Copertina del podcast

Corpo alle ombre

  • Stefano De Ponti

    11 DIC 2023 · Stefano De Ponti scopre le potenzialità della musica elettronica iniziando a comporre per il teatro, dove ha lavorato con artisti come Menoventi, Michele Bandini, Daria Deflorian, Phoebe Zeitgeist e altri. Lo abbiamo incontrato a Pescia, in Toscana, dove ha deciso di trasferirsi dalla sua Milano, per parlare delle origini del suo lavoro e delle sue esperienze compositive per alcuni importanti spettacoli teatrali dei primi anni 2000. Un percorso artistico ampio e in costante divenire, che è infine approdato a una ricerca che oggi abbraccia il concetto di "impermanenza" e prende forma in dispositivi lapidei a conduzione ossea. Questo podcast fa parte di “https://www.altrevelocita.it/corpo-alle-ombre/”, un ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena, a cura di Alex Giuzio e Giulia Penta, parte del progetto “Turn on your ears” di Altre Velocità, sostenuto dal Ministero della cultura e dalla Regione Emilia-Romagna. I brani di De Ponti contenuti nel podcast, in ordine di ascolto, sono tratti dagli spettacoli "Aspra" di Phoebe Zeitgeist, "L'Uomo della Sabbia" di Menoventi, "B-Sogno" di Michele Bandini, "Talita Kum" di Riserva Canini, "La vita agra del dottor F." di Menoventi, "I bei giorni di Aranjuez" di Daria Deflorian. L'ultimo brano è "Impermanenze", tratto dall'album "La natura delle cose ama celarsi" di Stefano De Ponti. Si ringraziano Stefano De Ponti per la concessione dei brani, Riccardo Leotta per la sigla e Pier Carlo Penta per l’assistenza tecnica.
    Ascoltato 48 min. 59 sec.
  • Giacomo Piermatti

    4 MAR 2023 · Abbiamo incontrato Giacomo Piermatti a Bologna, seduti vicino alla scenografia di Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’abisso, spettacolo nato dall’incontro con l’attore Roberto Magnani (Teatro delle Albe) e ispirato da La predica agli squali, un frammento del capitolo LXIV di Moby Dick (1851), il romanzo di Herman Melville dalla simbologia inesauribile che non ha cessato di affascinare e tormentare anche coloro che sul Pequod non ci sarebbero mai saliti, se non per arpionare la grandiosa creatura. Originario di Foligno, dove è nato nel 1986, Giacomo Piermatti si avvicina prima alla musica grazie alle intime influenze familiari, e poi al contrabbasso sotto la guida di Daniele Roccato e Stefano Scodanibbio. Attratto dalle infinite possibilità sonore della musica contemporanea, si misura con il repertorio solistico più significativo del novecento (Sequenza XIVb di Luciano Berio, Theraps di Iannis Xenakis, Mantram di Giacinto Scelsi, Folia di Kaijia Saariaho, Esplorazione del bianco di Salvatore Sciarrino, Lem di Franco Donatoni…), collaborando anche con importanti compositori quali Terry Riley, Butch Morris, Sofia Guabaidulina, Hans Werner Henze e con ensemble tra cui spicca il Ludus Gravis – unica formazione in ambito europeo costituita da soli contrabbassi – con cui ha partecipato a importanti festival internazionali. Oltre alla ricerca polifonica con il Ludus Gravis, Piermatti collabora con Klangforum Wien, Edison Studio, Ensemble Suono Giallo e CLSI, e ha effettuato registrazioni discografiche per Wergo, ECM, Parco della Musica Records e radiofoniche per Rai Radio3. In ambito teatrale, ha collaborato con Emilia Romagna Teatro e l’Opera Nazionale di Pechino per lo spettacolo Faust – Una ricerca sul linguaggio, con il CRT – Teatro dell’arte di Milano per lo spettacolo Più giù, di cui è anche autore delle musiche insieme a Vincenzo Core, e con la compagnia Masque Teatro per gli spettacoli The Decision (2015), Marmo. Su una civiltà esausta (2016) e Dark Tesla o della poetica del fallimento (2021). Credits Questo episodio fa parte di “https://www.altrevelocita.it/corpo-alle-ombre/”, un ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena, a cura di Alex Giuzio e Giulia Penta, parte del progetto “Turn on your ears” di Altre Velocità, sostenuto dal Ministero della cultura e dalla Regione Emilia-Romagna. Si ringraziano Giacomo Piermatti per la concessione dei brani, Riccardo Leotta per la sigla e Pier Carlo Penta per l'assistenza tecnica. I brani di Piermatti contenuti nel podcast, in ordine di ascolto, sono Passacaglia (dallo spettacolo Odissea del Teatro delle Albe), Ismaele (dallo spettacolo Siamo tutti cannibali, di e con Roberto Magnani / Teatro delle Albe), Al lupo (dallo spettacolo Al lupo, di Emma Tramontana), Festina Lente (dallo spettacolo Più giù, con Stefano Ricci e Vincenzo Core), Annottato (dallo spettacolo Dark Tesla di Masque Teatro), Eccoli (dallo spettacolo Più giù, con Stefano Ricci e Vincenzo Core).
    Ascoltato 31 min. 33 sec.
  • Alessandra Novaga

