Mario Fortunato "Lunedì o Martedì" di Virgina Woolf

16 apr 2017 · 17 min. 37 sec.
Mario Fortunato "Lunedì o Martedì" di Virgina Woolf
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Mario Fortunato traduttore e curatore di: "Lunedì o Martedì" tutti i racconti Virginia Wolf Bompiani www.bompiani.eu www.giunti.it Per la prima volta, tradotta da un solo autore, la raccolta completa dei...

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Mario Fortunato
traduttore e curatore di:
"Lunedì o Martedì"
tutti i racconti
Virginia Wolf
Bompiani
www.bompiani.eu
www.giunti.it


Per la prima volta, tradotta da un solo autore, la raccolta completa dei racconti di Virginia Woolf. Scritte fra il 1906 e i primi del '41, a poche settimane dal suicidio dell'autrice, queste pagine testimoniano l'inesorabile messa a fuoco di uno dei maggiori talenti letterari del XX secolo.



Dall'introduzione di Mario Fortunato:
“Una sera di molti anni fa Heiner Müller, un drammaturgo tedesco che non avrebbe potuto essere più lontano dalla scrittura e direi dall'ispirazione di Virginia Woolf, mi disse che per lui lavorare con le parole voleva dire scendere in cantina per dissotterrare i propri morti: e non una ma infinite volte, ogni giorno, senza sosta e inevitabilmente – per tutto il tempo che la stesura di un testo richiedeva. [...] Non c’è una pagina, in queste quarantacinque storie lungo le quali si sperimentano e bruciano esperienze narrative diverse, talvolta incredibilmente diverse fra loro, e durante le quali la Woolf cerca, trova, decostruisce e ricostruisce instancabilmente la propria voce, attraversando i registri del realismo e della sua dissoluzione, del flusso di coscienza e della favola, del comico e del tragico, non c’è una pagina, dicevo, in cui Virginia Woolf non scenda nella cantina di cui sopra. E la sua discesa quotidiana, anno dopo anno, per oltre un trentennio, è tanto più stupefacente, coraggiosa e piena di generosità perché la cantina in cui lei approda non solo è molto più vasta del suo stesso io ma è invasa dall'acqua, allagata, sommersa, e i corpi dei suoi morti non possono essere dissotterrati per il semplice motivo che non giacciono da nessuna parte, ma vagano inquieti e irriconoscibili nella corrente."


Virginia Woolf
Adeline Virginia Stephen Woolf, (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941) scrittrice e saggista è ritenuta oggi una delle principali esponenti della letteratura mondiale e della scrittura al femminile.
Figlia di Leslie Stephen, celebre storico e critico letterario e di Julia Jackson Duckworth, entrambi al secondo matrimonio, dopo la morte dei genitori e della sorella Stella (1897) si trasferisce da Kensigton nel quartiere londinese di Bloomsbury. Nasce così quel cenacolo progressista, destinato a influenzare il clima culturale inglese, chiamato appunto gruppo di Bloomsbury, di cui facevano parte scrittori e artisti che condividevano valori e idee innovative sull’importanza della sperimentazione e del piacere estetico.
Nel 1917 fonda con il marito Leonard Woolf la casa editrice Hogarth Press e inizia quell’attività frenetica e coinvolgente che spinge la coppia a impegnare tempo ed energie nella ricerca di autori nuovi e di particolare talento.
Le ricorrenti crisi depressive di cui la scrittrice soffre rendono via via sempre più critiche le sue condizioni mentali, nonostante riesca a condurre un’esistenza apparentemente normale e attiva. “NonVirginia Woolf 1927 faccio che udire voci e so che questa volta non ne uscirò. Ho lottato, ma non ce la faccio più.”
Il 28 marzo del 1941, dopo aver scritto una lettera al marito Leonard e un’altra alla sorella Vanessa, muore suicida nel fiume Ouse, non lontano dalla casa di campagna di Rodmell. Si riempì le tasche di sassi per andare affondo meglio e allontanare più velocemente le paure che per tutta la vita l’ avevano perseguitata.
L’intensa attività critica iniziata fin da giovane spinge Virginia a riflettere sulla propria poetica e sulla mutata realtà del Novecento a cui il romanzo tradizionale di tipo ottocentesco non era più in grado di corrispondere.
Nel 1922 scrive La camera di Giacobbe, dedicato al fratello morto, Thoby, preceduto nel 1915 da La crociera e poco dopo da Notte e giorno nei quali si rifà alla tradizione realistica classica.
La camera di Jacob rappresenta un momento di svolta importante nel suo percorso narrativo per il prevalere dell’introspezione psicologica, tramite il monologo interiore, che pone in secondo piano “la trama”, considerata una “volgarità da giornalisti” e ne umanizza i personaggi penetrandone l’interiorità.
Il libro riunisce una serie di frammenti-ricordo colti dalla vita del fratello la cui morte, durante la prima guerra mondiale, non viene menzionata ma dedotta dagli effetti secondari degli avvenimenti principali.
“La vita non è che una processione di ombre e Dio solo sa perché le abbracciamo tanto ardentemente e le vediamo scomparire con tanta angoscia dato che sono ombre “.

I personaggi di Virginia Woolf non hanno contorni precisi e intorno a loro aleggia un senso di mistero attraverso cui la scrittrice vuole esprimere il mutamento e insieme la continuità dell’identità di ciascun individuo. Si fa riferimento in particolare a La Signora Dalloway(1924), ai Ramsay di Gita al faro(1927), ai seiGeorge Charles Beresford - Virginia Woolf in 1902 personaggi de Le onde(1931), osservati nelle tappe della loro esistenza.
In La Signora Dalloway si contrappongono l’amore estatico per la vita di Clarissa, signora dei quartieri alti londinesi, e l’impulso di morte di Septimius, reduce di guerra, in preda alla follia e ad allucinazioni.
Da tale contrapposizione nasce proprio la straordinaria ricchezza del romanzo in cui la vita si riafferma contro la morte e la distruzione. Clarissa “ancora possedeva quel dono: di essere, esistere e tutto riunire nell’attimo fuggente”.
In Orlando (1928), ora uomo ora donna, l’autrice si sofferma sugli aspetti maschili e femminili che convivono nell’essere umano e attraversa vari secoli della storia e cultura inglese, dall’età elisabettiana al diciannovesimo secolo. Il libro è divertente e ricco di ironia nel rappresentare gli effetti dei condizionamenti sociali sul comportamento.



Mario Fortunato
E' nato in Calabria e ha vissuto a Roma, New York, Como, Milano, Berlino e a lungo a Londra, dove è stato Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura. Nel 2002 grandi intellettuali inglesi hanno pubblicato sull’Observer, su The Guardian e su The Indipendent (ripreso poi da Libération in Francia e da La Repubblica in Italia) un appello perché non venisse destituito dall’incarico dal governo Berlusconi. Come giornalista collabora con il settimanale L’Espresso. Nella collezione Einaudi «Scrittori tradotti da scrittori», ha curato la versione italiana di Boule de suif e La maison Tellier di Guy de Maupassant. Ha pubblicato molti libri di narrativa, fra i quali Luoghi naturali, L’arte di perdere peso, I giorni innocenti della guerra (libro secondo nella finale del Premio Strega 2007 e vincitore del Premio Mondello e Super Mondello), Allegra Street e Il viaggio a Paros. È anche autore di due memoir: Amore, romanzi e altre scoperte e Quelli che ami non muoiono. Ha un blog molto seguito: fortunato.blogautore.espresso.repubblica.it.



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