Sudan di nuovo in piazza contro la restaurazione

5 nov 2021 · 24 min. 10 sec.
Sudan di nuovo in piazza contro la restaurazione
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Un golpe anomalo dove il deposto primo ministro vive i primi giorni di cattività a casa del generale che lo ha defenestrato; molti aspetti sono ambigui, compreso il ruolo e...

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Un golpe anomalo dove il deposto primo ministro vive i primi giorni di cattività a casa del generale che lo ha defenestrato; molti aspetti sono ambigui, compreso il ruolo e la posizione attendista delle potenze straniere. Ciò che sembra evidente è che forse la comunità africana più attenta e ribelle, la nazione più politicizzata è di nuovo costretta a scendere in piazza a difendere quello che sembrava un diritto acquisito con la cacciata di al-Bashir, di cui sono stati scarcerati alcuni fedelissimi, espandendo un odore di restaurazione sull'intera operazione. La repressione è pesantissima e le attività sospese, i servizi non sono erogati per la disubbidienza civile generale. Oltre ai consueti sbarramenti in strada ripresi anche nell'immagine in copertina, il 10 novembre si prevede una One million march.
Abbiamo quindi chiesto ad Adam, portavoce della comunità sudanese a Roma di esporci il punto di vista di chi sta richiedendo ai militari il rispetto degli accordi e dunque che venga restituito alla società civile il potere. Il colpo di mano era nell'aria da mesi e anzi si erano verificate già delle prove generali: abbiamo chiamato Antonella Napoli (@AntonellaNapoli) per aiutarci a comprendere meglio strategie internazionali e politica interna agli stati dell'area di cui fa parte il Sudan che forse non a caso vede contemporaneamente andare in scena una sanguinosa guerra civile tra tigrini, alleati degli oromo, e ahmara, con il supporto dell'Eritrea di Afewerki, divenuto sostenitore del governo di Ahmed, il premio Nobel per la pace presidente etiope. Ci sono probabilmente molti elementi in comune tra ciò che avviene a Khartoum e ciò che sta avvenendo alle porte di Addis Abeba, e ci sono anche molte differenze, ma come ci dice Adam per gli abitanti di quelle zone sudanesi, etiopi, egiziani, eritrei sono fratelli, il resto – Diga della Rinascita compresa – sono beghe tra potenti e stati... come la spartizione del potere (si parla di un governo di tecnici, come il coniglio dal cilindro dei colloqui tra il generale golpista al-Buhran e il primo ministro deposto Hamdok) che si sta sostituendo ora dopo il colpo di stato al dettato costituzionale voluto dalla piazza insorta due ani fa, paventato dalla base del Movimento che richiedeva di non operare alcuna trattativa con i militari genocidi.
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Autore OGzero - Orizzonti geopolitici
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