paradosso è che la scomparsa vibra nelle persone che la vivono indirettamente e a questo non c’è soluzione senza che si sgretolino piano anche loro, perdendo il cuore che hanno provato a prestare e che non hanno saputo come rimpiazzare - protagoniste di una storia in cui sono capitate loro malgrado.
30 APR 2024 · Perdonatemi se non sarò all’altezza di un argomento così, perché è spinoso, perché si attacca alla quotidianità di ognunə di noi, perché graffia la nostra superficie e lacera la tranquillità in cui vorremmo vivere. Oppure distrugge il benessere emotivo nato da una colpa “in seconda”: sì, potrei fare qualcosa ma finché chi sta meglio di me non lo farà, è inutile che mi muova. Parlare di cambiamento climatico è noioso, ripetitivo, ci diciamo sempre che abbiamo superato il limite; quindi perché darsi tanta pena? Ma che significa darsi pena? Cosa significa sacrificio nella nostra società? Per la regola del più abbiamo e più vogliamo, ogni cosa che siamo chiamati a togliere diventa un sacrificio pure se non è essenziale per la nostra sopravvivenza, e la nostra poca vocazione al sacrificio poi va a gravare sulla sopravvivenza di chi il nostro privilegio non lo ha. E ci interessa? Prevalentemente no, finché non saremo noi quelli a rischio sopravvivenza. Che la Terra fosse un gioiello da preservare e curare lo capirono gli astronauti dell’Apollo 11 quando la videro dalla luna: una palla sospesa nel vuoto, brillante nel buio totale. Siamo nel pieno di una crisi ambientale e ancora facciamo i confronti con i decenni passati senza considerare i progressi industriali e dei nostri stili di vita. Proviamo a raccontarci che non è ancora tutto perduto, qualcuno che non saremo noi a vivere la vera Apocalisse, ringraziando di essere morto per quando avverranno cataclismi ben peggiori di quelli che viviamo adesso. Ma la verità è che ne siamo tutti consapevoli, ma troppo vigliacchi per cambiare il nostro stile di vita fatto di diversi viaggi in aereo all’anno, di braciate, di allevamenti intensivi, di ordini online che devono arrivare nell’arco di 24 ore, di moda a basso costo. Ma Foer tutto questo lo dice con la freddezza di chi fa ancora parte dei consapevoli colpevoli; ci dice che nessunə è un eroe capace di quasi azzerare il proprio impatto ambientale, ma in ogni battaglia c’è bisogno della partecipazione di tuttə e il modo più facile per prendere una posizione a favore dell’ambiente è ridurre drasticamente il consumo di prodotti di origine animale. Io, grande consumatrice di Kinder pinguì, continuerò a concedermeli quando mi andranno, seppur limitandone l’acquisto. Percepirò il cambiamento in maniera tangibile? No. Supporterò qualcuno a farlo? Sì. Siamo d’esempio per lə altrə, e non smettiamo di farci ispirare.
11 APR 2024 · No, non oserei mai. Figurati. Ho pianto mentre ridevo, o meglio, ho riso mentre piangevo. Le due cose sono un po’ diverse anche se cambia solo l’ordine degli addendi. Apparentemente uguale, se Camillo ha 5 mele e poi ne compra altre 3, oppure ha 3 mele e poi ne compra altre 5, sono sempre 8. Ma è il bisogno delle mele che cambia, non so se mi spiego: al secondo Camillo tre mele non bastano proprio, tant’è che ne compra non altre 3, ma 5, ed evidentemente io avevo più bisogno di piangere fiumi di lacrime. Spero di essere stata chiara. Al di là delle vignette riderecce sulla difficoltà di condividere le emozioni, soprattutto se ne nella società sei chiamato a rappresentare la figura statuaria dell’uomo™️, la gestione delle emozioni è qualcosa che finché non ti trovi in un burrone pensi che sia una fanfaronata da femmine e pure da femmine senza self empowerment (aggiungo io). Gestire le emozioni, arrabbiarsi con criterio, soffrire guardando al futuro son quelle cose da compito a casa che non trovano applicazione nella realtà: complicare i comportamenti - invece - fa parte della realtà. In questo graphic novel si intrecciano la vita reale, la vita immaginata, la vita temuta, le relazioni reali, immaginate, temute; un invito a guardare dentro sé stessi per imparare a rapportarsi con gli altri, un piccolo diamante per ritrovare le grosse piattaforme salvagenti sparse nell’oceano dei dubbi e delle insicurezze, frasi che sembrano fatte, pensieri che sembrano banali ma che fanno rifiorire, il tutto tra un molto virile e poco collaborativo Batman e una molto fiscale e poco inclusiva Queer police. Tutto racchiudibile in una metafora che ho amato: sta meglio chi ca*a o chi sta a guardare?