    12 DIC 2022 · Alessandra Novaga è una delle chitarriste sperimentali più interessanti del panorama italiano. A lei dedichiamo la seconda puntata di "Corpo alle ombre", il ciclo di conversazioni sulla musica di scena. Nonostante gli studi classici compiuti alla Musikhochschule di Basilea e portati avanti per trent’anni, la ricerca sonora di Novaga diventa una ricerca della dimensione, di un suono come habitus, infondendo alle sue composizioni una sospensione del significato che la avvicina al linguaggio poetico. Passando alla chitarra elettrica, inizia a esporsi alla pratica dell’improvvisazione, interessandosi non tanto all’affinamento della tecnica o alla definizione di un metodo di lavoro, quanto allo stàre – nel senso originario di restare fermo, dimorare – in una dimensione spaziale espansa dove le armonie tornano a riflettere su se stesse, in un andamento lento e circolare. Non a caso, è la prima chitarrista in Italia a suonare l’integrale di "The Book of Heads" di John Zorn, un album fortemente sperimentale composto da 35 studi per chitarra dove il protagonista è il suono dello strumento, e non la musica. Il tempo ritmico di Novaga riflette un tempo tutto interiore, che lascia dunque il passo alla metamorfosi, stessa condizione nella quale si ritrovano gli attori a teatro durante le prove: è forse per questo che il teatro come forma artistica e come luogo di scambio non poteva non intrecciarsi con il percorso di Novaga, a partire da un primo lavoro con Nicola Russo, passando per le numerose collaborazioni con Giovanni Isgrò e Phoebe Zeitgeist, fino ad arrivare al sodalizio con gli attori e le attrici di Invisibile Kollettivo (Franca Penone, Alessandro Mor, Lorenzo Fontana e Nicola Bortolotti), tra cui spicca Elena Russo Arman con la quale porta in scena al Teatro dell’Elfo il lirismo e l’intima solitudine di Emily Dickinson. Il percorso artistico di Novaga è unico e fuori dagli schemi anche per la sua necessità artistica ed esistenziale di lasciarsi contaminare da progetti e visioni altrui, dove la musica diventa un mezzo per conoscere l’altro e conoscersi; aspetto che emerge fin dai suoi primi progetti solisti come "Fassbinder Wunderkammer", ispirato dall’amato regista Rainer Werner Fassbinder, e si conferma nell’ultimo lavoro su Derek Jarman, "I Should Have Been a Gardener". Pur rifiutando l’idea di avere dei modelli a cui guardare, nel pantheon di Novaga ci sono musicisti come Derek Bailey, Fausto Romitelli, Marc Ribot e Loren Connors (con il quale ha suonato in duo lo scorso gennaio in un posto incredibile come l’ISSUE Project Room di Brooklyn). A detta di lei stessa, poi, definirsi compositrice sarebbe come arrogarsi un titolo che non le compete, in quanto è piuttosto una gestualità strumentale che la guida verso le sue sonorità («per me lo stile non è uno strumento, lo stile sono io», afferma nella nostra conversazione). La sua musica sembra originarsi da un substrato profondo, quello invisibile della roccia madre che frantumandosi dà vita agli orizzonti soprastanti, con un tempo espresso nella ripetizione attraverso un uso massiccio ma mai eccessivo di riverberi, delay ed effetti che contribuiscono all’intenzione meditativa del suono. Novaga esplora così il rapporto del suono con lo spazio, come la propagazione della sua plasticità, la sua eco, la sospensione della presenza. Il suono non informa l’ascoltatore, bensì lo transita da una riva all’altra dell’inconscio. Ciò che fa di Alessandra Novaga, un’artista a tutto tondo è infine il suo approccio interdisciplinare e il suo coraggio sperimentale, che la portano a intrecciare il suo sentire anche a progetti editoriali underground e a collaborazioni insolitamente colte come quella con Object Collection per il terzo episodio di "Look Out Shithead", ispirato a "Comédies et Proverbes" di Éric Rohmer. Il chitarrista, musicologo e compositore Alan Licht le ha dedicato prima un’intervista per BOMB Magazine e poi uno spazio nel suo "Common Tones", una raccolta di interviste inedite con le punte di diamante dell’avanguardia contemporanea, sancendo così il rapporto di Novaga con New York, sua città d’elezione. Nonostante il suo sguardo sia spesso rivolto oltreoceano e abbia all’attivo numerose co-produzioni concertistiche e discografiche internazionali, è con Stefano Pilia, altro grande chitarrista elettrico, che si muove in sincro, su un felice terreno tonale condiviso fatto di partitura istantanee dove la musica è in grado di coniugare natura e genere umano e di restituire al pubblico l’esperienza effimera, tipicamente (e tragicamente) umana del tempo, riassumibile proprio nel titolo del loro ultimo lavoro: "Glimpses of a Day". CREDITS “Corpo alle ombre” è un ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena, a cura di Alex Giuzio e Giulia Penta, parte della seconda edizione del progetto “Turn on your ears” di Altre Velocità, sostenuto dal Ministero della cultura e dalla Regione Emilia-Romagna. Si ringraziano Alessandra Novaga per la concessione dei brani, Riccardo Leotta per la sigla e Ilaria Cecchinato per il montaggio. I brani di Novaga contenuti nel podcast, in ordine di ascolto, sono "Melodia per Aline", "Armonici", "Morning at The Juniper Tree", "Per Aline", "Carillon".
    Ascoltato 39 min. 2 sec.
  • Mirto Baliani

