La società calabrese da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro

24 dic 2023 · 31 min. 29 sec.
La società calabrese da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro
Descrizione

La Calabria, come non rappresenta un'unità linguistica, non rappresenta neppure un’unità etnica. A parte la comune definizione che «il calabrese è ottimo o pessimo», si può attribuire ai due tipi...

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La Calabria, come non rappresenta un'unità linguistica, non rappresenta neppure un’unità etnica.
A parte la comune definizione che «il calabrese è ottimo o pessimo», si può attribuire ai due tipi del calabrese un’area; quella che va da Squillace alla punta meridionale della penisola, e quella che da Squillace va ai confini settentrionali della regione.
Questa è la Calabria Italica, che arrivò prima a contatto coi Romani, il cui dialetto è penetrato con le parole e forme latine più antiche, in cui il tipo fisico e a disposizione dell’ingegno è italico; una familiarità e semplicità e sobrietà, un'acutezza e penetrazione a servizio di uno spirito di ricerca, un senso della natura e della vita senza idoleggiamenti, giacché appaiono in sé e nella loro umiltà poetici.
L'altra parte della Calabria, da Squillace in giù, entrò tardi a contatto con la romanità, verso l'undicesimo secolo, quando questa era già soltanto un ricordo.
Così la popolazione ha tutt’altri caratteri della Calabria Romana, caratteri Greci, come la mobilità, una certa tendenza al vivere delicato anche se la vita è povera; ospitali sebbene diffidenti degli stranieri, molto stimanti di sé, inclini alle lettere sebbene a loro modo e con un culto estremo e pedissequo del passato, sensuali, pronti d'ingegno, e adattabili.
E i Cosentini, i vecchi Bruzzi, patriarcali, modesti, sofferenti, poco tementi del pericolo, vendicativi, acuti di mente, curiosi degli altri e della cultura, ragionanti.Il calabrese è curioso di conoscere e di sapere, la sua delizia è ascoltare persone colte che parlano, anche se a lui non arriva interamente il senso dei grandi e profondi concetti.
E’ come il povero davanti allo spettacolo di una festa apparecchiata, non per lui, ma di cui gli arrivano i suoni, le luci, i colori.
Senza invidia.
Con un cocente rimpianto d'un bene fatto per tutti gli uomini.
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Autore Giuseppe Cocco
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