L'ottimismo è il profumo della vita - MORIREMO TUTTI, MA NON OGGI di Emily Austin (Blackie Edizioni)
27 MAR 2024 · Sono quel tipo di persona che per aprire questo libro - e per scrivere queste parole - ha dovuto fare un difficile passo: per prima cosa ho paura di stuzzicare il destino e poi sapevo che mi sarei imbattuta in una personalità molto familiare. Tante volte da piccola, ma anche adesso, penso alla fine del mondo e penso alle bare che volteggiano nell’universo - penso alla fine di tutto. Tipo anche “che ne sarà dei libri” o anche “ma le persone che conosco adesso le ritroverò in un’altra vira” “esiste un’altra vita. Sono quel tipo di persona che prima di pensare al proprio stato emotivo pensa a risollevare e preservare quello altrui, sono una tartaruga che ritira testa e gambe nel suo guscio ma che silenziosa osserva il mondo. O almeno credo. A tanta gente dire di essere così suonerebbe strano, perché una vera azione positiva verso gli altri non c’è mai, c’è sempre, boh, la speranza, la parola, un abbraccio nella testa e un’infinita tristezza quando vedo dell’infelicità. I gesti gentili nei miei confronti mi fanno piangere, le parole gentili nei miei confronti mi fanno piangere. L’altro giorno ho scritto alla mia libraia che forse non sarei andata ad un incontro perché avevo passato una pessima notte - e una pessima mattina: se qualcuno fosse rimasto senza posto, che cedesse pure il mio di fronte alla certezza di un’occupazione. Mi ha risposto dicendo “per te un posto ci sarà sempre” e io ho pianto ancora di più, in macchina da sola e in coda per entrare a lavoro, perché dare valore allo spazio che una persona occupa la avvolge di un bene e di una consapevolezza di esistenza che non sempre è limpida. Questo è un po’ il punto di questa storia: dare e ricevere conferma del valore del nostro spazio occupato; non tanto scegliendo la felicità come suggeriscono frasi instagrammabili di persone che hanno fortemente voluto la felicità attraendola - la felicità non sempre è una scelta - ma ascoltando e riconoscendo le nostre azioni nel mucchio di tutta la discarica di pensieri che abbiamo nel cervello, lasciandoci ascoltare da chi vuole farlo e accettando con serenità che sì, anche noi siamo importanti per qualcuno. Non è vero che si riparte sempre da noi stessi e da noi da soli. Delle volte si riparte dagli altri e dalle mani che ci vengono tese in aiuto.
«Ecco, te lo ricordi quel vuoto assoluto tutto intorno? E la paura - il terrore - che un posto per te forse nel mondo non esiste?» «Be’, bada bene ora, io sono un difensore dell’inalienabile diritto alla lagna, eh. E toglierei i diritti civili a chi ti caca il cazzo con i vari “c’è chi sta peggio”. Però ecco… Magari ricordare la strada che hai fatto per arrivare a questo punto…ti aiuta a camminare col cuore più leggero» Zerocalcare, Chiccazzomelaffattofa’
15 MAR 2024 · Benevolenza cosmica è la parafrasi poetica di “serie inspiegabilmente lunga di floridi eventi”. È il cosmo che ti mette una mano sulla testa e te le fa andare tutte bene e se una deve fartela andare così così o al massimo maluccio, allora ti rende indietro una fortuna triplamente più rigogliosa. Chi non desidererebbe per qualche tempo avere una serie di fortunati eventi? Ma perché ho il sospetto che l’abitudine alla nostra realtà non ci farebbe godere una sega, ma anzi, ci lascerebbe diffidenti verso cotanta buona ventura? Forse per quell’incontrastabile verità cantata da Mago Merlino: “Per ogni men c’è sempre un più”, che peraltro potrebbe non riguardare solo le nostra persona, ma pure legami karmici inconsapevoli. Potremmo pure dire che per ogni Benevolenza cosmica, potrebbero essere scritti altrettanti Malevolenza cosmica. Invece che godersi questa scia a pieno e mettersi a vivere come un nababbo - che è quello che ci si aspetta dagli altri ma chissà se capitasse a noi, l’uomo comune e soprattutto l’uomo che fa del raziocinio la base della sua esistenza, crolla lentamente in una paranoia in costante crescita dovuta all’inspiegabilità di questo fenomeno (pur avendo qualche sprazzo di fiducia nella fortuna). Guidati nella vita dalla ricerca della conferma della legge di Murphy in ogni circostanza, siamo noi che leggiamo a diffidare di questa fiorente e continua prosperità, quasi forse più del protagonista stesso. Con qualche variazione sul tema, credo che tuttə saremmo dei degni protagonisti di questa vicenda surreale - ad eccezione deə sognatorə: loro sì, che sanno godersi tutte le fortune.
