Sabina Colloredo "Libere. Circe e le altre"
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Descrizione
Sabina Colloredo "Libere. Circe e le altre" Rizzoli Libri Circe, Ifigenia, Dafne e Cassandra. Maghe, sorelle, amanti. Cosa sappiamo davvero di loro? Di come hanno amato e vissuto conosciamo quello...
mostra di più"Libere. Circe e le altre"
Rizzoli Libri
Circe, Ifigenia, Dafne e Cassandra. Maghe, sorelle, amanti. Cosa sappiamo davvero di loro? Di come hanno amato e vissuto conosciamo quello che i protagonisti maschili ci raccontano. Ma i miti sono come un prisma, che riverbera storie diverse, a seconda della luce a cui lo rivolgi. E allora, se indaghi, scopri che queste quattro magnifiche figure femminili sono vincolate tra di loro da legami invisibili e che si proteggono a vicenda, si ascoltano, soccombono o vincono davanti alla prepotenza degli uomini e degli dei. Circe, Ifigenia, Dafne e Cassandra sono creature solitarie che si battono per affermare la propria libertà di amare. Perché quando si è divine si ama con il tormento che sia per sempre e quando si è umane con lo strazio che sia per poco, qui e ora…
Sabina Colloredo è una delle scrittrici più amate della letteratura per ragazzi, tradotta in molte lingue e apprezzata dal pubblico adulto per i suoi romanzi storici e le biografie femminili. Qui dà voce a quattro amate figure femminili del mito, indagando nella loro vita e nell’intimità e svelando segreti che, forse, non avremmo mai voluto conoscere.
Sabina Colloredo
"L'uragano"
Gallucci Editore
https://www.galluccieditore.com/libri/uao/l-uragano-i-ragazzi-della-quercia-storta/1899/
Afa, siccità e caldo torrido non accennano a diminuire, nonostante l’estate volga al termine. I ragazzi della Quercia Storta decidono di dare il loro contributo alla lotta contro il cambiamento climatico: piantare un albero a testa nel podere dove trascorrono le vacanze estive. Ma l’annuncio di una perturbazione atmosferica della potenza di un uragano minaccia le giovani piante…
«Il bosco si ritrovò solo. Vuoto e silenzioso. I suoi abitanti se ne erano andati. Gli alberi si strinsero tra di loro, intrecciarono i rami e chinarono le fronde a proteggere i cespugli con cui condividevano il nutrimento. Ma non chiusero gli occhi. Li tennero ben aperti per affrontare l’uragano che, lo sentivano bene, si sarebbe avventato senza pietà».
IL POSTO DELLE PAROLE
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