Contatti
Info
Tutto quello che non vi dicono sugli Stati Uniti d'America
13 NOV 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7976
TRUMP SCONFIGGE KAMALA (E LA NARRAZIONE DEI MASS-MEDIA) di Giuliano Guzzo
Chissà in che mondo vivono. Il dilemma irrisolto, dinnanzi alla nettissima vittoria di Donald Trump - rieletto Presidente degli Stati Uniti a furor di popolo (ha trionfato pure sul voto popolare, cosa che non aveva fatto neppure nel 2016) -, è sostanzialmente questo. Esiste difatti una nutrita schiera di giornalisti, influencer, esperti di cose americane ed opinionisti vari che per settimane, anzi in realtà per mesi, sulle elezioni degli Stati Uniti non ha fatto cronaca, semmai fantascienza. Come? Prima elogiando la candidata democratica, da subito presentata in odore di trionfo - Ricordate? «Kamala Harris già in vantaggio di due punti» (Corriere della Sera 24/7/2024) -, poi assicurando fin agli sgoccioli della campagna elettorale che non ci sarebbe stata partita, perché la vice di Biden «ha quattro punti di vantaggio su Trump» (IlSole24Ore, 3/11/2024). Certo, prudenzialmente alcuni avevano anche parlato negli ultimi giorni di "testa a testa" tra i due candidati, vero. Ma era palese che lo facessero più per scaramanzia che per altro, dato che nella narrazione dominante, non solo negli States (anche nelle tv italiane, fino a ieri sera, era dura trovare mezzo simpatizzante repubblicano), queste elezioni avevano, da una parte, una candidata con qualche pecca ma comunque donna e progressista - quindi una candidata del Bene -, e, dall'altra, una sorta di mostro impresentabile. Chi avesse dei dubbi al riguardo, può controllare l'aria da funerale che tira nei talk show di queste ore, i cui studi ricordano per vivacità la casa della famiglia Addams: sguardi vitrei, volti pallidi, commenti a denti stretti, parole di preoccupazione perché «adesso chissà che succederà all'Europa». C'è insomma tutta la conferma che chi doveva fare informazione ha in realtà fatto altro, e cioè militanza. La prova che le cose stiano così sta nel fatto che, a ben vedere, la vittoria di Donald Trump qualcuno l'aveva prevista eccome. Per esempio, l'istituto demoscopico AtlasIntel - lo stesso, guarda caso, che pure nel 2020 ci aveva azzeccato col massimo grado di accuratezza. Ma anche i mercati e gli scommettitori, in realtà, davano per probabile un ritorno alla Casa del Tycoon. Irrituale era parso pure il mancato endorsement dem di testate come il Washington Post e Los Angeles Times. Insomma, i segnali che il vento non fosse proprio pro Harris c'erano. Eppure, dicevamo, per mesi c'è stato raccontato ogni giorno un mondo che, semplicemente, non esiste. È il mondo insegnato nelle università «inclusive» e per i quale si battono le varie Taylor Swift Julia Roberts, Oprah Winfrey e Lady Gaga... Tutte signore professioniste nei loro ambiti, sia chiaro. Ma che forse hanno qualche problemino a capire la realtà. Solo infatti chi staziona in un universo parallelo - a proposito del chissà in che mondo vivono - può stupirsi del fatto che alla maggioranza delle persone l'aborto libero fino al nono mese possa interessare più di un lavoro ben retribuito, o che gli asterisch* possano venir prima dei controlli sull'immigrazione, o che consentire agli uomini che "si sentono donne" di andare nei bagni delle donne sia prioritario rispetto al provare a fermare le guerre nel mondo. Da questo punto di vista, quanto avvenne nel 2016 - quando Hillary Clinton venne anche sconfitta pur essendo portata il palmo di mano dall'establishment -, avrebbe dovuto insegnare qualcosa. E invece i paladini del progressismo continuano a intonare le loro filastrocche; e i giornalisti espressione di quella parte (cioè il 90%) a fare gli espertoni che la sanno lunga. Non c'è quindi da illudersi sul fatto che questa pur vasta vittoria di Donald Trump possa cambiare le cose. Però poi non stupiamoci se molti diffidano dell'informazione. Piantiamola cioè di cadere dalle nuvole, davanti al calo delle vendite dei giornali. Nel nostro piccolo, come Timone - fa testo il numero di ottobre della nostra rivista -, abbiamo sempre raccontato che il 5 novembre si sarebbero sfidate due diverse Americhe, senza però mai neppure immaginare che quella incarnata dal candidato repubblicano fosse brutta, sporca e cattiva, tutt'altro. Invece tantissimi altro lo hanno fatto, atteggiandosi pure a guru, e oggi dinnanzi a questa figuraccia epica - questa sì brutta, sporca e cattiva -, forse farebbero meglio a fare autocritica, questa sconosciuta, e a rendersi conto che la realtà non è come la raccontano. E non lo è mai stata.
30 OTT 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7963
LA HARRIS ABOLIRA' L'OBIEZIONE DI COSCIENZA PER COSTRINGERE I MEDICI A PRATICARE L'ABORTO di Manuela Antonacci
Evidentemente fa intrinsecamente parte del suo programma elettorale e della sua vocazione politica ridurre a zero la vita nascente, se tra gli impegni che Kamala Harris ha promesso di portare avanti, qualora venisse eletta, c'è quello di vietare qualunque forma di obiezione verso l'aborto, per qualunque motivo, compresa la fede. Peraltro, la Harris, ha sottolineato anche che non farà alcuna concessione ai repubblicani su questo.
Il contesto in cui ha proferito queste ferali parole è stata un'intervista rilasciata lo scorso martedì, quando Hallie Jackson di NBC News le ha chiesto quali concessioni era disposta a fare, sull'interruzione di gravidanza in merito alle leggi federali sull'aborto.
Chiarissima la sua risposta: «Non credo che dovremmo fare concessioni quando parliamo di una libertà fondamentale, quella di prendere decisioni sul proprio corpo». Ma Jackson l'avrebbe incalzata chiedendo se sarebbe stata disposta a tendere "un ramoscello d'ulivo" ai repubblicani moderati che considerano l'aborto legittimo, ma non sostengono tutte le politiche sull'aborto di Harris. Ma anche stavolta la vicepresidente avrebbe respinto la proposta, dicendo che l'aborto "non può essere negoziabile".
Eppure, al contrario, proprio il diritto alla vita ci risulta essere tra i principi non negoziabili, ma evidentemente la Harris deve avere le idee non chiare, se ha continuato a sostenere la sua tesi affermando: «Non ho intenzione di impegnarmi in alcuna ipotesi perché potrebbero profilarsi una varietà di scenari. Cominciamo con un fatto fondamentale: una libertà essenziale è stata tolta alle donne d'America, la libertà di prendere decisioni sul proprio corpo. E questo non può essere negoziabile, ovvero dobbiamo ristabilire le garanzie della Roe v. Wade».
Dunque, il suo tentativo "democratico", sarà quello di imporre l'aborto su richiesta in tutti i 50 Stati americani, calpestando anche le obiezioni legate alla libertà religiosa. Ma tutto ciò è coerente con il suo operato da senatrice, nel 2019, quando avrebbe introdotto il Do No Harm Act, allo scopo di ridimensionare la possibilità di esercitare l'obiezione sull'aborto, come esercizio legittimo della propria libertà religiosa.
La proposta di legge, che fortunatamente non è riuscita a superare la Commissione Giustizia del Senato, prevedeva che i datori di lavoro credenti non venissero esentati dal coprire "qualsiasi servizio sanitario" richiesto dalla legge federale. Ciò avrebbe eliminato qualunque obiezione per motivi di fede riguardo la pratica dell'aborto, la contraccezione e gli interventi chirurgici sui transgender.
Tutto ciò risulta perfettamente coerente con le politiche dell'amministrazione Biden-Harris degli ultimi quattro anni. In particolare, nel 2022 il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha promulgato una norma che cercava di costringere tutti gli ospedali, compresi quelli cattolici, a fornire aborti, se costituivano un "trattamento stabilizzante" ai sensi dell'Emergency Medical Treatment and Labor Act (EMTALA). Questa regola è stata bloccata dalla Corte d'Appello degli Stati Uniti, mentre la Corte Suprema ha rifiutato di ascoltare l'appello dell'amministrazione.
Dunque, non sarebbe la prima volta che Harris arriva ad usare il suo potere politico per calpestare i diritti degli americani credenti. Ricordiamo anche che durante questa sua corsa verso la presidenza, si è rifiutata di sconfessare l'aborto tardivo, che è già legale in diversi stati, purtroppo.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Pur di ripristinare l'aborto, la Harris cambierebbe la Corte Suprema" mette in luce che la candidata democratica, se eletta presidente, potrebbe cambiare la Corte Suprema. Non limitandosi a nominare i suoi giudici, ma alterandone la composizione. Tutto perché l'attuale Corte Suprema non ritiene che l'aborto sia un diritto federale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 ottobre 2024:
Kamala Harris, se eletta presidente, potrebbe cambiare il volto del potere giudiziario americano. Potrebbe portare a termine una riforma che il suo attuale presidente Joe Biden ha solo abbozzato, minacciato in certi casi, ma mai affrontato. Quel che la Harris potrebbe fare è: l'ampliamento della Corte Suprema. Con uno scopo politico ben preciso: superare la maggioranza conservatrice che, per dire un tema caro all'attuale candidata, ha annullato la sentenza Roe vs Wade sull'aborto, facendo tornare agli Stati la decisione sulla sua legalizzazione. Quindi è sempre sull'aborto che torna la Harris e per farlo tornare legale a livello federale, anzi affermarlo come diritto inviolabile, sarebbe disposta a cambiare anche la Costituzione.
