Neocolonialismo africano: la trappola dietro allo sforzo di affrancamento

24 giu 2023 · 36 min. 24 sec.
Neocolonialismo africano: la trappola dietro allo sforzo di affrancamento
Descrizione

https://ogzero.org/africa-day-le-sfide-anticoloniali-sono-sempre-attuali/ Se l’Africa ha bisogno della Cina, la Russia ha bisogno dell’Africa. E la Russia in Africa si chiama Wagner Volontà di affrancarsi dal colonialismo, ma senza la forza di...

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https://ogzero.org/africa-day-le-sfide-anticoloniali-sono-sempre-attuali/

Se l’Africa ha bisogno della Cina, la Russia ha bisogno dell’Africa. E la Russia in Africa si chiama Wagner
Volontà di affrancarsi dal colonialismo, ma senza la forza di evitare il neocolonialismo: questa un po’ la sintesi del motivo per cui si è inscenata la spedizione interafricana sul palcoscenico della diplomazia di guerra sulle sponde del Dnepr.

La delegazione di presidenti africani organizzata con l’appoggio di Macron fin dal novembre 2022 raccoglie la crema dei più rappresentativi oligarchi e corrotti, oppressori dei loro sudditi – tutti più giovani dell’oligarchia – e impossibili da destituire, emanazioni dei governi africani, in qualche modo dipendenti da differenti potenze straniere. Questa manica di malfattori ha avuto la possibilità di incontrare i due presidenti protagonisti delle feroci offensive e controffensive della guerra sarmatica, perché sostanzialmente neutrali (più sensibili ai molti conflitti in corso nel loro continente e preoccupati da quello ucraino essenzialmente per le forniture alimentari ai paesi africani); ma fin dall’inizio – allo scalo polacco – i segnali da parte della Nato sono stati di sospetto che la cricca potesse fare da sponda alla narrazione del Cremlino. Tutto ciò è emerso con molto altro, affrontando l’argomento con Angelo Ferrari, perché attraverso un commento a quella situazione si è aperta una prateria di discorsi collegati al neocolonialismo (russo, cinese, ma anche americano, europeo… australiano!). A partire dal fatto che questa missione sembra preparatoria all’incontro al vertice tra Russia e Africa previsto a Sochi alla fine di luglio: il discorso corre subito in Mali – lo scambio tra miniere e lotta al jihad con la Wagner –, ancora più eclatante il micidiale conflitto misconosciuto in Sudan – il legame di Hemedti con la milizia di Prigozhyn (e sua cassaforte che gli consente di sfidare il Cremlino e imporre l'avvicendamento dei vertici militari). Ma poi esemplificativa del saccheggio diventa la produzione del Congo a partire dagli anni Ottanta del Diciannovesimo secolo: ogni decennio vede posto al centro un prodotto essenziale per la produzione del periodo e depredato dall’Occidente.
Affrontando poi la questione della fine dei sussidi in Angola, Nigeria, Senegal contemporaneamente si è addivenuti alla insostenibilità economica dei sistemi-stato – e di nuovo si affaccia la ricattabilità dell’indipendenza dei paesi africani in seguito all’indotto squilibrio economico che li contraddistingue –, per poi dedicarci all’altro aspetto correlato: la demografia e una delle soluzioni proposte di nuovo dal colonialismo. Le nuove capitali edificate e progettate dal nulla; di nuovo altre capitali che non si radicano su nulla, se non su progetti che rispondono a esigenze extrafricane, come gli investimenti della Temasek di Singapore per costruire 123 nuove città in Africa.
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Autore OGzero - Orizzonti geopolitici
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