La guerra negli Stati Uniti di cui non si parla nei tg
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LA GUERRA NEGLI USA DI CUI NON SI PARLA NEI TG di Luca Volontè
I violenti vandali abortisti, in primis il gruppo Jane's Revenge, hanno invitato mercoledì 15 giugno tutti i loro adepti ad iniziare, anzi, a proseguire la guerra contro chiese, giudici e centri pro vita del Paese. Lo hanno fatto con un comunicato a cui, al momento, non è seguita alcuna reazione ufficiale della Casa Bianca. Anzi, Joe Biden pensa a un ordine esecutivo per contrastare le leggi pro life dei tanti Stati governati dai Repubblicani.
Sono giorni di grave preoccupazione. Lunedì 13 giugno gli stessi terroristi avevano bloccato le vie d'accesso alla Corte Suprema, dopo averlo ampiamente annunciato; solo per la solerzia della polizia, non sono passati all'assalto dei giudici. La decisione della Corte sull'aborto dovrebbe essere presa entro le prossime due settimane, ma il clima di tensione, le minacce e i complici silenzi di abortisti, istituzioni, grandi interessi finanziari e mass media proseguono senza sosta. Il reporter di Townhall, Julio Rosas, ha seguito la protesta del 13 giugno: i manifestanti pro aborto hanno bloccato diverse strade e tentato di 'sequestrare' la Corte, come anticipato dal gruppo pro aborto "Shut Down D.C." la settimana precedente; alla marcia di qualche migliaio di persone si innalzava lo striscione: "La nostra casa è in fiamme". Il peggio non è avvenuto, alcuni degli attivisti abortisti che hanno fatto dichiarazioni alla marcia avevano addirittura 14 anni, con loro un'insegnante che aveva trascinato con sé i propri studenti di terza media.
GRUPPI ABORTISTI VIOLENTI
Nei giorni scorsi, i violenti gruppi abortisti che hanno incendiato diversi centri pro life in Wisconsin, Alaska, Washington, Oregon e New York e che hanno vandalizzato più di una dozzina di chiese e centri di gravidanza, hanno colpito ancora, incendiando con bombe molotov un altro centro di aiuto alla gravidanza in Oregon e distruggendone uno in Florida. Non dimentichiamo le indagini sulle cause dell'incendio che ha distrutto la chiesa cattolica di Nostra Signora del Santo Rosario di Hostyn, in Texas (l'indagine è ancora in corso: non è esclusa la causa dolosa).
Il 13 giugno, i vescovi cattolici americani hanno nuovamente chiesto, con una dichiarazione ufficiale, la fine della violenza, dopo i continui attacchi alle chiese e ai centri di gravidanza pro life: "Esortiamo i nostri rappresentanti eletti a prendere una posizione forte contro questa violenza e le nostre autorità di polizia ad aumentare la loro vigilanza nel proteggere coloro che sono in maggiore pericolo", hanno scritto i vescovi, con un chiaro richiamo al colpevole silenzio del presidente Biden. Il cardinale Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York (responsabile per la libertà religiosa), e William E. Lori, arcivescovo di Baltimora (responsabile per le politiche pro life), a nome di tutti i vescovi, hanno lamentato come questi atti siano chiaramente in "opposizione agli insegnamenti della Chiesa sulla vita nel grembo materno". Mercoledì 15 giugno si è avuta notizia di altri centri pro life cattolici vandalizzati e incendiati in due diverse città: Filadelfia e Portland.
MINACCE SEMPRE PIÙ VIOLENTE
Dopo il tentato omicidio plurimo ai danni del giudice Brett Kavanaugh e della sua famiglia, e dopo le minacce sempre più violente contro i figli e le chiese frequentate da Amy C. Barrett e Samuel Alito, nonché contro questi stessi giudici, Biden non ha ancora espresso una sola parola di condanna verso questi terroristi interni e, addirittura, 27 deputati del Partito Democratico hanno votato contro l'approvazione finale della legge che dovrebbe rafforzare la sicurezza di giudici e funzionari della Corte Suprema. Siamo di fronte a un fiancheggiamento e finanche a un sostegno, chiaro e gravissimo, alle violenze. I mass media "il-liberal" non hanno dato alcuno spazio, a sette giorni dagli avvenimenti, nemmeno al tentato omicidio del giudice Kavanaugh; in nessuna delle trasmissioni televisive dei grandi network di informazione americana - ABC, CBS, NBC e CNN - si è sfiorato il tema dell'incidente che poteva costare la vita al giudice e alla sua famiglia. Inutile chiedersi cosa avrebbero fatto i politici Dem e la grande stampa nazionale se ad essere minacciate fossero state le vite e le famiglie dei giudici liberal.
NESSUNA MISURA DI SICUREZZA
Al momento nessuna nuova misura di sicurezza è stata presa per la tutela dei giudici, anche perché la legge approvata in tal senso dal Congresso non è stata ancora firmata da Biden. Anzi, il silenzio del presidente sul fronte della sicurezza dei giudici potrebbe, all'opposto, anticipare la decisione di emanare un ordine esecutivo pro aborto, come già anticipato il mese scorso. Sarebbe un atto puramente politico e autoritario, che ordinerebbe alle agenzie federali di tutelare l'aborto nell'intero Paese contro ogni legislazione dei singoli Stati. Un atto chiaramente incostituzionale (non esiste un diritto costituzionale all'aborto) che sarebbe probabilmente abrogato dai giudici in breve tempo, ma invierebbe un chiaro segnale ai rivoltosi violenti, come dire che il presidente degli Stati Uniti appoggia totalmente la loro guerra e le loro violenze contro la vita del concepito e chiunque osi difendere la dignità dei bimbi non nati e la maternità.
Un concetto ribadito, del resto, anche dalla vicepresidente Kamala Harris in questi giorni: "L'aborto è una questione di libertà". E rilanciato dai soliti gruppi di pressione, come l'Associazione Medica Americana ("Vietare l'aborto è contro i diritti umani") e il Guttmacher Institute, che ha commentato favorevolmente la crescita degli aborti nel Paese (+8% nel 2020), dopo anni di declino.
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Autore | BastaBugie |
Organizzazione | BastaBugie |
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