La Harris, in un'intervista alla Cnn ha dichiarato quel che Biden ha sempre evitato di dire esplicitamente: «Il popolo americano sta perdendo sempre più fiducia nella Corte Suprema, in gran parte a causa del comportamento di alcuni membri della Corte e di alcune sentenze, tra cui la decisione Dobbs (quella sull'aborto, ndr), che ha eliminato un precedente in vigore da 50 anni, proteggendo il diritto di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo. Perciò credo che ci debba essere una sorta di riforma della Corte, e possiamo studiare come questa si configuri effettivamente».
Anche Joe Biden, in questi mesi di campagna elettorale, a dire il vero, sta parlandone in modo sempre più esplicito. Ad esempio, nell'evento in cui si celebrava il sessantesimo anniversario dell'introduzione della Legge sui Diritti Civili, ha dichiarato che «L'estremismo sta minando la fiducia dell'opinione pubblica nelle decisioni della Corte». E per "estremismo" intende, appunto, sempre la posizione sull'aborto: se non lo ritieni un diritto costituzionale, fondamentale, inviolabile, sei "estremista". Infatti, in quella occasione, parlando alla Lyndon B. Johnson Library di Austin, in Texas, Biden ha detto che in passato la Corte Suprema ha difeso i diritti civili in modo anche aggressivo, «ma ora viviamo in un'epoca diversa». Perché: «Negli ultimi anni, le opinioni estreme che la Corte Suprema ha emesso hanno minato i principi e le protezioni dei diritti civili stabiliti da tempo», ha affermato.
In che modo si intende riformare la Corte Suprema che, dal 1869, è composta da 9 giudici supremi a vita, nominati dai presidenti? L'idea è quella di aggiungere altri membri e obbligare i vecchi giudici a ritirarsi, una volta superata una certa età (da stabilire). Attualmente i giudici più anziani sono entrambi conservatori: Clarence Thomas (76 anni) e Samuel Alito (74). Sono entrambi presi di mira dai progressisti che li accusano anche di una condotta poco etica nelle loro vite, per aver accettato regali e aver fatto troppa politica a favore dei Repubblicani. Nel 2023 è stato introdotto, dalla Corte Suprema stessa, un codice di condotta etica. Ma l'opposizione di sinistra ritiene che sia solo una foglia di fico, perché la sua implementazione dipende dai giudici stessi. Biden (e la Harris con lui) propone dunque un codice di condotta che venga implementato rispettato seriamente. Col rischio, però, di ingerenze del governo nell'attività dei giudici.
Per riforme di questa portata occorre la maggioranza qualificata. Ma la Harris ha chiesto che i Democratici, se a novembre manterranno il Senato, aggirino la regola della maggioranza qualificata a 60 voti, per approvare queste proposte di legge senza accettare nemmeno un minimo compromesso.
Ci sono già proposte di legge per aumentare i membri della Corte Suprema, come quella a firma del senatore democratico Ron Wyden che prevede l'aumento a 15 giudici supremi nei prossimi tre termini presidenziali (12 anni). Come spiega il Wall Street Journal, «I sostenitori più agguerriti dei limiti di mandato sostengono che il Congresso potrebbe creare una nuova carica di "giudice anziano", che inizierebbe dopo 18 anni di servizio regolare. L'idea è quella di privare i giudici supremi della capacità di esaminare gli appelli, fingendo però che mantengano le loro cariche. È incostituzionale, ma non è detto che i Democratici non ci provino comunque con uno statuto».
Il primo tentativo (fallito) di cambiare la composizione della Corte Suprema risale al 1937, ad opera dell'allora presidente Franklin Delano Roosevelt, sempre un Democratico. La sua riforma prevedeva la nomina di un nuovo giudice (fino a un massimo di sei) per ogni vecchio giudice supremo che avesse superato il 70mo anno di età. Quindi c'erano già allora le due idee principali della riforma democratica della magistratura suprema: il limite di età e l'aumento del numero dei giudici (per aggirare in conservatori). La stessa compagine democratica al Congresso si divise e la legge non passò.
Allora come ora, la maggioranza dei giudici era costituita da conservatori nominati dai tre presidenti repubblicani che avevano preceduto Roosevelt. La causa scatenante del conflitto fra presidente e Corte Suprema, nel 1937 era il New Deal, il pacchetto di misure economiche anti-crisi di cui la Corte aveva bocciato molti provvedimenti giudicandoli anti-costituzionali. Oggi la causa è l'aborto. Segno dei tempi che cambiano. Se allora la sinistra americana rappresentava soprattutto gli operai disoccupati, oggi rappresenta le donne che si sentono veramente libere solo se possono eliminare i loro figli.
2 OTT 2024 · VIDEO IRONICO: L'attentato a Trump ➜ https://www.youtube.com/watch?v=AyylrFZ1zW8&list=PLolpIV2TSebVSarVSJS-Gy5hJo3_40bhI
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7941
TRUMP ESPOSTO ALL'ODIO POLITICO DA UNA SICUREZZA INEFFICIENTE di Stefano Magni
Come è stato possibile attentare la vita di Donald Trump, candidato presidente, per ben due volte in due mesi? Il Servizio Segreto ha pubblicato i risultati di una sua indagine interna venerdì 20 settembre e ieri, mercoledì 25 settembre, la Commissione per la Sicurezza Nazionale del Senato ha concluso la sua inchiesta, nello stesso giorno in cui il secondo attentatore alla vita dell'ex presidente veniva incriminato per tentato omicidio. Le inchieste rivelano inefficienze tali che dobbiamo domandarci, non solo se Trump si sia salvato per un vero miracolo, ma anche come facciano ad essere vivi tutti gli altri personaggi politici protetti dal Servizio Segreto. Perché le falle sono state tante e tali da far tremare le vene ai polsi.
Nell'attentato a Butler, il 13 luglio mattina, la polizia aveva individuato il sospetto (e futuro attentatore) Thomas Matthew Crooks, con un'ora di anticipo rispetto al comizio, però, poi lo ha perso di vista. Ore prima, gli stessi genitori di Crooks, notando un comportamento insolito del figlio, avevano denunciato alla polizia la sua scomparsa. Per la sua azienda, risultava in ferie per un solo giorno per un motivo non specificato. Un altro indizio era il drone lanciato dallo stesso aspirante attentatore, prima del comizio. Ma l'agente che avrebbe dovuto intercettare il drone e scoprire chi lo avesse lanciato, da quanto è risultato nell'indagine, aveva appena un'ora di addestramento alle spalle, ha avuto problemi tecnici con il proprio sistema anti-drone e si è rivolto a una linea gratuita per una consulenza tecnica. Gli hanno risposto, a quanto risulta, ore dopo. Troppo tardi per prevenire qualunque pericolo.
UN CAPOLAVORO DI INEFFICIENZA
Il capolavoro di inefficienza è comunque avvenuto dopo che il giovane Crooks, si arrampicò sul tetto di una fabbrica a circa cento metri dal palco di Trump. La polizia locale, così come la folla che assisteva al comizio, hanno visto e hanno capito cosa stava accadendo. Il comando di polizia ha comunicato subito il sospetto via radio, convinto che il Servizio Segreto fosse in ascolto. Ma non era in ascolto, perché i canali radio usati dalle due agenzie erano separati e non comunicanti. Nessun agente del Servizio Segreto era presente presso il comando di polizia, per coordinare le operazioni. Ma una persona che si arrampica su un tetto a così poca distanza dal bersaglio potenziale desta o dovrebbe destare almeno qualche sospetto in chi ha il compito di proteggerlo. O no?
Una volta che Crooks è stato visto dai poliziotti, i tiratori scelti (pur senza comunicare con gli agenti locali), notando il movimento di polizia e pubblico, hanno iniziato a cercare nella direzione giusta, sui tetti. A questo punto è stato commesso un altro incredibile errore. Il capo della squadra dei cecchini non ha chiesto via radio alla squadra di Trump di far allontanare l'ex presidente dal palco del comizio. «Un pensiero che non mi è neppure passato per la mente», ha dichiarato l'ufficiale agli investigatori del Senato. I tiratori scelti hanno aperto il fuoco solo dopo che l'attentatore è riuscito a sparare otto colpi, sfiorando la testa di Trump, uccidendo il vigile del fuoco Corey Comperatore (che assisteva al comizio) e ferendo gravemente altre due persone del pubblico.
