Paola Del Zoppo "Pong" Sibylle Lewitscharoff

18 lug 2021 · 21 min. 52 sec.
Paola Del Zoppo "Pong" Sibylle Lewitscharoff
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Paola Del Zoppo "Pong" Sibylle Lewitscharoff Del Vecchio Editore Paola Del Zoppo, traduttrice di "Pong", ospite a "il posto delle parole" “Una quiete, che rizzò l’udito di tutte le creature,...

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Paola Del Zoppo
"Pong"
Sibylle Lewitscharoff
Del Vecchio Editore


Paola Del Zoppo, traduttrice di "Pong", ospite a "il posto delle parole"


“Una quiete, che rizzò l’udito di tutte le creature, si posò come un velo di panna lucente sul mondo, ed ecco il grande Zac! Ecco Pong. Ma già adulto. Con tutti i denti e tutti i capelli. Sapeva camminare, sapeva parlare. E come!”

Un Big Bang dell’assurdo ha gettato Pong tra le creature del mondo, costringendolo per tutta la sua esistenza a riconoscere, analizzare, collegare eventi e particolari, a generare nessi inediti, e per lui fondamentali. A Pong, infatti, il mondo piace “perché lui ci vive al centro. Non da qualche parte in un centro qualsiasi, ma proprio nel pericoloso nucleo più denso, il centro dell’uovo”. Da quel centro prendono le mosse la sua routine e i suoi progetti per gestire e individuare paure e precauzioni. “Spostare un solo capello in quel fragile spazio farebbe vacillare il mondo e deragliare dall’orbita luna sole via lattea e addio al sistema”. Il pensiero delirante di Pong misura tutte le cose e tutte le vite, amori, dolori e solitudini. Per non confondersi con i comuni esseri umani, Pong ne decifra e cataloga i parametri. Le donne, per esempio, hanno un valore esprimibile in moneta, e vanno schedate in base ai difetti rilevati. Eternamente condannato all’insoddisfazione, alla delusione, Pong spera di poter compiere comunque le missioni che una voce gli assegna, e si affanna alla ricerca della purezza- Lewitscharoff propone il suo “grande Zac” nella letteratura, tanto originale nelle scelte stilistiche quanto nella bizzarria della trama. Pong ha giustamente guadagnato all’autrice, che esordiva nel romanzo, il Premio Bachmann proprio perché “narrato in un esperanto poetico dei migliori”. L’uso spregiudicato della della commistione tra rappresentazione e narrazione rende il romanzo in sé nucleo denso in cui si generano e ri-generano significati, la storia di un personaggio umano e irrazionale, che per molto tempo accompagnerà i lettori con i suoi interrogativi verissimi e folli.


Sibylle Lewitscharoff
È “la scrittrice” per eccellenza. Nata a Stoccarda, vive a Berlino, in una grande casa, dove c’è spazio anche per le sue altre attività artistiche, tra le quali la composizione e il collage, che talvolta si declinano in immagini per le copertine dei suoi libri. Sibylle Lewitscharoff è inarrestabile. Ha studiato teologia, lavorato come contabile, vissuto a Buenos Aires, a Parigi, per brevi periodi in Italia. Parla molte lingue, ma il codice che conosce meglio è quello della narrazione. I suoi romanzi hanno vinto quasi tutti i premi possibili, tra i più recenti il PREMIO BUCHNER, il più importante premio letterario tedesco. Chiamata a tenere le prestigiose lezioni di poetica a Francoforte, a Zurigo e a Kassel (la cattedra Grimm) ha illustrato come la realtà non sia l’unica unità di misura con cui i narratori, e dunque i loro personaggi, devono e possono fare i conti.



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