    29 SET 2022 · È riduttivo circoscrivere Mirto Baliani nella sola categoria dei compositori di musica per il teatro. Per inaugurare “Corpo alle ombre”, il ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena a cura di Altre Velocità, abbiamo deciso di iniziare con un artista poliedrico, autore di paesaggi sonori che hanno visto la luce di una vita autonoma al di fuori dello spettacolo teatrale per cui sono stati scritti (è il caso per esempio di "T.E.L.", spettacolo di Fanny & Alexander di cui Mirto Baliani ha curato le musiche, pubblicato in vinile da Offset Records). Compositore, fonico, sound designer e dj, da figlio d’arte Mirto Baliani ha sviluppato un proprio peculiare percorso di ricerca nella musica teatrale. La sua pratica compositiva meticolosa, appassionata fino allo sconfinamento nell’ossessione per il dettaglio, lo ha spinto a immergersi nei territori più ancestrali del suono, con uno stile che ricorre spesso a ritmi tribali e con l’utilizzo di campionature di voci e suoni da reconditi a popolari. Proprio il suo interesse per l’esplorazione della genesi della musica stessa ha forse portato Mirto Baliani a realizzare "Fuocofatuo", spettacolo firmato assieme a Marco Parollo nel 2012, consistente in una partitura sonora realizzata attraverso teiere, pentole e bollitori che emettevano diverse frequenze a seconda del calore delle piastre elettriche che li stimolava, senza alcuna presenza umana a dirigerle sul palco. A riempire la scena, come unico protagonista, solo il suono e i suoi diversi timbri, in grado di evocare immagini ed emozioni uniche a seconda delle orecchie che si prestavano all’ascolto. Contenitori e utensili per la cottura e l’infusione sono riusciti allora a far accendere un dibattito critico su cosa è o non è teatro, i cui riverberi arrivano ancora oggi quando ci si appresta a discutere di esiti spettacolari come "Sonora desert" di Muta Imago. Dal 1997 a oggi, Mirto Baliani ha composto musiche e paesaggi sonori per artisti come Fanny & Alexander, Eugenio Barba e Teatro delle Briciole, oltre ai genitori Marco Baliani e Maria Maglietta, con cui ha iniziato il suo percorso lavorativo nel teatro. Qui di seguito è possibile ascoltare la conversazione che abbiamo avuto in un pomeriggio di agosto, nel quale Mirto racconta il suo particolare modo di comporre musiche per la scena, le origini del suo interesse per il suono e gli artisti che lo hanno più influenzato. Le sue parole sono intervallate dall’ascolto di alcuni suoi brani composti per il teatro. - - - CREDITS "Corpo alle ombre" è un ciclo di podcast dedicato ai musicisti di scena, a cura di Alex Giuzio e Giulia Penta, parte del progetto "Turn on your ears" di Altre Velocità, sostenuto dal Ministero della cultura e dalla Regione Emilia-Romagna. Si ringraziano Mirto Baliani per la concessione dei brani, Riccardo Leotta per la sigla e Pier Carlo Penta per l'assistenza tecnica. I brani di Mirto Baliani contenuti nel podcast, in ordine di ascolto, sono "Pillole" (dallo spettacolo "T.E.L." di Fanny & Alexander), "Rivolta" (dallo spettacolo "T.E.L." di Fanny & Alexander), "Macchina" (dallo spettacolo "Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa" di Eugenio Barba), "Genesi" (dallo spettacolo "Suite A - Fuocofatuo" di Mirto Baliani e Marco Parollo) e "Finale".
    Ascoltato 52 min. 10 sec.

