Prof. Costa: "Con la tecnica di Alan Turin abbiamo dimostrato l'inefficacia del farmaco anti-Alzheimer"
14 giu 2022 ·
10 min. 56 sec.
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Pubblicata sulla rivista Journal of Alzheimer's Disease, la ricerca intitolata "A Bayesian Reanalysis of the Phase III Aducanumab (ADU) Trial", realizzata dai Proff. Tommaso Costa e Franco Cauda del Dipartimento...
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Pubblicata sulla rivista Journal of Alzheimer's Disease, la ricerca intitolata "A Bayesian Reanalysis of the Phase III Aducanumab (ADU) Trial", realizzata dai Proff. Tommaso Costa e Franco Cauda del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, analizza l’efficacia dell’aducanumab (ADU), un farmaco prodotto dall’azienda farmaceutica Biogen per curare il morbo di Alzheimer. I docenti UniTo hanno dimostrato, grazie all’applicazione della statistica bayesiana, che l'efficacia di ADU nel trattamento della patologia era molto bassa.
In questa intervista, il Prof. Costa racconta come è stato condotto lo studio, dalla sua genesi fino alla sua pubblicazione, passando per il rifiuto di alcune riviste specializzate. "Inizialmente - ha dichiarato Costa - le riviste che trattavano la materia non erano interessate al nostro lavoro per motivi editoriali. Allora l'abbiamo caricato su Arxiv.org, un deposito pubblico di ricerche scientifiche molto utilizzato, ad esempio, nel periodo Covid". Qualche mese dopo, visto l'interesse suscitato, lo studio è stato accolto e pubblicato dal Journal of Alzheimer's Disease. Una storia che può essere d'ispirazione per tanti ricercatori e ricercatrici.
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In questa intervista, il Prof. Costa racconta come è stato condotto lo studio, dalla sua genesi fino alla sua pubblicazione, passando per il rifiuto di alcune riviste specializzate. "Inizialmente - ha dichiarato Costa - le riviste che trattavano la materia non erano interessate al nostro lavoro per motivi editoriali. Allora l'abbiamo caricato su Arxiv.org, un deposito pubblico di ricerche scientifiche molto utilizzato, ad esempio, nel periodo Covid". Qualche mese dopo, visto l'interesse suscitato, lo studio è stato accolto e pubblicato dal Journal of Alzheimer's Disease. Una storia che può essere d'ispirazione per tanti ricercatori e ricercatrici.
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Autore | Università di Torino |
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