ERRORI EVITABILI
«Ognuno di questi errori era evitabile e le loro conseguenze sono state terribili», ha dichiarato il senatore democratico Gary Peters, presidente della Commissione per la Sicurezza Nazionale del Senato. «Lasciare un tetto incustodito a poco più di 100 metri dal podio, con una linea di vista diretta, è stato un errore inaccettabile e imperdonabile - ha dichiarato il senatore repubblicano Rand Paul, già candidato presidente nelle primarie del 2016 - Il fatto che non ci fosse una chiara catena di comando significa che nessuno è passato di lì e ha detto: "Ehi, come mai non ci sono cecchini sul tetto?"».
Una critica bipartisan che risulta già superata dalla storia. Perché l'incriminazione a carico di Ryan Wesley Routh, il secondo mancato attentatore, è rivelatrice di un altro miracolo per Trump e di un altro fallimento della sicurezza. Alla base dell'incriminazione, infatti, c'è la prova che stesse pianificando realmente un attentato al candidato presidente, studiando i suoi movimenti negli eventi pubblici e privati e trovando modo di appostarsi proprio lì dove il presidente sarebbe passato, il 15 settembre, in un campo da golf della Florida vicino alla residenza di Mar-a-Lago.
Quel che le inchieste non affrontano e non possono affrontare è la radice del problema. Infatti qui non siamo di fronte a una semplice "polarizzazione", né ad un fenomeno di violenza politica genericamente inteso e neppure solo di inefficienza del Servizio Segreto. Ci sono stati due attentati a Trump. E solo a Trump. Ciò vuol dire che esiste un problema grave di istigazione all'odio contro il candidato repubblicano, un odio a senso unico. Su questo fronte è soprattutto la politica che deve lavorare, per gettare acqua sul fuoco e, dopo la politica, anche i media dovrebbero abbassare i toni. Finché Trump viene descritto come un potenziale dittatore e una minaccia potenziale alla democrazia americana, questi due attentati potrebbero essere solo i primi di una lunga serie di violenze politiche.
24 SET 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7933
NEGLI USA LE FAMIGLIE SONO IN FUGA DAGLI STATI DEMOCRATICI di Giuliano Guzzo
Chissà che succederà il prossimo 5 novembre, giorno in cui gli americani saranno chiamati al voto. Se diamo retta i sondaggi, inclusi quelli di Fox News, Kamala Harris è in vantaggio su Donald Trump e dovrebbe spuntarla; il che farà felicissimi il mondo mainstream, quello dei mass media, delle università di Hollywood e dello star system, i cui esponenti pro democratici non si contano più: da Taylor Swift a Bruce Springsteen, da George Clooney a Tom Hanks, da Ben Affleck a Leonardo Di Caprio... Forse però la vittoria di Kamala Harris potrebbe non piacere troppo alle famiglie americane; o quanto meno ad una significativa quota di esse. Non si spiegherebbe, diversamente, quanto rilevato da un nuovo report ricercatori dell'Institute for Family Studies i quali, esaminando gli Stati che attraggono e perdono famiglie, non hanno potuto fare a meno di notare un fenomeno: quello delle famiglie che stanno abbandonando molti degli Stati più progressisti degli Stati Uniti per dirigersi verso quelli considerati più conservatori o politicamente diversificati.
Attenzione, non parliamo di quattro gatti ma quasi di un esodo. Sì, perché se da un lato non è affatto infrequente per un americano - vuoi per lavoro o studi, vuoi per amore - cambiare Stato nel corso della sua vita, dall'altro non si può neppure considerare normale che negli Stati storicamente democratici, ovvero quelli che hanno votato progressista alla presidenza sia nel 2016 sia nel 2020, ben 213.000 famiglie con figli, tra il 2021 e il 2022, abbiano, per così dire, levato le tende per andarsene altrove. Andando a spulciare i dati dei singoli Stati, si scopre come quelli che hanno perso più famiglie siano stati quelli più storicamente progressisti, vale a dire quello di New York (-71.000) e quello della California (-92.000). Ha perso famiglie nel periodo osservato, anche se in numero più contenuto (-4.000), anche quel Minnesota salutato come una Mecca delle famiglie, almeno giudicare dalla copertura mediatica adulatoria di cui godono le politiche familiari varate dal governatore democratico Tim Walz, guarda caso scelto dalla Harris come suo vice nella corsa alla Casa Bianca.
Per correttezza va detto che anche alcuni Stati più conservatori compaiono nella classifica di quelli che perdono famiglie, come Louisiana e Alaska. «Ma l'elenco degli stati che guadagnano famiglie», fanno notare i ricercatori dell'Institute for Family Studies, «è, allo stesso modo, dominato da Stati repubblicani: Idaho, Montana, Florida, Carolina del Sud, Texas e Tennessee» sono tutti tra gli Stati che possono vantare una più alta «migrazione familiare». D'accordo, ma come si spiega questo fenomeno di esodo familiare dagli Stati blu a quelli rossi? Appare doveroso chiederselo. Una risposta sicura e incontrovertibile, lo diciamo subito, non c'è. Ma secondo chi ha notato questo fenomeno, molto si spiega con il fatto che gli Stati repubblicani prediligono sicurezza, lavoro e libertà educativa più di quelli democratici: «Nessuna quantità di crediti d'imposta sarà mai più preziosa per una famiglia di strade sicure e alloggi dignitosi [...] Il congedo parentale non supererà mai un buon mercato del lavoro [...] E, per essere onesti, la maggior parte dei genitori si oppone alle politiche che costringono le figlie ad affrontare maschi biologici sul campo da gioco o nello spogliatoio».
Sono considerazioni dalle quali è difficile dissentire, evidentemente; e che mettono fortemente in crisi la narrazione progressista secondo cui bastano politiche family friendly per conquistarsi il favore delle famiglie, mentre invece conta anche altro e contano anche i valori. «Tutto ciò potrebbe aiutare a spiegare perché, nonostante l'approvazione di una serie di politiche pro-famiglia», concludono gli autori di questo importante report, gli accademici Lyman Stone e Brad Wilcox (peraltro quest'ultimo è stato intervistato proprio sul tema della famiglia sulle pagine della nostra rivista) -, «il tasso di migrazione familiare del Minnesota è passato da un netto positivo dal 2015 al 2018 a un netto negativo all'anno sotto il governatore Walz dal 2019 al 2022. I sussidi che ha offerto alle famiglie non sono stati sufficienti a convincerle a sopportare le ricadute del suo più ampio programma politico». Possiamo dunque solo immaginare la gioia delle migliaia di famiglie che hanno lasciato gli Stati democratici, in caso di vittoria di Kamala Harris.
3 SET 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7910
SOCIAL NETWORK: ZUCKERBERG RIVELA CHE SIAMO A UN PUNTO DI ROTTURA di Eugenio Capozzi
La lettera inviata da Mark Zuckerberg alla Commissione giustizia della Camera dei Rappresentanti statunitense, in cui egli ammette ufficialmente di aver ceduto a richieste di censura dei contenuti postati su Facebook da parte di agenzie federali e poi dell'amministrazione Biden tra 2020 e 2021, rappresenta una svolta epocale nel dibattito sulla libertà di espressione in Occidente, in relazione ai social media e non solo. Ancor più in relazione all'arresto del fondatore e CEO di Telegram, Pavel Durov, avvenuto in Francia pochi giorni fa.
Il fatto che i social media siano da molti anni al centro di accuse, campagne di denigrazione, tentativi di controllo e spinte censorie anche nei paesi liberaldemocratici è ben noto. Dalla loro nascita essi hanno immesso nella dialettica sociale e politica alcuni elementi deflagranti. Come potentissimi e pervasivi canali di un flusso di messaggi e relazioni potenzialmente inesauribile, hanno letteralmente scardinato il sistema organizzato dei media ufficiali, creando le condizioni da un lato per l'emergere e l'organizzarsi di correnti di opinione spontanee, non controllate dall'alto, dall'altro per capillari operazioni di comunicazione propagandistica dall'alto e di accumulo di dati personali privati da parte dei fondatori e gestori delle piattaforme, che si sono visti investiti di un potere enorme, inusitato e imprevisto.
In particolare, poi, i social media sono diventati il bersaglio di feroci accuse e polemiche quando è emerso chiaramente che essi costituivano il canale principale per la diffusione delle idee delle nuove destre "populiste" e "sovraniste" occidentali nate dopo la grande crisi del 2008, radicalmente critiche di molti aspetti della globalizzazione, e largamente estranee all'establishment politico, economico-finanziario, intellettuale egemonizzato dal globalismo progressista "politicamente corretto".
Da qui la crescente pressione di quell'establisment per ricondurre questi nuovi, potenti poli della comunicazione sotto il proprio controllo, o, in caso contrario, la crescente tendenza a delegittimarli e criminalizzarli, sostenendo che essi fossero mezzi di diffusione di odio, violenza, razzismo, e veicolassero strutturalmente disinformazione e "misinformazione" attraverso "fake news" pericolose che inquinavano il dibattito civile.