4 MAR 2024 · Interrompere una relazione che si pensa già sistemata è causa di due grossi traumi:
- Ci ritroviamo da soli
- Le nostre certezze precipitano
Cosa ne sarà di me? Cosa ne sarà pure dell’altra persona, che bene o male andrà avanti per la sua strada e reciprocamente non esisteremo più, o meglio, non esisteremo più come esistevamo prima: con l’intimità di prima, con gli abbracci e le carezze, le debolezze e i gossip e le freddure “da non dire a nessuno”. Da un momento all’altro quei gossip rimangono dentro di noi, senza poter avere un complice. Per l’appunto, l’altra sera ero ad ascoltare il concerto di un amico, che ha deciso di chiudere con una canzone dedicata ad una coppia di amici - Accompagnami sempre. Scrive, canta “Amare vuol dire poco o niente, seguire le stagioni poi non serve a capire la differenza tra volerti bene e farlo consapevolmente”. L’amore da adulti è fatto di tutto ciò che eravamo prima, di tutto ciò che ci aspettavamo in netto contrasto con quello che abbiamo creato e che a volte si scontra il passato e le aspettative di un altro. Per questo la consapevolezza di amare è un tratto fondamentale di questo sentimento che distingue l’amore trepidante/gioioso/disperato/totalizzante che proviamo da giovanissimi da quello cauto/un po’ disilluso/forse abitudinario/progettuale che sui trent’anni iniziamo a ricercare. Ahinoi, a volte l’amore consapevole si tramuta in amore nonostante la consapevolezza. Ed è qui che ci si incastra, imbarazzati e disperati per la nostra condizione di innamorati impetuosi e giovani in un corpo di qualche anno di più.
“Nella vita di ognuno arriva prima o poi quel momento in cui siamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha sempre voluto bene. Di...
mostra di più
“Nella vita di ognuno arriva prima o poi quel momento in cui
siamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha sempre
voluto bene. Di certo non sono io quella che si sostituisce a loro, non ne ho né tempo né voglia e poi
chi vi conosce, ma con questo podcast vorrei trovare una soluzione salvifica che ovvia al problema
di dover tediare amici e parenti. I libri sono un mezzo incredibile se usati con criterio: possono
risollevare gli animi, gettare nello sconforto, accendere l’adrenalina, rispondere a domande che
neanche sapevamo di avere e farcene di nuove (mannaggia), ci danno un La, ci divertono, ci
riportano indietro nel tempo e un sacco di altre cose belle (ma pure brutte). Eccallà, la soluzione:
vorrei semplicemente dare un’idea, un perché sì (un perché no), una situazione in cui leggere quel
determinato libro può essere una finestra per un dialogo con sé stessi invece che sfrantumare in
mille minuscoli pezzi le gonadi degli altri, oppure convincervi che se le cose vanno alla grande
perché dovete andare a pescare libri motivazionali – in caso contrario la responsabilità non è mia.
Roba breve, senza pretese, ma soprattutto senza volermi spacciare per una critica d’alto rango;
quando veniva distribuita l’abilità letteraria io ero in fila da lampredottaro: sono venuta su con
qualche disagio nell’eleganza, ma com’era bòno quel panino.”
mostra meno
siamo troppo logorroici, troppo felici, troppo paranoici o lamentosi anche per chi ci ha sempre
voluto bene. Di certo non sono io quella che si sostituisce a loro, non ne ho né tempo né voglia e poi
chi vi conosce, ma con questo podcast vorrei trovare una soluzione salvifica che ovvia al problema
di dover tediare amici e parenti. I libri sono un mezzo incredibile se usati con criterio: possono
risollevare gli animi, gettare nello sconforto, accendere l’adrenalina, rispondere a domande che
neanche sapevamo di avere e farcene di nuove (mannaggia), ci danno un La, ci divertono, ci
riportano indietro nel tempo e un sacco di altre cose belle (ma pure brutte). Eccallà, la soluzione:
vorrei semplicemente dare un’idea, un perché sì (un perché no), una situazione in cui leggere quel
determinato libro può essere una finestra per un dialogo con sé stessi invece che sfrantumare in
mille minuscoli pezzi le gonadi degli altri, oppure convincervi che se le cose vanno alla grande
perché dovete andare a pescare libri motivazionali – in caso contrario la responsabilità non è mia.
Roba breve, senza pretese, ma soprattutto senza volermi spacciare per una critica d’alto rango;
quando veniva distribuita l’abilità letteraria io ero in fila da lampredottaro: sono venuta su con
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