"Corpo alle ombre. Conversazioni intorno alla musica di scena", parte del progetto "Turn on your ears" di Altre Velocità, è un ciclo di interviste agli artisti che compongono musica per...

mostra di più
"Corpo alle ombre. Conversazioni intorno alla musica di scena", parte del progetto "Turn on your ears" di Altre Velocità, è un ciclo di interviste agli artisti che compongono musica per il teatro, a cura di Alex Giuzio e Giulia Penta.

"Corpo alle ombre" nasce col timore di incagliarsi nel dare utilità all’inutile (col detto «dare corpo alle ombre» si indica infatti il preoccuparsi di problemi inesistenti) e al tempo stesso vuole riportare alla luce delle individualità spesso relegate in un cono d’ombra perché provenienti da un ambito professionale che purtroppo non viene spesso considerato per la sua incisività. Partendo dal presupposto per cui l’ascolto è una parte fondamentale del guardare il teatro, ci siamo soffermati sul significato di “suono” e su quello meno intuitivo di “ascolto”: il musicista Luigi Ceccarelli ne parla in maniera esaustiva nel dossier "Teatri del suono" (dall’annale 2018 di "Culture teatrali"), arrivando ad affermare che “suono” significa “eventi che accadono”, che decidere se ascoltare o non ascoltare è più che altro uno stato mentale e che il saper ascoltare è una condizione culturale.

Ci siamo dunque voluti mettere in ascolto di quella parte invisibile ma fondamentale che genera, assieme alla parola dell’attore, la meraviglia del teatro. Nelle arti sceniche, il suono ha infatti il ruolo di circondare le immagini, farle vedere meglio, connotarle. Dalla musica lo spettatore può essere avvolto, ferito, sedotto e reso più sensibile alle sottigliezze dell’attore. Nel teatro, il suono è estetica emozionale, ma serve anche a introdurre alla visione, a costruire le scene, a donare loro una tonalità, una quarta dimensione. Per questo abbiamo ritenuto importante, in aggiunta al prezioso lavoro accademico degli studiosi che si sono occupati di indagare la drammaturgia del suono (in particolare Enrico Pitozzi e Valentina Valentini), dare un piccolo contributo con la testimonianza diretta di coloro che generano la drammaturgia sonora della scena. In Corpo alle ombre si faranno parlare direttamente i musicisti per conoscere le loro biografie, i loro percorsi e la loro poetica; per capire come funziona la creazione della musica per il teatro e qual è l’invisibile ma complesso processo di creazione.

- - -

“Corpo alle ombre” è parte della seconda edizione del progetto “Turn on your ears” di Altre Velocità, sostenuto dal Ministero della cultura e dalla Regione Emilia-Romagna.
mostra meno
Contatti
Informazioni

Sembra che non tu non abbia alcun episodio attivo

Sfoglia il catalogo di Spreaker per scoprire nuovi contenuti

Corrente

Copertina del podcast

Sembra che non ci sia nessun episodio nella tua coda

Sfoglia il catalogo di Spreaker per scoprire nuovi contenuti

Successivo

Copertina dell'episodio Copertina dell'episodio

Che silenzio che c’è...

È tempo di scoprire nuovi episodi!

Scopri
La tua Libreria
Cerca