CENSURA OPPRIMENTE
Il tornante decisivo attraverso il quale questa visione si è consolidata è stato il 2016, con la vittoria della Brexit e l'elezione a sorpresa di Donald Trump alla Casa Bianca contro Hillary Clinton. A questi due segni inequivocabili di incrinatura dei consensi da parte del "blocco" delle élites formatesi dopo la fine della guerra fredda, e alla crescita delle destre sovraniste, quelle élites hanno decretato all'unisono che tali fenomeni politici non rappresentavano uno tra i fisiologici esiti del dibattito democratico, ma al contrario il risultato del fatto che i social media avevano dato spazio alle notizie false e alle manipolazioni lanciate da orde di cospiratori sovversivi, magari al servizio di potenze ostili, come la Russia di Putin; che, dopo la prima crisi ucraina del 2014, si era rapidamente trasformata, per la "narrazione" mainstream, nel perfetto "cattivo" a cui addebitare ogni oscura congiura destabilizzante.
Proprio la vittoria di Trump venne indicata, dai Democratici statunitensi, come frutto di un pactum sceleris tra il tycoon e Putin, e tale accusa diede origine addirittura a un'indagine dell'Fbi e della magistratura, che si sarebbe rivelata poi (come attestato definitivamente dal rapporto del procuratore John Durham nel 2023) una montatura mossa dalla volontà degli apparati di colpire l'allora presidente.
Da allora, la pressione per riportare i social sotto il controllo del potere politico, e in particolare di impedire che essi potessero bilanciare il sottodimensionamento strutturale operato dai media mainstream verso le forze politiche di destra, è andata crescendo, e facendosi più esplicita e minacciosa.
Nella lettera sopra citata Zuckerberg ha ammesso inequivocabilmente che nell'ottobre 2020, durante la campagna elettorale presidenziale in cui si scontravano Trump e Joe Biden, l'Fbi chiese di censurare la diffusione di un articolo del New York Post che dettagliava il coinvolgimento di Biden nei rapporti d'affari loschi del figlio Hunter con la azienda ucraina Burisma perché, sosteneva l'agenzia, si trattava di un'operazione di disinformazione russa, e Facebook accettò, esercitando così un inquinamento enorme del dibattito elettorale. Così come, nel 2021, su pressante richiesta della amministrazione Biden, nel frattempo entrata in carica, la piattaforma censurò un numero enorme di contenuti che esprimevano critiche, dubbi e persino satira sulla versione governativa ufficiale in merito all'epidemia di Covid-19 e alle relative misure emergenziali.
ELON MUSK E I TWITTER FILES
Non si tratta certo di notizie sconosciute o sorprendenti, ma solo della conferma di fatti già noti per varie vie. D'altra parte, pressioni censorie analoghe operate dagli apparati governativi americani nei confronti di Twitter, allora di proprietà di Jack Dorsey, e prontamente eseguite, erano state già rivelate, con tutta la documentazione, da Elon Musk nel 2022 dopo che ebbe acquisito la piattaforma, nei celebri Twitter Files curati da Matt Taibbi. Ma è importante il fatto che Zuckerberg ammetta oggi che cedere a quelle pressioni sia stato un atto sbagliato, e un tradimento della funzione neutrale che la piattaforma avrebbe dovuto assumere nella dialettica civile e politica. Così come, sul lato opposto, è importante, in negativo, il fatto che l'amministrazione Biden rivendichi ancora il comportamento tenuto in quel contesto, giustificandolo con l'esigenza di promuovere, in una situazione di grave emergenza, "azioni responsabili per proteggere la salute e la sicurezza pubblica".
E proprio il concetto di emergenza - usato incessantemente negli ultimi anni per il Covid, poi per la presunta "crisi climatica", poi per la guerra russo-ucraina, ma applicabile praticamente a qualsiasi campo su cui si promuovano campagne allarmistiche - rappresenta la leva principale che il blocco di potere occidentale, prevalentemente di sinistra, invoca per invocare una sottomissione di tutti i mezzi di comunicazione, e soprattutto dei social, al ruolo di ripetitori passivi di una narrazione sostanzialmente unica imposta dall'alto. Una logica che informa di sé il Digital Service Act, regolamento dei servizi digitali approvato dall'Unione europea nel 2022 ed entrato in vigore quest'anno, che impone alle stesse piattaforme la "moderazione" (cioè la censura) dei contenuti su tutti i temi "sensibili". E che oggi viene adoperata dalla Francia per accusare, con una logica surreale, il CEO di Telegram Pavel Durov di complicità diretta con le azioni criminose compiute attraverso la sua piattaforma (terrorismo, pedopornografia, spaccio di droghe) per cercare di scardinare definitivamente le garanzie di privacy assicurate dalla piattaforma (anche probabilmente per scopi militari e di politica estera).
Siamo giunti, insomma, a uno snodo decisivo nella storia dei social media, ma più in generale del pluralismo occidentale. In assenza di una consapevole e decisa mobilitazione civile e politica trasversale sul tema, anche nelle liberaldemocrazie i media si avvieranno inevitabilmente verso una deriva "cinese", seguendo la trasformazione degli ordinamenti pluralisti in regimi emergenziali della sorveglianza.
27 AGO 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7901
ABORTO E STERILIZZAZIONE GRATUITI ALLA CONVENTION DEMOCRATICA CHE ACCLAMA KAMALA di Raffaella Frullone
In guerra e in amore si sa, tutto e concesso, figuriamoci in politica. Figuriamoci in campagna elettorale, figuriamoci se in ballo ci sono le elezioni del Presidente degli Stati Uniti d'America. E infatti a Chicago i democratici si stanno giocando il tutto per tutto in occasione della convention chiamata a incoronare la corsa della prima donna nera alla Casa Bianca. Si parte con gli intrattenimenti più tradizionali tipo il coro gospel, la base delle basi per galvanizzare un po' i presenti, poi si passa ai gadget. Fra i più gettonati c'è la borsa di tela plasticata (ma non dovevamo liberare il pianeta da questo veleno tossico?) con la foto di Kamala Harris stampata sopra, venduta al modico prezzo di cento dollari, lo so, voi starete pensando che non è proprio alla portata delle tasche della woeking class, ma questa non è semplicemente una borsa, è un'appartenenza, una tessera al club dei buoni, quindi il prezzo è anche basso.
Poi ci sono le t-shirt contro il competitor Donald Trump, che lo ritraggono principalmente dietro le sbarre perché si sa, la demonizzazione del nemico è un'attività da repubblicani. E poi c'è tutto il resto, murales lungo le strade, i marsupi sulla body positivity, spille arcobaleno, nani e ballerine. Tutto come da copione. D'altra parte se abbiamo le parrocchie che cercano di ingolosire i fedeli offrendo lo spritz dopo la messa e per il vaccino anti covid qualche amministrazione ha offerto il gin tonic ai ragazzi, quello che sta accadendo a Chicago è perfettamente nello standard. O forse no?
Apprendiamo dal New York Times che i partecipanti alla convention, mentre dal palco si susseguiranno speech sul futuro del Paese, «avranno anche la possibilità di sottoporsi gratuitamente a una vasectomia o di abortire farmacologicamente a pochi isolati di distanza». Sì avete capito bene, non regalano un hot dog vegano, o una una comoda borraccia eco sostenibile, nemmeno regaleranno unicorni, no, offriranno vasectomia e aborto. Ossia sterilizzazione per i maschi e soppressione di un bambino nel grembo nella madre per le fanciulle. Tutta vita, insomma.
Sempre secondo il NYT «un centro sanitario mobile gestito da Planned Parenthood Great Rivers, che serve gran parte del Missouri e parte dell'Illinois meridionale, si fermerà nei pressi del luogo della convention e di offrire questi servizi a chi si prenoterà». Quale migliore occasione? Quale miglior offerta? Chi di noi se va a un comizio politico, tanto che c'è non si fa sterilizzare? Che c'è di strano?
Non solo. Secondo il New York Post un altro gruppo, Americans for Contraception, ha in programma di erigere una spirale contraccettiva gonfiabile alto 45 alti con lo slogan «prima l'aborto ora la contraccezione», perché i servizi si sa, vanno offerti in modo completo. Non si capisce perché non ci sia il punto cannabis, o magari un buono sconto per l'utero in affitto, o perché no il servizio bloccanti della pubertà per minorenni. Così, giusto per assaporare un anticipo della presidenza Harris, un cocktail che miscela perfettamente “diritti civili” e wokismo. Colorato come l'arcobaleno, seducente e servito freddo, come la morte.
Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Cupich, l'amico del Papa parla ai Dem mentre fanno aborti" parla del discorso del cardinale Cupich alla Convention Democratica che non ha fatto nessun riferimento a Gesù.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 agosto 2024:
Si sta concludendo la Convention meno democratica di sempre dei Democratici Usa con la scontata nomina di Kamala Harris come candidata alla presidenza e Tim Walz alla vicepresidenza degli USA. Ieri ci sono stati i discorsi festosi e speranzosi degli Obama, ma soprattutto a preoccupare è il sermone vuoto e inaccettabile del Cardinale Blase Cupich della prima giornata, 19 agosto, nel quale il porporato, invece di riaffermare i principi cardine della dottrina della Chiesa, a partire dal diritto alla vita del concepito e sino alla morte naturale, i diritti doveri dei genitori verso i figli e la condanna alla ideologia del gender, ha preferito sproloquiare sul nulla, vergognandosi pure di Gesù Cristo e della croce.
