Capita a volte che la pressione che il mondo esercita sulla scuola si faccia sentire con una certa forza e che qualcosa, sotto forma di moda o, più normalmente, di circolare ministeriale, si faccia strada nelle classi. E però di questa apparente minaccia al golem della tradizione, del programma da finire entro giugno o della lezione frontale rimane ben poco una volta che la circolare si è aggiunta alla pila nel cassetto, lasciando al massimo qualche cascame e un po’ di confusione in più. Le uniche tracce di questo passaggio sono alcune parole che diventano ben presto un feticcio, e cioè più che illuminare una direzione precisa, un’idea chiara di cosa fare, diventano un simbolo al quale tendere ognuno a proprio modo, disperdendo le energie e azzerando l’impulso iniziale. Pensate, per esempio, a quanto si straparla di digitale, di competeneze e, parola feticcio somma, di territorio. È, come sempre, un peccato, perché saper creare una rete tra le scuole e le tante associazioni che a vario titolo si occupano di educazione in una zona (case di quartiere, librerie, scuole di musica, gli scout, associazioni sportive, scuole coraniche: fate voi) è un compito difficilissimo,ma che permette di coordinare le energie, di riconoscere certi bisogni condivisi, di costruire relazioni migliori e spesso di risolvere problemi che da soli in classe non si sarebbero potuti affrontare. Per questo abbiamo pensato di invitare a Tarapia tapioco Erika Mattarella, che da molti anni lavora ai Bagni pubblici di via Agliè, che è un posto a Barriera Milano, un quartiere di Torino, in cui si fanno molte cose, e dove Erika e tantissimi altri sono riusciti a creare la rete di cui dicevamo. Ma soprattutto è un posto dove di parole feticcio ce ne sono ben poche.
Tarapia tapioco è un podcast di
Qwerty scritto e condotto da Enrico Zappatore e Paolo Guandalini.
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