Quando il popolo si solleva l'imperialismo trema
18 ott 2021 ·
15 min. 58 sec.
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Descrizione
“Parlo in nome delle madri dei nostri paesi impoveriti che vedono i loro bambini morire di malaria o di diarrea e che ignorano che esistono per salvarli dei mezzi semplici...
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“Parlo in nome delle madri dei nostri paesi impoveriti che vedono i loro bambini morire di malaria o di diarrea e che ignorano che esistono per salvarli dei mezzi semplici che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo piuttosto investire nei laboratori cosmetici, nella chirurgia estetica a beneficio dei capricci di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di calorie nei pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel. Parlo, anche, in nome dei bambini. Di quel figlio di poveri che ha fame e guarda furtivo l’abbondanza accumulata in una bottega dei ricchi... la politica dell’aiuto e dell’assistenza internazionale non ha prodotto altro che disorganizzazione e schiavitù permanente, e ci ha derubati del senso di responsabilità per il nostro territorio economico, politico e culturale”. [Thomas Sankara, 4 ottobre 1984]
Tre anni dopo il presidente altromondista che in 4 anni aveva condotto l'Alto Volta a diventare Burkina Faso fu ucciso da un complotto ordito dal colonialismo francese, tradito da Blaise Compaoré attualmente rifugiato nella repubblica ivoriana filofrancese dopo averlo sostituito nel governo a Ouagadougou per 27 anni per tutelare gli interessi dei predoni occidentali.
Difficile dimenticare il sogno ecologista di affrancamento degli africani – e soprattutto delle africane da qualunque patriarcato; ancora meno facile seppellirlo durante il processo a 34 anni di distanza dall'omicidio contro tutti quelli che lo perpetrarono.
In questo snodo di ricordi, di centralità del Sahel tra interessi, traffici e lotte locali che diventano globali tra oro e uranio, Barkhane e Wagner, jihad e azawad... era opportuno restituire la parola a chi ha conosciuto e affiancato Thomas Sankara per aggiornare le richieste sempre nel solco tracciato allora per una decolonizzazione reale: Yakouba ha raccontato ai microfoni di Radio Blackout cosa rimane del panafricanismo di Sankara e il senso di quel processo in contumacia ai mandanti di quella strage di 34 anni fa.
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Tre anni dopo il presidente altromondista che in 4 anni aveva condotto l'Alto Volta a diventare Burkina Faso fu ucciso da un complotto ordito dal colonialismo francese, tradito da Blaise Compaoré attualmente rifugiato nella repubblica ivoriana filofrancese dopo averlo sostituito nel governo a Ouagadougou per 27 anni per tutelare gli interessi dei predoni occidentali.
Difficile dimenticare il sogno ecologista di affrancamento degli africani – e soprattutto delle africane da qualunque patriarcato; ancora meno facile seppellirlo durante il processo a 34 anni di distanza dall'omicidio contro tutti quelli che lo perpetrarono.
In questo snodo di ricordi, di centralità del Sahel tra interessi, traffici e lotte locali che diventano globali tra oro e uranio, Barkhane e Wagner, jihad e azawad... era opportuno restituire la parola a chi ha conosciuto e affiancato Thomas Sankara per aggiornare le richieste sempre nel solco tracciato allora per una decolonizzazione reale: Yakouba ha raccontato ai microfoni di Radio Blackout cosa rimane del panafricanismo di Sankara e il senso di quel processo in contumacia ai mandanti di quella strage di 34 anni fa.
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Autore | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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