Cupich si è limitato a chiedere a Dio un aiuto per «comprendere veramente e rispondere alla sacra chiamata della cittadinanza», sradicando «le ingiustizie in corso nella nostra vita nazionale, specialmente quelle create dalla cecità morale e dalla paura dell'altro».
Il discorso di Cupich si è distinto per i suoi silenzi davanti ad una sala piena di fanatici abortisti sostenuti, esplicitamente e massicciamente dalla multinazionale dell'aborto Planned Parenthood. L'invocazione di «sognare sogni e vedere visioni» si riferiva forse ad un mondo guidato da Kamala Harris nel quale l'aborto sino alla nascita sia un omicidio dell'innocente legalizzato e libero per tutti?
Una inaccettabile vergogna che, proprio a ridosso delle elezioni americane, mette in gravissimo imbarazzo il Vaticano e Papa Francesco dai quali ci si aspetterebbe che pongano rimedio senza alcun indugio a tutto questo.
Mons. Cupich, che è considerato un fedelissimo del Pontefice, ha visto e letto dell'iniziativa terribile ma esemplare presa da Planned Parenthood alla Convention dei Democratici? Oltre ai manifestanti vestiti da pillole abortive, per tutta la settimana della Convention è stato visibile un dispositivo intrauterino gonfiabile (IUD) alto 20 piedi (circa sei metri). Planned Parenthood ha offerto invece per il 19 e 20 agosto aborti farmacologici e vasectomie gratuiti ai residenti e ai visitatori di Chicago, in occasione dell'inizio della Convention nazionale democratica (DNC), le operazioni sono state possibili a bordo di un furgone mobile.
Mentre la piattaforma del Partito Repubblicano di 16 pagine aveva ricevuto critiche dai leader pro-life per aver notevolmente “annacquato” la posizione del partito sull'aborto, relegando il tema alle decisioni dei singoli Stati, la piattaforma del Partito Democratico di 94 pagine include quasi due pagine dedicate ai "diritti riproduttivi" ed altre ai diritti LGBT. Esprimendo indignazione per l'inversione del 2022 della sentenza Roe vs Wade che ha legalizzato l'aborto a livello nazionale, il documento dichiara: «Il presidente Biden, la vicepresidente Harris e i democratici sono impegnati a ripristinare i diritti riproduttivi che Trump ha eliminato».
Le proposte politiche specifiche su questo cruciale tema includono «una legislazione nazionale per rendere di nuovo Roe vs Wade la legge del paese», il rafforzamento «dell'accesso alla contraccezione in modo che ogni donna che ne abbia bisogno possa ottenerla e permettersela», la protezione del «diritto di una donna ad accedere [alla fecondazione in vitro]» e l'abrogazione dell'emendamento “Hyde” che impedisce l'uso dei soldi dei contribuenti federali per pagare gli aborti nel paese e all'estero.
Secondo la piattaforma, «si continuerà a sostenere l'accesso all'aborto farmacologico approvato dalla Food and Drug Administration, a nominare dirigenti presso la FDA che rispettino la scienza e a nominare giudici che difendano le libertà fondamentali», tra cui appunto l'aborto. Per quanto riguarda le questioni LGBT, i democratici si impegnano ad approvare l'“Equality Act” che potrebbe portare all'inclusione obbligatoria di uomini transgender nelle squadre sportive femminili, nonché a costringere imprenditori e aziende a violare le loro convinzioni più profonde su genere e sessualità per conformarsi alle disposizioni contro la discriminazione LGBT.
L'unica menzione del matrimonio fatta nel programma democratico del 2024 è nel contesto della protezione dell'«uguaglianza del matrimonio nella legge federale LGBTQ+». Tutto questo doveva esser conosciuto dal Cardinale Cupich prima di accettare l'invito e tenere il suo discorso/invocazione. L'arcivescovo Jerome Listecki dell'arcidiocesi di Milwaukee che aveva invece ha pregato sul palco durante la Convention nazionale repubblicana, il mese scorso, non solo aveva ricordato «alcuni diritti inalienabili, tra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità», evidenziando la necessità di «tutelare la dignità di ogni vita dal concepimento alla morte naturale».
Invece dell'auto censura su Gesù Cristo, mai citato, e il nascondimento della croce pettorale durante il discorso pronunciato dal Cardinale Cupich, che evidentemente si vergognava sia di Cristo che della sua croce, Mons. Listecki alla convention dei repubblicani del 15-18 luglio, non si è vergognato della croce ma implorato Dio di «tenere gli Stati Uniti d'America sotto la tua santa protezione e di inclinare i cuori dei cittadini all'affetto fraterno e all'amore reciproco attraverso Gesù Cristo, nostro Signore».
Che cosa farà ora il Santo Padre? Prenderà quelle contromisure auspicabili e chiare nei confronti di Cupich e di quei chierici di ogni ordine e grado che sostengono di fatto abortisti, ideologia di genere, lobbies e limitazioni delle libertà e diritti dei genitori? O farà finta di niente, continuando ad alimentare questa ambiguità?
6 AGO 2024 · VIDEO: "Siamo bravissimi a ottenere cuore, polmone e fegato" ➜ https://www.youtube.com/watch?v=2gAqzo8CSN4&list=PLolpIV2TSebVzYmc5B11R08Qd2ib0ZEgL
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7874
QUANDO KAMALA HARRIS DIFESE IN TRIBUNALE PLANNED PARENTHOOD di Manuela Antonacci
È in atto, ormai, la sua "canonizzazione" e da diversi giorni. E non si tratta di qualche religioso distintosi per le virtù eroiche, ma niente meno che di Kamala Harris, per la quale si è attivata la grancassa mediatica, non solo d'Oltralpe ma anche nazionale: «Già in vantaggio di due punti», riportava ieri con toni trionfanti il Corriere della Sera in prima pagina. Era già balzata agli onori della cronaca per essere diventata la prima vicepresidente "addirittura" donna, "addirittura" asiatica e "addirittura" afroamericana (per chi non lo sapesse, nuove "righe importanti" da aggiungere sul proprio curriculum, nel caso dovesse servire).
Eppure qualche scheletrino nell'armadio ce l'ha anche Kamala Harris: e neppure così trascurabile. Ma prima di rovistare nel suo recente passato, partiamo dall'ultimo attacco sferrato da Kamala contro Trump, a Milwaukee, durante il suo primo comizio elettorale in cui ha paragonato il tycoon ai truffatori e predatori che in passato, quando era procuratrice, ha più volte perseguito. E parliamone, della sua attività di procuratrice, sbandierata come motivo di vanto e come arma contro Trump perché c'è una "vecchia storia" che riguarda questo suo importante incarico e che attualmente si tiene ben celata, ma che, per amore di verità andrebbe veramente ricordata, per avere una chiara idea della sua "statura politica".
Ci riferiamo al fattaccio accaduto qualche anno fa, quando l'associazione Center for Medical Progress, lanciò un'indagine su Planned Parenthood che mise in evidenza lo scandalo grande, ad opera dell'organizzazione abortista, del commercio di feti umani, venduti anche a pezzi, a laboratori compiacenti. Tutto questo venne documentato grazie a video girati di nascosto tra il 2014 e il 2015 dagli attivisti pro life David Daleiden e Sandra Merritt, video nei quali si vedono manager della Planned Parenthood discutere di vendita di tessuti e organi fetali e di altre pratiche disumane e illegali come gli aborti a nascita parziale.
Ma indovinate un po' su chi Kamala Harris cominciò ad indagare? Su Planned Parenthood? No! Sul Center for Medical Progress e in particolare proprio sul giornalista David Daleiden, la cui casa venne perquisita, perché - come annunciò la Harris - doveva accertarsi personalmente che «non avesse infranto qualche legge». Criterio investigativo che generò non poche perplessità, al punto da scatenare un'ondata di indignazione generale, in particolare da parte dei gruppi pro life, tra cui l'associazione Susan B. Anthony che chiese a gran voce le dimissioni della Harris come procuratore generale della California accusandola di «conflitto di interessi e abuso di potere».
«Abuso di potere» evidentemente perché, come sottolineò all'epoca dei fatti proprio Daledein, l'azione mossa contro di lui aveva più che altro il sapore di un «gesto intimidatorio». «Conflitto di interessi», invece, nei confronti di Planned Parenthood, a causa di una serie di email che documentano come Kamala Harris e il colosso abortista abbiano in sostanza scritto delle leggi insieme, per imbavagliare il movimento pro-life. Sta di fatto che la storia, alla fine, si risolse in un nulla di fatto, per il rifiuto della procuratrice di indagare sull'organizzazione abortista. [...] Una vecchia storia, sì, ma che la dice lunga sul candidata democratica in corsa alla Casa Bianca...
Nota di BastaBugie: David Daleiden, attivista pro-life fin dall'adolescenza, mentre frequentava l'università scoprì che sul finire degli anni '90 l'associazione Life dynamics realizzò un'inchiesta sotto copertura sul traffico di organi di bambini dalle cliniche abortive verso enti di ricerca pubblici e privati ma, in un'era in cui internet era poco utilizzato, i media ne parlarono solo per un paio di giorni.
