Dopo sei anni dalla tempesta Vaia sono stati riaperti a fine luglio i Serrai di Sottoguda, il canyon lungo due chilometri che è stato scavato nelle rocce ai piedi della Marmolada dal torrente Pettorina nel corso dei millenni. I Serrai erano stati praticamente distrutti dalla grande tempesta di fine ottobre 2018, l’acqua aveva scavato una trincea lungo la strada, distruggendo tutti i sottoservizi, acquedotto, fognature, impianti elettrici. E i ponti, ben 14 quelli portati via dall’alluvione. Ci sono voluti sei anni di lavori, non ancora conclusi, e un investimento di 13,2 milioni di euro per ripristinare il passaggio, ricostruendo l’acquedotto, il sistema fognario e gli altri sottoservizi da un capo all’altro del canyon, da Malga Ciapela al borgo di Sottoguda, comune di Rocca Pietore, eletto come uno dei borghi più belli d’Italia. Il tracciato è stato realizzato in parte in legno e in gran parte in cemento. Il legno è il larice, molto resistente alle intemperie. I vari tratti della passerella in legno (per una lunghezza complessiva di 350 metri) sono ancorati alla roccia del canyon con tiranti e cemento. I ponti non sono più 14 ma solo sei. Il percorso è suggestivo: un viaggio in una forra larga tra 5 e 20 metri, pareti verticali alte fino ad un centinaio di metri che durante l’inverno sono il luogo d’elezione di chi pratica l’arrampicata su ghiaccio. All’ingresso dei Serrai, prima di arrivare all’infopoint si attraversa un ponte che non è molto alto rispetto al torrente Pettorina: ma nelle colonne ai due lati del ponte sono nascosti degli argani che possono alzare il ponte di 1.5 metri, in caso di una futura piena del Pettorina. Tutto il percorso lungo due chilometri è molto più in alto rispetto al passato, quando la strada correva a fianco del torrente. Ora il Pettorina si trova in basso, metri sotto il sedime stradale. Non si conosce la data esatta della costruzione della strada dei Serrai, ma si presume che corrisponda alla espansione dei trasporti e dei servizi postali, a metà del 1700. Prima un sentiero poi una strada per collegare Sottoguda a Malga Ciapela e quindi al passo Fedaia, porta di collegamento con il Trentino. Fino alla metà degli anni 60 del secolo scorso era l’unica via di comunicazione tra Sottoguda e Malga Ciapela, prima della costruzione della strada provinciale. Strada molto amata, quella dei Serrai, dai primi studiosi delle Dolomiti e dai primi viaggiatori inglesi e tedeschi in cerca di scenari sconosciuti ed esotici. Ma nei decenni scorsi amata e apprezzata da centinaia di migliaia di turisti, moltissimi stranieri, che percorrevano a piedi, in bicicletta o con il trenino i due chilometri dei Serrai. Poi arrivò Vaia, la tempesta perfetta, in grado di stravolgere un’intera provincia e che nel territorio di Rocca Pietore si scatenò in maniera furibonda Ora è giunto il momento di tornare ad ammirare lo spettacolo del canyon, le pareti a picco, il torrente impetuoso ma lontano. E nello stesso tempo ammirare il lavoro realizzato da sette ditte bellunesi che hanno impiegato sei anni per ridare al mondo questo gioiello ambientale. Le ditte bellunesi hanno deciso di riaprire i Serrai da subito, nonostante i lavori non siano ancora conclusi. Per un mese e mezzo, fino a metà settembre, i visitatori sono entrati a gruppi di 30, in quattro turni giornalieri, accompagnati da guide ambientali e turistiche. Poi i Serrai verranno richiusi per consentire l’attuazione degli ultimi lavori, in attesa della prossima primavera, quando saranno liberamente visitabili. Nel frattempo il Comune di Rocca Pietore dovrà fare un bando per la gestione dei Serrai, per la loro manutenzione ma anche per organizzare le visite. Mentre quelle di questi giorni sono gratuite, dalla prossima primavera si entrerà a pagamento. Come e a che prezzo ancora non si sa. Non appena si è sparsa la notizia che i Serrai erano di nuovo visitabili, il sito internet che raccoglie le prenotazioni è stato preso d’assalto, anche 90 richieste di ingresso ogni ora. Non potevano mancare di fronte a questo affollamento i disagi e i disguidi: d’altra parte le ditte forse non si aspettavano una simile richiesta di accesso e il sistema è andato in tilt. A metà agosto tutti i posti a disposizione fino a metà settembre (120 al giorno) erano già esauriti. Sono fioccate le polemiche e le proteste: i turisti non si sono resi conto che gli ingressi erano un evento eccezionale, concesso a cantiere aperto, con possibili chiusure improvvise a seconda dei lavori in corso. Il “tutto e subito” è purtroppo una deleteria caratteristica dei nostri tempi. Si parla, con un termine inglese, di overtourism, in pratica troppi turisti: fenomeno che si vede al lago del Sorapiss, al lago di Braies in Alto Adige, sulle Tre Cime di Lavaredo. Tutti vogliono andare in qualsiasi luogo, possibilmente in auto: da più parti si comincia a parlare di numero chiuso per molte di queste perle dolomitiche. Il Comune di Rocca Pietore dovrà trovare una soluzione ad un altro problema importante, quello dei parcheggi: il borgo di Sottoguda ha pochissimi posti auto e si dovranno trovare delle alternative più lontane, magari con un sistema di navette.
Marcella Corrà
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