Rechazo. Una Carta costituzionale non è una dichiarazione di intenti

10 set 2022 · 22 min. 56 sec.
Rechazo. Una Carta costituzionale non è una dichiarazione di intenti
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Una nuova tappa della più lunga e travagliata transizione democratica del Latinoamerica: la "Via cilena" alla uscita dai totalitarismi è una via nuova che non ha modelli precedenti, i giovani in particolare sono refrattari ad accettare minestre riscaldate alle mille interpretazioni del socialismo del Cono Sur e alla ricerca di una proposta adatta alla comunità cilena.
Valutiamo con @DiegoBattistes1 le ragioni della bocciatura di una costituzione che piaceva (fuori dal Cile) per l'intento di superare il feroce neoliberismo di quella di Pinochet e per le ispirazioni molto elevate alla liberazione dei servizi di welfare e bisogni delle minoranze; ma la percezione dei votanti – in questo aiutata da un'informazione di parte – sembra improntata al timore che non esistessero indicazioni pragmatiche e sarebbe rimasta un'ambigua lettera morta di tante buone intenzioni raffazzonate. Una sensazione che forse ha avuto anche Boric, visto che ha più volte annunciato che si sarebbe comunque emendata la Carta qualunque fosse stato il risultato del referendum, perché necessitava di migliorie.
Diego Battistessa ci ha indirizzato verso una lettura del voto che non accusa la maggioranza de i cileni di preferire la costituzione della dittatura, ma piuttosto li vede più pragmatici dei costituenti e consapevoli di cosa deve contenere una Costituzione accettabile da tutti i cileni.
Evidente la divisione del paese e altrettanto chiaro è il bisogno di promulgare una Carta condivisa a cui arrivare con un accordo ampio e non solo sulla spinta delle rivolte contro Piñera che hanno portato al voto di 9 mesi fa e alla vittoria di Boric, che ha appoggiato la costituzione espressione del processo costituente precedente alla sua presidenza: dunque non la Costituzione di Boric, ma quella che nasce dall'esplosione delle rivolte: infatti comprendeva il diritto all'acqua, all'aborto, il riconoscimento delle autonomie di popolazioni indigene facenti parte di uno stato plurinazionale; eppure persino le zone mapuche hanno rigettato la proposta costituzionale.
Ma anche le forze che nel Movimento dell'Estallido social si schierarono più a sinistra in larga parte non hanno votato "apruebo", come segnale di insofferenza verso la moderazione di Boric.
Il risultato è che non si è ottenuto il colpaccio e ora bisogna smussare i toni perché l'opposizione conceda di riconoscerla nel prossimo plebiscito... nel frattempo continua a essere valida la costituzione promulgata dalla dittatura, pur già due volte emendata, pur mantenendo tutti i tratti neoliberisti che la informavano
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