Milena Agus "La grande invasione"

26 mag 2021 · 22 min. 9 sec.
Milena Agus "La grande invasione"
Descrizione

Milena Agus La Grande Invasione - Ivrea venerdì 28 maggio Antonella Lattanzi e Milena Agus Milena Agus è nata a Genova da genitori sardi e vive a Cagliari, dove insegna...

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Milena Agus


La Grande Invasione - Ivrea
venerdì 28 maggio Antonella Lattanzi e Milena Agus


Milena Agus è nata a Genova da genitori sardi e vive a Cagliari, dove insegna italiano e storia in un istituto superiore tecnico-professionale.
Con nottetempo ha pubblicato Mentre dorme il pescecane (2005), Mal di pietre (2006), Ali di babbo (2008), La contessa di ricotta (2009), Sottosopra (2012), Guardati dalla mia fame (con Luciana Castellina, 2014), Terre promesse (2017). I suoi libri sono tradotti in cinque lingue. L'uscita in Francia del suo secondo romanzo è stato un evento, di critiche e di vendite. Milena Agus ha ricevuto numerosi premi letterari, tra i quali il prestigioso Premio Zerilli-Marimò a New York. Mal di pietre ha vinto il Premio Forte Village (2007) e si è segnalato fra i finalisti del Premio Strega e al secondo posto nel Campiello.

Milena Agus
"Un tempo gentile"
Nottetempo

In un piccolo paese dell'entroterra sardo, nel Campidanese, le vite degli abitanti procedono senza troppe scosse, riparate dai muri grigi delle case rimodernate con blocchetti di cemento e arrese alle monocolture di carciofi e biomasse. Un paese "perduto", con le erbacce nei giardini e senza più vocazione, che si è arenato su una secca e dimenticato del mondo che lo circonda. Finché non arrivano "gli invasori": una manciata di migranti che vengono da lontano e di volontari che li accompagnano, destinati a sistemarsi nel Rudere, una casa abbandonata con le finestre sgangherate aperte sulle colline. Lo sconcerto assale tutti, paesani e invasori: "Non era questo il posto", si ripetono da entrambe le parti - l'una spaventata da quella novità indecifrabile piovuta all'improvviso da chissà dove, l'altra catapultata in quel "corno di forca di paesino sardo" dove i treni non si fermano più. Ma la vita, anche quando sembra scivolare nell'insensatezza, è sempre aperta al futuro, è sempre un "fare, disfare e rifare". E se nel tempo imprevedibilmente gentile di quello strano consorzio umano gli orti tornano a germogliare, il Rudere a popolarsi, le emozioni a dilagare, qualche traccia di nuovo resterà comunque a cambiare i colori delle cose.

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