Subito dopo la laurea David intraprese un'inchiesta sotto copertura che durò circa 18 mesi, che iniziò con la registrazione alla camera di commercio della California di una società di vendita di materiale biologico. Lui e altri cinque attivisti, usando false identità, bussarono alle porte di Planned Parenthood, la più grande catena al mondo di cliniche abortive, offrendosi come grossisti. "Non credevo che sarebbe stato così facile entrare nel giro ma è bastato far loro dei complimenti e offrire facili guadagni" ha dichiarato dopo il rilascio dei video nel 2015. Ne sono seguite due inchieste parlamentari che hanno dato mandato all'FBI e al ministero della giustizia di mettere sotto inchiesta sia Planned Parenthood che le altre società di vendita di organi e una di queste, Da Vinci Biosciences, è già stata condannata da un tribunale a chiudere e a pagare una multa pari ai suoi guadagni illeciti, di circa 7,8 milioni.
Planned Parenthood ha perso molti dei suoi finanziamenti statali e dei suoi clienti; in vari documenti della Open society foundation di George Soros diffusi da alcuni hacker si legge che la catena si rivolse a loro per avere soldi e aiuti nell'attività di lobby politica e mediatica. Planned Parenthood fattura ogni anno circa 1,3 miliardi, riceve milioni di finanziamenti pubblici con cui paga le campagne elettorali di politici, procuratori generali e giudici. Per vendicarsi di David e dei suoi colleghi li ha portati in tribunale con le accuse di mancato rispetto della privacy e degli accordi di riservatezza ma le ha ritirate prima che fosse necessario testimoniare sotto giuramento.
Tutte le dipendenti di Planned Parenthood che compaiono in questi video sono state licenziate o trasferite in altri stati. Otto mesi dopo la diffusione di questi video l'allora procuratore generale di San Francisco Kamala Harris (che aveva ricevuto finanziamenti elettorali da Planned Parenthood) ordinò alla polizia di perquisire la casa di David e di sequestrare i suoi pc, chiavette e materiale raccolto durante l'inchiesta.
Nel novembre 2019 David e i suoi collaboratori e finanziatori sono stati condannati a risarcire Planned Parenthood con oltre 2 milioni di dollari (in una causa civile il cui giudice è fondatore di un consultorio che ospita una clinica di Planned Parenthood) e sono sotto inchiesta per una decina di accuse di reati penali. Un'ordinanza di un giudice impedisce il rilascio di altre dodici ore di video dell'inchiesta. [...]
L'aborto a nascita parziale consiste nell'omicidio di un bambino mentre ha ancora la testa nel canale vaginale della madre, di solito tramite accoltellamento alla base del collo. È illegale dal 2003 ma in questi video le dottoresse ammettono che lo fanno ancora perché se uccidono il bambino con un'iniezione intrauterina di digossina gli organi non sono utilizzabili dai ricercatori. La legge USA vieta la vendita di organi fetali se c'è profitto, ma permette che "i grossisti" rimborsino le cliniche per l'uso dei loro laboratori e per il trasporto e spedizione, cose che in realtà sono i grossisti stessi a fare.
I video seguenti sono la versione riveduta e corretta di quello che è stato pubblicato dal canale YouTube "Video di bioetica" nel 2015. La persona che lo tradusse ne rimase sconvolta, fece un lavoro veloce e approssimativo sotto tutti i punti di vista, e per anni non è più riuscita a rivederlo. Lo ha fatto nel 2019 per onorare Holly O'Donnell, la ex dipendente di Stemexpress che ha giocato un ruolo importantissimo in questa inchiesta e che è morta il 30 settembre 2018 per problemi cardiaci a soli 28 anni. Holly pagò un prezzo altissimo per il suo coraggio: particolari intimi della sua vita vennero dati in pasto alla stampa, non riuscì più a trovare lavoro e per un periodo visse in mezzo a una strada. Il movimento pro-life non le ha mai dato il riconoscimento e l'aiuto che meritava. (Fonte: Video di bioetica)
24 LUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7863
IL FALLITO ATTENTATO A TRUMP, IL FRUTTO AVVELENATO DI ANNI DI ODIO di Stefano Magni
Con la campagna elettorale americana più polarizzante di sempre, non si può dire che un attentato non fosse nell'aria. E puntualmente si è realizzato: due giorni prima dell'inizio della Convention repubblicana (che inizia oggi, 15 luglio), il candidato ed ex presidente Donald Trump è sopravvissuto, miracolosamente, a un attentato. Sabato 13 luglio, a Butler, una cittadina rurale nella Pennsylvania occidentale, all'inizio di un comizio elettorale di Trump, un cecchino con un fucile d'assalto ha sparato almeno sette colpi, di cui uno ha colpito l'orecchio destro del candidato. Solo un centimetro più a sinistra e sarebbe morto. A sparare è stato Thomas Matthew Crooks, 20 anni, nessun precedente penale, nessun impegno in gruppi estremisti, registrato come elettore Repubblicano, anche se sui social non nascondeva il suo odio per Trump e per i Repubblicani. L'attentato lascia sul terreno un morto e due feriti gravi. L'attentatore è stato ucciso immediatamente dopo che aveva aperto il fuoco.
«Guardate cosa sta succedendo nel nostro paese - stava dicendo Trump, a dieci minuti dal suo arrivo a Butler, a una folla di migliaia di sostenitori - Se volete vedere veramente qualcosa di triste, guardate a cosa accade...». E in quel momento il suo discorso è stato troncato da un proiettile. Trump si è portato una mano all'orecchio colpito, poi si è gettato a terra, coperto dagli agenti del Servizio Segreto schierati per la protezione dei candidati. L'ex presidente che mira a tornare alla Casa Bianca ha subito una ferita leggera, è già in piedi ed oggi è atteso alla Convention Nazionale Repubblicana, a Milwaukee, che lo consacrerà candidato anche ufficialmente. Ha dimostrato da subito una grande forza d'animo, quando si è rialzato, acclamato dalla folla, ha sollevato il pugno e ha incitato i suoi a "Lottare! Lottare! Lottare!", in segno di sfida a chi lo voleva morto. La folla ha risposto scandendo "Usa! Usa!". Il rischio è stato fortissimo, una questione di uno o due centimetri appunto. «Questo è un messaggio da parte di Donald Trump: non mi arrenderò mai!» ha scritto nella mail indirizzata ai suoi sostenitori. «Solo Dio ha impedito che accadesse l'impensabile», ha poi detto Trump sul suo social Truth.
NON C'È POSTO IN AMERICA PER QUESTO TIPO DI VIOLENZA
Il presidente Biden, che in questo caso è anche suo rivale nelle elezioni, ha subito chiamato Trump, con una telefonata "breve e cordiale" in cui lo ha chiamato per nome di battesimo. In una conferenza stampa indetta immediatamente dopo il fallito attentato, Biden ha subito condannato la violenza politica. «Non c'è posto in America per questo tipo di violenza». E in una più lunga conferenza stampa, nella serata di ieri, 14 luglio, ha ribadito che proprio questo "è il momento dell'unità". Un cambio di rotta apprezzabile, considerando che finora aveva definito sempre il suo rivale come una minaccia per la democrazia americana, dal 6 gennaio 2021 in poi.
È uno dei colpi indirizzati a Trump che ha colpito alla nuca e ucciso istantaneamente Corey Comperatore, ex capo dei vigili del fuoco. Lascia moglie e figlia, che ha protetto col suo corpo: all'inizio della sparatoria le ha gettate a terra, salvandole. «L'odio per un un uomo ha preso la vita dell'uomo che noi tutti amavamo di più», ha scritto il fratello della vittima, in un post su Facebook. Due sono i feriti, ricoverati in condizioni critiche: David Dutch, 57 anni e James Copenhaver, 74.
Dell'attentatore, invece, si sa ancora molto poco. Le prime indagini rivelano che avrebbe potuto causare una strage ancora peggiore. Non solo aveva il suo fucile, ma anche degli esplosivi, trovati nella sua auto. La polizia ha ricevuto rapporti su pacchi sospetti vicino a dove è stato ucciso Crooks e ha inviato gli artificieri.
DUE GRANDI ZONE D'OMBRA
Restano, in questa vicenda, due grandi zone d'ombra. La prima è nella falla della sicurezza, su cui il governo federale ha iniziato ad indagare. Come mai un ragazzo armato di fucile è riuscito ad arrampicarsi sul tetto di fronte al palco da cui parlava Trump, a meno di 150 metri dal suo bersaglio? Perché è arrivato sin lì? Crooks era al di fuori del perimetro di sicurezza, quindi non ha dovuto attraversare metal detector, né l'ispezione di polizia. Tuttavia le forze dell'ordine locali lo avevano "avvistato fuori dall'evento" e "ritenuto sospetto", secondo fonti della CNN. In ogni caso, polizia e Servizi si sono dimostrati straordinariamente inefficienti, se è vero quel che afferma un testimone oculare, intervistato immediatamente dopo l'attentato: sia lui che altri spettatori avrebbero visto l'uomo armato sul tetto, lo avrebbero segnalato a gesti e urla alla polizia. Ma la polizia non ha fatto nulla. E anche i Servizi Segreti "che ci vedevano benissimo" non hanno reagito in tempo. Anche dal video pubblicato dal Wall Street Journal, si può udire la folla allarmata che parla di "uomo armato", prima dei primi spari.
