Sterminio di Gaza: violazione di norme di consuetudine internazionale
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mostra di piùFosse comuni per vittime e giustizia internazionale?
Torniamo sulla questione della Giustizia internazionale, perché la cronaca ci induce a completare quanto Fabiana Triburgo aveva già affrontato rispetto ai due Tribunali dell’Aja dediti a perseguire crimini di guerra, genocidi, crimini contro l’umanità.
Quello che il premier dello stato ebraico potrebbe rischiare insieme ai suoi collaboratori complici nel massacro della popolazione gazawi è un’iniziativa libera e indipendente della Corte penale internazionale su cui vengono fatte pressioni ad altissimo livello perché non emetta mandati di cattura contro Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, Herzl Halevi. Sono gli stessi organi di propaganda sionisti a diffondere la notizia perché si possa disinnescare in tempo prima che i provvedimenti vengano presi da una Corte che non è ratificata da Israele (e nemmeno da Usa o Russia, perché troppo autonoma e non soggetta al veto di nessun componente del Consiglio di sicurezza dell’Onu), ma ha giurisdizione sui territori dove sono perpetrati i reati. E lo Stato palestinese (riconosciuto dalla Corte nei suoi confini del 1967, dunque comprensivo di Gaza) nel 2021 ha aderito e ratificato l’appartenenza a quella Corte penale che persegue singoli individui e non le responsabilità dei governi, come la corte internazionale di giustizia interpellata dal Sudafrica e di cui Fabiana si era occupata nell’intervento precedente.
Come scrive “Pagine Esteri”, la reazione degli alleati non si è fatta attendere in forma di avvertimento mafioso verso il procuratore generale: «Venerdì 26 aprile il comitato editoriale del “Wall Street Journal” ha invitato Washington e Londra a ricordare a Karim Khan che sono stati loro a metterlo lì: anche se non stupisce è inevitabile notare la singolarità del marchio Usa su un organismo che formalmente non riconoscono». Peraltro Khan ha agito motu proprio solo perché lo prevede il protocollo della Corte penale internazionale, ma è ben consapevole di essere un manichino anglo-americano, quindi non sentiremo certo più parlare di questa ventilata incriminazione di uno dei più pericolosi criminali della storia (passibile di imputazione per Crimine di guerra come di Crimine contro l’umanità), come era già ben chiaro fosse ai tempi dell’altro macellaio del Likud – persino più moderato (chi l’avrebbe detto!) –: la buon’anima di Sharon. Inoltre il processo non può svolgersi in contumacia e quindi, anche nel caso improbabile di mandato di cattura, come per Putin, non assisteremo a nessun teatrino giudiziario; però sarebbe già un riconoscimento da parte dell’opinione pubblica internazionale dell’attività criminale di Bibi.
La Corte non è riconosciuta, ma quando aveva emesso lo stesso mandato di cattura nei confronti di Putin (che da un anno non può entrare in uno dei 124 paesi che hanno ratificato, perché rischia l’arresto) Biden aveva accolto con favore il provvedimento di Khan. Per il resto l’organismo giuridico si è occupato quasi esclusivamente di Africa subsahariana e quindi poco suscettibile a prese di posizione delle grandi potenze. L’accusa principale contro Netanyahu sarebbe quella di “affamare deliberatamente i palestinesi di Gaza”, senza tenere conto degli attacchi agli operatori umanitari, ai giornalisti, ai medici giustiziati con un colpo alla nuca… o ai 40.000 civili massacrati. I pubblici ministeri della Corte penale internazionale hanno comunque interrogato il personale dei due maggiori ospedali di Gaza, lo Shifa e il Nasser, anche sulle fosse comuni: dunque si potrebbe sognare in un’incriminazione che possa incrinare la reputazione di uno stato dedito all’apartheid da anni e ora anche stragista. Purtroppo siamo in tempo di guerra e questo verrà insabbiato in un’enorme fossa comune del Diritto e della Giustizia, insieme ai poveri corpi palestinesi martoriati da Tsahal e da brigate fuori controllo di invasati sionisti.
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Autore | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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