Salvatore Lupo "Una storia di mafia e amore"
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Salvatore Lupo "Una storia di mafia e amore" carte perdute e ritrovate Zolfo Editore www.zolfoeditore.it “La verità è che mi sono data al nemico. Mischiavo il mio respiro, il mio...
mostra di più"Una storia di mafia e amore"
carte perdute e ritrovate
Zolfo Editore
www.zolfoeditore.it
“La verità è che mi sono data al nemico. Mischiavo il mio respiro, il mio corpo col suo
perché troppo i nostri mondi erano mischiati, eravamo troppo vicini, io e lui.
Anzi dovrei dire: noi e loro. E qui giungiamo o, meglio, torniamo alla maffia,
all’immagine del firriato, a un intrico che intendo ora davvero quanto sia fitto e vario,
come comprenda galantuomini e canaglie, Ermanno e Rino, i Tano Bucalo e i Leonardo Fichera.
E gente come me, Elena la rivoluzionaria”
“Questo è un romanzo storico, ovvero un misto di storia e d’invenzione, secondo una celebre definizione. L’intreccio è immaginario ma attento a non contraddire quanto la storiografia sa del contesto materiale e spirituale del passato. Ruota intorno al tema della mafia e dell’antimafia, dice di un amore indissolubilmente legato alla passione civile.
Si svolge tra il 1907 e il 1909, ma tanti squarci si aprono anche su momenti precedenti e successivi. I luoghi sono Palermo, Napoli, Livorno, e un po’ anche Roma e New York. Tra i personaggi, alcuni sono realmente esistiti, altri no. Alla prima categoria appartiene uno dei due protagonisti, il questore Ermanno Sangiorgi, il quale peraltro è qui raffigurato anche in situazioni che non si trovò a vivere nella vita vera, che sono esclusivamente proprie dell’intreccio romanzesco. Insomma, mi sono ispirato alla sua figura, ma liberamente. Appartiene alla seconda categoria l’altra protagonista, Elena Fiorito. L’ho inventata io ma, certo, ispirandomi a figure femminili reali del suo tempo.
Quanto alle carte perdute e ritrovate, di cui si compone il romanzo (lettere, pagine di diario, annotazioni), sono anch’esse immaginarie, ma sino a un certo punto: imitano infatti il linguaggio del tempo, ricavano suggestioni, traggono pezzi e brani da tante fonti in cui mi sono imbattuto nel corso del mio lavoro di storico di professione. E poi, ho inserito tra loro anche quattro autentici documenti d’archivio. Mi è sembrato potessero dare al tutto un pizzico di sapore di verità in più”. Salvatore Lupo
Salvatore Lupo, nato a Siena nel 1951, ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Palermo. È stato tra i fondatori e condirettore della rivista «Meridiana» e redattore di «Storica».
Lupo è uno dei maggiori storici italiani. Tra le sue opere: Partito e antipartito. Una storia politica della prima Repubblica (2004), Il fascismo. La politica in un regime totalitario (2005), L’unificazione italiana. Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile (2011), La questione. Come liberare la storia del Mezzogiorno dagli stereotipi (2015), tutte edite da Donzelli. Il passato del nostro presente. Il lungo Ottocento 1776-1913 è stato invece pubblicato da Laterza nel 2010.
Fittissima la sua produzione sulla mafia. Il testo Quando la mafia trovò l’America, edito da Einaudi, ha vinto, nel 2009, il premio letterario Vitaliano Brancati. Tra gli altri suoi libri sull’argomento: Storia della mafia. La criminalità organizzata in Sicilia dalle origini ai giorni nostri (1993, seconda ed. 2004), Andreotti, la mafia, la storia d’Italia (1996), Che cos’è la mafia. Sciascia e Andreotti, l’antimafia e la politica (2007), La mafia. Centosessant’anni di storia. Tra Sicilia e America (2018), edite da Donzelli.
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