Di questa falla nella sicurezza si parlerà per anni, anche se l'attentato è fallito. James Comer, a capo della Commissione di Controllo della Camera, ha annunciato, sabato stesso, l'inizio di un'indagine e ha convocato la direttrice del Servizio Segreto, Kimberly Cheatle, a comparire in aula il prossimo 22 luglio. Mentre i singoli agenti hanno dimostrato un coraggio incredibile, dice Comer, «Ci sono molte domande per cui gli americani attendono la risposta». Servirà un'indagine rapida e soprattutto trasparente per fugare le numerose teorie del complotto che già circolano sul Web, soprattutto negli ambienti anti-Trump. Il soggetto più rilanciato, ieri, era "staged", cioè "orchestrato", una messa in scena.
Gli eventi del 13 luglio hanno dimostrato che la protezione personale del candidato Trump fosse quantomeno trascurata. E di sicuro non ha giovato il clima arroventato delle polemiche, con alcuni deputati democratici che chiedevano addirittura di togliere la scorta all'ex presidente. Il deputato Bennie Thompson, lo scorso aprile aveva proposto la legge ad personam chiamata: "Negare la protezione infinita e le risorse governative destinate ai condannati e ai soggetti estremamente disonorevoli", acronimo inglese: Disgraced. Quasi una goliardata che, se si fosse tradotta in legge, avrebbe privato Trump anche di quel poco di protezione che gli ha salvato la vita: è la scorta che ha sparato all'attentatore, infine.
ISTIGAZIONI A UCCIDERE TRUMP
La seconda zona d'ombra è il movente. Che cosa ha spinto questo giovane appena diplomato a uscire di casa col fucile del padre per andare ad uccidere il probabile prossimo presidente degli Usa? In mancanza di dichiarazioni, rivendicazioni, video confessioni e filiazioni a gruppi politici estremisti (tutti elementi che non sono ancora emersi dalle indagini, nel momento in cui questo articolo va online), non ci resta però che constatare il clima di odio che circonda Trump. Ed è una tensione da guerra civile.
Lo storico militare Victor Davis Hanson, in un suo lungo tweet, ha messo in fila tutte le istigazioni a uccidere Trump, dalle più serie alle meno serie, dimostrando come l'idea di assassinare il comandante in capo sia stata di fatto sdoganata nella cultura popolare. «Almeno dal 2016 – scrive Hanson – c'è un gioco di società tra le celebrità e gli intrattenitori di sinistra che scherzano (si spera), sognano, immaginano e semplicemente parlano dei vari modi in cui vorrebbero assassinare o ferire gravemente Trump. A colpi di pistola (Robert De Niro), per decapitazione (Kathy Griffin, Marilyn Manson), a coltellate (Shakespeare in the Park), a bastonate (Mickey Rourke), a colpi di pistola (Snoop Dogg), per avvelenamento (Anthony Bourdain), dandogli la caccia (George Lopez), mangiando il suo cadavere (Pearl Jam), soffocandolo (Larry Whilmore), facendolo saltare in aria (Madonna, Moby), gettandolo in un dirupo (Rosie O'Donnell), semplicemente "uccidendolo" genericamente (Johnny Depp, Big Sean), o martirizzandolo (Reid Hoffman: «Sì, vorrei averlo reso un vero martire»).
Senza contare che si sprecano i paragoni fra Trump e Hitler, anche tra i commentatori delle televisioni nazionali. E prima o poi spunta quello che si crede von Stauffenberg e si sente in dovere di fermare il nuovo "fuhrer". «Voi, siete voi i colpevoli!» urlava uno spettatore repubblicano ai media che documentavano l'attentato. Al di là dell'emozione che rende tutti irrazionali, non aveva tutti i torti a individuare i grandi media come i mandanti morali, se non dell'attentato, dell'odio che lo ha alimentato. Il lavoro che deve essere affrontato, da subito, per evitare che il clima di tensione sfoci nella guerra civile, è la legittimazione dell'avversario. Come ha dichiarato, a botta calda, anche l'ex procuratore generale Bill Barr, « I democratici devono smetterla di parlare in modo grossolanamente irresponsabile del fatto che Trump è una minaccia esistenziale per la democrazia: non lo è».
Nota di BastaBugie: Roberto de Mattei nell'articolo seguente dal titolo "Dietro l'attentato a Trump: sogno e realtà" spiega le premesse storiche degli attentati in Occidente.
Ecco l'articolo pubblicato su Corrispondenza Romana il 17 luglio 2024:
I delitti politici non caratterizzano solo la storia americana, con quattro presidenti assassinati nello spazio di un secolo, ma fanno parte della storia del potere in Occidente. George Minois, uno storico francese che ha dedicato un libro a questo tema (Il pugnale e il veleno. L'assassinio politico in Europa (1400-1800),
24 LUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7864
IL VICE SCELTO DA TRUMP E' CATTOLICO E CONTRO L'ABORTO, MA... di Paola Belletti
Scampato fortuitamente all'attentato del 13 luglio in Pennsylvania, costato però la vita ad un padre di famiglia, Donald Trump ha annunciato ieri il nome del candidato vicepresidente che sarà in corsa con lui per le presidenziali del 2024: «Dopo lunghe riflessioni e riflessioni, e considerando gli straordinari talenti di molti altri, ho deciso che la persona più appropriata per assumere la carica di vicepresidente degli Stati Uniti è il senatore JD Vance del grande stato dell'Ohio", ha detto Trump in una conferenza stampa», leggiamo dalle pagine di Aciprensa.
Ha 39 anni ed è al suo primo mandato al Congresso. Divenuto noto all'opinione pubblica del bestseller Hillbilly Elegy, uscito nel 2016 e diventato in seguito un film per la regia di Ron Howard - che però sembra avere sacrificato il grande affresco sociale sulla condizione degli americani bianchi poveri, a favore del più hollywoodiano dramma familiare che si staglia su quello sfondo così impietosamente e accuratamente tratteggiato. È "pericoloso" e "inadatto" alla carica, aveva dichiarato all'epoca Vance riferendosi a Donald Trump alla vigilia del primo incarico da presidente Usa; ma in seguito ad un incontro personale con lui nel 2021 aveva cambiato radicalmente il suo giudicio, arrivando ad ottenere l'anno dopo l'endorsement dell'ex Potus per la sua candidatura al senato.
Secondo uno dei tanti ritratti che i media stanno rilanciando su questa nuova figura chiave della campagna per le presidenziali Usa, leggiamo TGcom24 i passaggi principali della sua biografia: «Nato e cresciuto a Middletown, Ohio. Con i marines prestò servizio in Iraq, e in seguito conseguì la laurea presso la Ohio State University e la Yale Law School. Ha anche lavorato come venture capitalist nella Silicon Valley. Dopo la vittoria di Trump nelle elezioni del 2016, Vance fondò un ente di beneficenza anti-oppioidi. Prese parte al circuito delle conferenze e fu anche un ospite privilegiato alle cene repubblicane del Lincoln Day, dove fecero breccia la sua storia personale, comprese le difficoltà sopportate da Vance a causa della dipendenza dalla droga della madre».
LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO
C' è un tratto decisamente degno di nota, per noi, che riguarda la sua vita di credente: JD Vance ha infatti ricevuto il battesimo entrando a far parte della Chiesa cattolica nel 2019, dopo un percorso di conversione nel quale ha avuto una parte decisiva il Santo di Ippona. Deve a sant'Agostino la consolidata certezza che la fede cattolica sia vera, durevole e certa nei suoi esiti e che questi non sono tanto misurabili nel breve termine e nei riscontri materiali più grossolani, ma sono sicuri e in mano a Dio; da questa convinzione ricava anche un sano distacco rispetto alle crisi, alle debolezze e agli scandali che anche oggi feriscono la chiesa, segno drammatico della sua natura divina e umana insieme. Dal santo vescovo dei primi secoli ha attinto anche la convinzione che la fede cattolica sia intellettualmente di valore, l'opposto di come spesso viene vista dal pensiero main stream:
«Agostino mi ha dato un modo per comprendere la fede cristiana in un modo fortemente intellettuale. Ho anche attraversato una fase di ateo arrabbiato. Come uno che ha trascorso gran parte della sua vita a credere alla bugia che dovevi essere stupido per essere un cristiano, Agostino ha davvero dimostrato in modo commovente che non è vero.» Nella stessa intervista in cui racconta della sua conversione, afferma che la lettura delle sue due opere più famose (stampate, diffuse e tradotte da secoli) ha illuminato e dato consistenza all'orizzonte del suo impegno politico: «Hai scelto Sant'Agostino come tuo santo patrono. Perché? Un paio di motivi. Uno, sono rimasto piuttosto colpito dalle Confessioni. Probabilmente l'ho letto a pezzetti due volte negli ultimi 15 anni circa. C'è un capitolo della Città di Dio che è incredibilmente rilevante ora che sto pensando alla politica. C'è semplicemente un modo in cui Agostino è un difensore incredibilmente potente delle cose in cui crede la Chiesa».
