VII - Pellegrinaggi e vicende da «TERRA NUOVA - Prima Cronaca dell’Agro Pontino» di Corrado Alvaro

13 gen 2024 · 16 min. 17 sec.
VII - Pellegrinaggi e vicende da «TERRA NUOVA - Prima Cronaca dell’Agro Pontino» di Corrado Alvaro
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Accadeva anche a me, dopo qualche tempo di permanenza a Vittoria, di pensare di restarci. Per quanto essa si trovi a un'ora di automobile da Roma, chi vi soggiorna ha...

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Accadeva anche a me, dopo qualche tempo di permanenza a Vittoria, di pensare di restarci.
Per quanto essa si trovi a un'ora di automobile da Roma, chi vi soggiorna ha l'impressione di un grande distacco da tutto il resto d'Italia, e questa impressione comincia a farsi strada a cisterna, che sarebbe il comando di tappa della bonifica.
È curioso notare in noi stessi la facilità del distacco dalla vita urbana, il pronto adattamento alla vita naturale.
Proprio per questo la civiltà è il nostro tempo ha un tanto di barbaro.
Dopo qualche giorno di vita nell'Agro andavo pensando di piantare ogni cosa alle mie spalle, e di mettere un negozio non so bene di che cosa.
A Littoria c'è bisogno di una lavanderia e stireria, d’una tipografia, d’una latteria.
C'è da fare dei buoni quattrini.
Lo so che non metterò un negozio a Littoria e che non vivrò nella bonifica, mi aspettano domani a casa.
Molti giovani venuti su troppo tardi per la guerra, ascrivono il fatto di lavorare qui la vita dei primi anni dell'Agro allo stesso titolo d'onore e di esperienza.
Molti altri qui si fanno da capo, ricominciano la loro vita; altri vorrebbero prolungare la loro gioventù nella giovane vita di questi luoghi, e difatti molti pensionati scrivono chiedendo se si trovano alloggi a littoria, e se ci si può ritirare a vivere qui.
Forse rimarrà, nella vita di questi uomini, la spinta che li trascinò fin qui. Ho cercato fin qui di dirne i motivi e i modi; ma quante cose mi accorgo di aver lasciato!
M'accorgo di non aver parlato della Messa domenicale nella chiesa di Littoria, il battesimo di certi bambini, fra cui uno si chiama Benito e un'altra Vittoria.
E la Messa.
Nella chiesa Bianca, nuda, di stile moderno, la più bella costruzione di Littoria, in cui la croce e gli arredi dell'altare e l'altare stesso di metallo cromato accomunano il vecchio stile popolare e quello che chiamano razionale, c'era un giorno una selva di bandiere dei combattenti della provincia di Frosinone, e quando il sacerdote si volse a parlare, sembrava ancora una volta una messa al campo, perché come allora egli non parlava soltanto di Dio, ma della terra degli uomini, della loro lotta.
Di regola, gli operai sono assunti nei lavori dell'agro attraverso i sindacati.
Ma chi può tuttavia porre un freno all'iniziativa individuali?
Chi aveva un amico o un compaesano qui, guardiano, sorvegliante, ingegneri, ha tentato la sorte, con lo stesso ritmo di tutta l'immigrazione italiana, da quando Renzo Tramaglino trovò un suo compaesano riparando a Bergamo.
Chi poteva, d'altra parte, rifiutare lavoro a della gente che era capace di venire a piedi dal Veneto o dalle Puglie, dimostrando in tal modo lì volesse guadagnare il pane a qualunque prezzo?
Come questi potrei citarne altri, e sarebbe ancora una storia impressionante.
Perché il popolo italiano, come tutti i popoli vivi, ha bisogno di un luogo dove rifugiarci alle impazienze, alle ribellioni, alle decisioni improvvise, ai sogni di una vita nuova.
È il nostro destino di uomini vitali e di colonizzatori.
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Autore Giuseppe Cocco
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