Legge 180, Basaglia e psichiatria tra memoria, presente, futuro - Intervista a Natale Calderaro

3 ago 2024 · 1 h 19 min. 23 sec.
Legge 180, Basaglia e psichiatria tra memoria, presente, futuro - Intervista a Natale Calderaro
Descrizione

Tra i fili della memoria, nelle parole e nei racconti di chi ha attraversato con la propria anima e il proprio lavoro la rivoluzione basagliana, si innestano fibre che, intrecciandosi,...

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Tra i fili della memoria, nelle parole e nei racconti di chi ha attraversato con la propria anima e il proprio lavoro la rivoluzione basagliana, si innestano fibre che, intrecciandosi, creano il tessuto della nostra storia. Si tratta di una storia che ci scorre nelle vene, che ci riguarda, che ci interessa tutti da vicino.

Il tono di voce emozionato che Natale Calderaro ha adoperato nella nostra prima chiacchierata telefonica, è testimonianza di una memoria viva, vigile, ancora disposta a mettersi al servizio del presente e del futuro. Una memoria che non è rimpianto, né consolazione, né autocelebrazione ma che è costruzione partecipe e promessa per il domani.
Affinché quanto vissuto da queste persone, da questi professionisti, dagli uomini e dalle donne che quella rivoluzione degli anni '70 in Italia l'hanno costruita e voluta, non sia solo un vago ricordo per nostalgici è necessario parlarne ancora, chiedere ai protagonisti di raccontare, diffondere, rievocare per sapere e per agire.
Aneddoti, buone pratiche di cura, storie di vita, racconti di medici, di infermieri, vissuti dei malati e delle loro famiglie: tutto questo compone quanto di più prezioso meriti di essere custodito in questo mondo rotto e dalla memoria corta. Un fuoco da tenere sempre acceso.


Il 23 luglio 2024 alle ore 18.15 Natale Calderaro è stato protagonista di una intervista su legge 180, Basaglia, psichiatria e quel che ci resta da fare per continuare a costruire un domani fatto di dignità e di salute per tutti.


Per presentare il dott. Calderaro, riporto di seguito alcuni cenni relativi alla sua lunga carriera professionale. 
"Natale Calderaro, Psichiatra, Psicoterapeuta. Direttore dei Servizi di Salute Mentale di Genova-Levante dagli anni ’80 al 2011. E’ stato Coordinatore Sanitario dell’Ospedale San Martino – USL 13. Ha insegnato nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Genova, nella Scuola di Specializzazione in Psichiatria. Docente nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica “Il Ruolo Terapeutico” di Genova."


Vorrei lasciare altre suggestioni riportando uno stralcio di testo scritto da Natale Calderaro (fonte: "Da Palermo a Genova" http://www.psychiatryonline.it/sites/default/files/TESTIMONIPRIVILEGIATI8.pdf )
"[...] Un trattamento terapeutico non può limitarsi al ridimensionamento dei sintomi più disturbanti, deve poter sempre ricercare un senso nei percorsi di malattia, sostenere il paziente ed alimentare la fiducia che anche la sofferenza possa essere compresa e trasformata.
I Servizi di Salute Mentale possono fare questo, se gli operatori costruiscono nel tempo un orientamento culturale coerente, basato sulla capacità di accoglienza, sulla disponibilità a dare risposte non invasive ma attente ai problemi, alle difficoltà, al malessere di chi richiede le nostre cure. Attenzioni analoghe devono poter percepire i familiari, pur nelle differenze dei ruoli parentali.
I servizi territoriali possono affrontare tali compiti - specie nelle situazioni di patologie gravi - se costruiscono nel tempo équipes omogenee, armoniche, sufficientemente stabili, che utilizzano un funzionamento gruppale, con la partecipazione e la valorizzazione di tutte le professionalità. Solo così può essere costruito un stile di lavoro che diventa riconoscibile e produttivo, un particolare clima che risulta poi specifico di un determinato gruppo di lavoro e che rende più difficile parcellizzazione degli interventi, frammentazione delle strategie operative e, alla fine, disagio per gli stessi curanti. Queste esigenze si rendono imprescindibili, anche nei passaggi attuali, se vogliamo tenere aperte quelle prospettive che hanno contraddistinto, dalla 180 in poi, il cosiddetto “caso italiano” della psichiatria. [...]"
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