Roberto Rossi Precerutti "Voci per un'ingannevole pace"
13 feb 2024 ·
33 min. 25 sec.
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Roberto Rossi Precerutti "Voci per un'ingannevole pace" Neos Edizioni www.neosedizioni.it Se scopo del vivere è, in un certo senso, aspirare alla pace, da intendere come serena accettazione della dolente vulnerabilità...
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Roberto Rossi Precerutti
"Voci per un'ingannevole pace"
Neos Edizioni
www.neosedizioni.it
Se scopo del vivere è, in un certo senso, aspirare alla pace, da intendere come serena accettazione della dolente vulnerabilità connaturata in ogni essere umano, è pur vero che tale itinerario spirituale è reso impervio dall’insorgere di voci che, tra perdita e smarrimento, rivelano l’irraggiungibilità di una quiete scevra di pena e turbamento. Vincitore del Premio Mondello, più volte finalista al Premio Viareggio, Roberto Rossi Precerutti esplora, in questa sua ultima raccolta di versi intitolata Voci per un’ingannevole pace (Neos Edizioni), il bisogno squisitamente umano di una pace che mitighi la pena e il turbamento connaturati a ogni esistenza.
Tuttavia, l’approdo a un’auspicabile condizione di superamento e sublimazione del dolore è reso quasi impossibile dall’insorgere di voci, cioè di volti e immagini di sofferenza e solitudine conservati nella memoria, tali da rivelare la fragilità e la finitudine del nostro essere nel mondo. L’unica barriera all’insensatezza delle cose potrà essere, forse, il fioco lume di bellezza affidato alla parola poetica, scommessa e vocazione insieme.
La prima sezione del libro, Requiem, dedicata alla scomparsa di un’amica dell’Autore, affronta il mistero della fine che ci consegna al silenzio irriscattabile della perdita; motivo, questo, che trova la sua eco nella terza sezione, costituita dal testo che rievoca la tragica morte di uno dei più grandi artisti del Novecento, Nicolas de Staël, e quindi in Elegia, dove al tempo presente si mescolano bagliori di un passato perduto in vanità e chimere, e ancora nelle Piccole prose, amara autobiografia morale affidata a una tagliente prosa aforistica. Eppure, una speranza di senso affiora dalla suite Nel tempo grande, che conferisce alla scrittura il solo riscatto possibile, «nella trasparenza / della luce si riposa ogni / guarigione».
Roberto Rossi Precerutti è nato a Torino nel 1953 da famiglia di antica origine, i Rossi dalla Manta, al cui ramo fiorentino appartenne Ernesto Rossi, illustre figura dell’antifascismo e propugnatore del pensiero federalista europeo. Medievista per formazione universitaria, i suoi contributi di saggista e traduttore (soprattutto dal francese e dall’antico provenzale, ma anche dallo spagnolo e dal catalano) sono apparsi prevalentemente sulla rivista «Poesia» e in alcune antologie dell’editore Crocetti e di Rizzoli-Corriere della Sera. Molte le sue raccolte poetiche, uscite in larga parte presso Crocetti e Aragno. Tra gli ultimi titoli: Genio dell’infanzia cattolica (Aragno 2021), Lo sgomento della grazia (Neos 2022). Più volte finalista al Premio ViareggioPoesia, gli sono stati conferiti prestigiosi riconoscimenti come il Premio Mondello (2006). Per conto della Fondazione «Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini» di Firenze, di cui è socio, ha pubblicato per i tipi di Neos il saggio O poca nostra nobiltà di sangue. Le rimosse origini piemontesi di Ernesto Rossi (2020), cui hanno fatto seguito un’altra opera di carattere storico, San Giacomo di Stura (2021), dedicata a una fondazione monastica medievale del Torinese, e la traduzione dei Sonetti funebri di Luis de Góngora (2023).
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Se scopo del vivere è, in un certo senso, aspirare alla pace, da intendere come serena accettazione della dolente vulnerabilità connaturata in ogni essere umano, è pur vero che tale itinerario spirituale è reso impervio dall’insorgere di voci che, tra perdita e smarrimento, rivelano l’irraggiungibilità di una quiete scevra di pena e turbamento. Vincitore del Premio Mondello, più volte finalista al Premio Viareggio, Roberto Rossi Precerutti esplora, in questa sua ultima raccolta di versi intitolata Voci per un’ingannevole pace (Neos Edizioni), il bisogno squisitamente umano di una pace che mitighi la pena e il turbamento connaturati a ogni esistenza.
Tuttavia, l’approdo a un’auspicabile condizione di superamento e sublimazione del dolore è reso quasi impossibile dall’insorgere di voci, cioè di volti e immagini di sofferenza e solitudine conservati nella memoria, tali da rivelare la fragilità e la finitudine del nostro essere nel mondo. L’unica barriera all’insensatezza delle cose potrà essere, forse, il fioco lume di bellezza affidato alla parola poetica, scommessa e vocazione insieme.
La prima sezione del libro, Requiem, dedicata alla scomparsa di un’amica dell’Autore, affronta il mistero della fine che ci consegna al silenzio irriscattabile della perdita; motivo, questo, che trova la sua eco nella terza sezione, costituita dal testo che rievoca la tragica morte di uno dei più grandi artisti del Novecento, Nicolas de Staël, e quindi in Elegia, dove al tempo presente si mescolano bagliori di un passato perduto in vanità e chimere, e ancora nelle Piccole prose, amara autobiografia morale affidata a una tagliente prosa aforistica. Eppure, una speranza di senso affiora dalla suite Nel tempo grande, che conferisce alla scrittura il solo riscatto possibile, «nella trasparenza / della luce si riposa ogni / guarigione».
Roberto Rossi Precerutti è nato a Torino nel 1953 da famiglia di antica origine, i Rossi dalla Manta, al cui ramo fiorentino appartenne Ernesto Rossi, illustre figura dell’antifascismo e propugnatore del pensiero federalista europeo. Medievista per formazione universitaria, i suoi contributi di saggista e traduttore (soprattutto dal francese e dall’antico provenzale, ma anche dallo spagnolo e dal catalano) sono apparsi prevalentemente sulla rivista «Poesia» e in alcune antologie dell’editore Crocetti e di Rizzoli-Corriere della Sera. Molte le sue raccolte poetiche, uscite in larga parte presso Crocetti e Aragno. Tra gli ultimi titoli: Genio dell’infanzia cattolica (Aragno 2021), Lo sgomento della grazia (Neos 2022). Più volte finalista al Premio ViareggioPoesia, gli sono stati conferiti prestigiosi riconoscimenti come il Premio Mondello (2006). Per conto della Fondazione «Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini» di Firenze, di cui è socio, ha pubblicato per i tipi di Neos il saggio O poca nostra nobiltà di sangue. Le rimosse origini piemontesi di Ernesto Rossi (2020), cui hanno fatto seguito un’altra opera di carattere storico, San Giacomo di Stura (2021), dedicata a una fondazione monastica medievale del Torinese, e la traduzione dei Sonetti funebri di Luis de Góngora (2023).
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