La libertà al tempo dell’Intelligenza Artificiale

3 nov 2019 · 16 min. 11 sec.
La libertà al tempo dell’Intelligenza Artificiale
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La libertà al tempo dell’Intelligenza Artificiale. da Micromega- di Nicolò Bellanca. Articolo letto dalla sintesi vocale VOCEVIVA. Ha ancora senso, nell’epoca delle macchine intelligenti e dell’analisi biochimica dei nostri processi...

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La libertà al tempo dell’Intelligenza Artificiale.
da Micromega- di Nicolò Bellanca.
Articolo letto dalla sintesi vocale VOCEVIVA.

Ha ancora senso, nell’epoca delle macchine intelligenti e dell’analisi biochimica dei nostri processi decisionali, trarre ispirazione, nelle nostre azioni etiche e politiche, dall’idea della libertà umana? Sì, ma occorre riformularla per confrontarsi con la soggettività “aumentata” dall’Intelligenza Artificiale . Una critica al fatalismo come nuovo atteggiamento ideologico dominante.
Ha ancora senso trarre ispirazione, nelle nostre azioni etiche e politiche, dall’idea della libertà umana? Ha ancora senso, nell’epoca delle macchine intelligenti e dell’analisi biochimica dei nostri processi decisionali? Iniziamo evocando alcune semplici definizioni e alcuni punti del dibattito in corso di svolgimento. L’Intelligenza Artificiale, (I,A), esiste quando una macchina si comporta in modi che chiameremmo intelligenti se a comportarsi così fosse un essere umano. Su uno degli aspetti più importanti dell’intelligenza umana, la capacità di apprendere, i computer si stanno rivelando, negli ultimi anni, altrettanto validi, o migliori, di noi in compiti come il riconoscimento vocale, la traduzione linguistica o l’identificazione delle malattie dalle analisi radiografiche.
Queste formidabili prestazioni sono consentite dall’affermarsi del machine learning. A lungo i computer sono stati programmati unicamente mediante algoritmi: sequenze di istruzioni che indicano come risolvere un problema. Tuttavia, per molti dei problemi che contano nella vita, camminare, nuotare, andare in bicicletta, riconoscere un viso o capire una parola detta o scritta, non siamo in grado di scrivere un preciso algoritmo. L’Intelligenza Artificiale sta superando questa difficoltà mediante un approccio basato su esempi. Esaminando molti casi di risposta ad una certa classe di problemi, il computer procede ad una generalizzazione che gli permette di affrontare anche situazioni parzialmente nuove e differenti: esso impara ad imparare sotto la supervisione di un umano, effettuando una fase di “allenamento” al termine della quale manifesta intelligenza, intesa come capacità di realizzare fini complessi, ovvero di risolvere problemi. Quest’anno, ad esempio, il programma informatico Pluribus ha battuto a Texas hold’em, una delle specialità più diffuse del poker, cinque giocatori professionisti. Gli aspetti più notevoli sono stati che il programma si è allenato giocando contro sé stesso, partendo da zero, ossia senza analizzare partite già giocate; e che a poker non sappiamo quali carte hanno in mano gli avversari e non c’è un solo vincitore, ossia si tratta di un gioco più vicino degli scacchi (nel quale conosciamo la disposizione dei pezzi sulla scacchiera e, alla fine, vi è un solo vincitore) al mondo reale...
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