ABORTO? CONTRARIO, MA SULLE PILLOLE...
La scelta di Vance, da un lato, è bene augurante per la sua dichiarata fede cattolica e la serietà con la quale si mostra impegnato con essa e i suoi principi; dall'altro, però, preoccupano le sua posizioni morbide e possibiliste in tema di aborto. Infatti, se da un lato si era detto contrario all'aborto anche in caso di stupro e incesto – «Non credo che due torti facciano un diritto», ha dichiarato -, dall'altro è protagonista di un ammorbidimento che riguarda le stesse posizioni di Trump in corsa per il secondo mandato. Lila Rose, presidente di Live Action, ha espresso chiaramente i motivi di preoccupazione sul tema: «Sia JD Vance che il presidente Trump sostengono la legalizzazione delle pillole abortive», ha scritto su X, «questo è straziante e sbagliato. Vance un tempo era fortemente contrario all'omicidio di tutti i bambini non ancora nati. Entrambi gli uomini possono ancora cambiare posizione e noi pregheremo e lavoreremo affinché lo facciano».
Come primo presidente americano a partecipare alla Marcia per la vita aveva speso termini appassionati e inequivocabili a difesa del valore di ogni vita fin dal concepimento, fondandone la sacralità e indisponibilità proprio nella creazione di Dio. Difficile conciliare quelle parole con l'ammissibilità dell'uso della pillola abortiva. Difficile anche non notare che le stesse posizioni del candidato vicepresidente Vance, l'uomo che dovrà conquistare voti nei grandi stati del Midwest, stridano in modo drammatico con quanto la fede cattolica da lui professato lo impegni a testimoniare e tutelare, la dignità di ogni vita umana, dall'inizio alla fine.
Che si tratti solo di pragmatismo politico e di posizioni che, una volta in carica, potrebbero essere riviste, restano un male, per quanto ci auguriamo provvisorio. Se, alle elezioni del novembre prossimo, Trump dovesse vincere e insediarsi per la seconda volta alla Casa Bianca, LD Vance sarebbe il secondo vicepresidente cattolico in carica della storia degli Stati Uniti. Confidiamo nell'azione della Provvidenza e nell'intercessione del patrono che lo stesso Vance ha scelto per la sua nuova vita da battezzato: ci auguriamo che la difesa del bene della vita, sia nelle scelte di politica estera per disinnescare la polveriera internazionale, sia nelle decisioni di politica interna a tutela dei più fragili dagli indifesi, torni al centro della politica americana.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Trump sceglie il suo vice (e successore): JD Vance, l'uomo dell'Elegia Americana" spiega chi è il giovane senatore dell'Ohio emerso dall'inferno della società post-industriale, che incarna al meglio il principio America First.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 luglio 2024:
In tre giorni, la campagna elettorale americana è cambiata completamente. Il 13 luglio, Donald Trump scampa a un attentato, per un puro miracolo. Il 15 luglio viene archiviato il caso che lo riguarda in Florida, dove era accusato di aver portato con sé documenti segreti nella propria tenuta di Mar a Lago, invece che depositarli nell'Archivio nazionale. Infine, la sera stessa del 15 luglio (ieri, per chi legge), Trump ha finalmente annunciato il candidato vicepresidente: James David Vance, giovane senatore dell'Ohio. Trump è proiettato, come mai prima d'ora, verso la riconquista della Casa Bianca. E si sa anche che piega prenderà la sua nuova amministrazione, se la scelta del vice è significativa, come è sempre stata.
L'archiviazione del caso in Florida è un doppio duro colpo per i Democratici. Prima di tutto perché Trump non verrà processato, almeno durante la fase finale della campagna elettorale. Secondo, perché viene messa in discussione la base stessa dell'accusa: la nomina del procuratore speciale, Jack Smith, che ha indagato il caso, è stata considerata incostituzionale dal giudice Aileen Cannon. Una decisione che è stata considerata "clamorosa" dalla stampa, ma non del tutto imprevedibile, considerando che la giudice Cannon è una conservatrice nominata dall'amministrazione Trump. La sentenza ha pochi precedenti, ma si fonda sul principio che il procuratore speciale debba essere di nomina presidenziale, o quantomeno del Senato. Cosa che Smith non era. Ora il procuratore annuncia ricorso e il caso potrebbe finire in Corte Suprema, ma ormai non c'è più tempo per dirottare la campagna elettorale: si va a dopo novembre.
Considerando l'immunità riconosciuta dalla Corte Suprema per i suoi atti presidenziali (che praticamente azzoppa due cause: quella di Washington sui fatti del 6 gennaio e quella di Atlanta sul riconteggio dei voti) e l'archiviazione del caso Mar a Lago, a Trump resta una condanna di primo grado del tribunale di New York per aver pagato una pornostar in cambio del suo silenzio. Un po' poco, per chi vuole impostare la campagna democratica sullo slogan "Trump is a convicted felon" (Trump è un criminale condannato).
La corsa verso la Casa Bianca dell'ex presidente sta dunque procedendo a gonfie vele. Specialmente dopo che è sopravvissuto per miracolo a un attentato, cosa che ha unificato gli elettori repubblicani dietro di lui. Ed è in questo contesto che va letta anche la nomina di James David (JD) Vance, un candidato alla vicepresidenza che in un qualsiasi altro periodo storico sarebbe stato considera
24 LUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7862
BIDEN SI RITIRA E LASCIA A KAMALA HARRIS LA SFIDA CONTRO TRUMP di Vincenzina Santoro
Nel caldo pomeriggio di domenica 21 luglio, mentre gli americani stavano finendo di pranzare, è arrivata la notizia flash che il Presidente Joe Biden non sarebbe più rimasto in corsa per un secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti. Nella sua dichiarazione, il Presidente Biden ha appoggiato il suo Vicepresidente Kamala Harris per prendere il suo posto.
Il Presidente Biden non avrebbe potuto fare altrimenti scegliendo Harris, dato che non solo condivide i risultati della squadra presidenziale, ma incarna anche le caratteristiche della cultura DEI (Diversità, uguaglianza, inclusione nell’acronimo in inglese) abbracciata dai Democratici: è una donna, una minoranza mista (nera, indiana e bianca caraibica) e di una generazione più giovane.
A poco più di 100 giorni dal giorno delle elezioni, l'arena politica sarà impegnativa per il Partito Democratico, che ha molte personalità note, piene di potere, influenza e ambizione, tutte desiderose di conquistare la Casa Bianca. La domanda è: si riuniranno tutti per sostenere Harris o cercheranno di trovare un modo per proiettarsi nella corsa? Come Harris, che ha 59 anni, anche tutti loro sono cinquantenni. Vale la pena di sottolinearlo, vista l'attenzione all'età in questa campagna presidenziale.
I nomi più citati sono quelli del governatore californiano Gavin Newsome (che ha perseguito politiche così radicali che oltre 1,5 milioni di persone si sono trasferite dallo Stato), della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, del governatore dell'Illinois JB Pritzker e di Michelle Obama, l'ex first lady. È stato fatto anche il nome di Hillary Clinton, ma all'età di 76 anni sarebbe un’eccezione. California, Michigan e Illinois sono tutti Stati democratici potenti e popolosi.
Il Partito Democratico deve ora decidere cosa fare con i delegati che sono stati scelti nelle primarie statali con la stragrande maggioranza risultata a favore di Biden: 3.886 su 3.949. Tuttavia, si ritiene che i voti siano destinati a Biden-Harris. Ma questo è ancora da confermare, dato che ognuno dei 50 Stati ha le proprie regole elettorali. I Democratici dovrebbero risolvere la questione prima o durante la loro convention a Chicago, dal 19 al 22 agosto.
HARRIS VS TRUMP
Se Harris verrà sfidata, potrebbe esserci una "convention aperta" in cui i delegati, quasi tutti impegnati a favore di Biden, dovranno decidere per chi votare. Sarà necessaria la maggioranza dei voti.
Non vanno dimenticati i milioni di dollari raccolti appositamente per la campagna di Biden e gli ulteriori milioni messi a disposizione dal Comitato nazionale democratico. Resta da vedere come verranno utilizzati.
Se la vicepresidente Harris riuscirà a diventare la candidata, come gestirà la campagna elettorale? È un'ex procuratrice distrettuale e procuratore generale della California e potrebbe usare le sue capacità di procuratrice per perseguire il suo avversario repubblicano Donald Trump, che ha diverse cause legali in corso contro di lui. Tuttavia, nel 2016 Trump ha vinto le elezioni sconfiggendo un'altra donna, Hillary Clinton.
Donald Trump, dopo essere miracolosamente sopravvissuto a un sospetto attentato il 13 luglio, che deve essere indagato a fondo, non ha attenuato il suo fervore elettorale. Ma questa esperienza gli ha dato una prospettiva diversa sulla vita. Come ha detto in una riunione di un gruppo chiuso pochi giorni dopo l'attentato, «Dio era con me» e ha aggiunto: «Si apprezza Dio ancora di più».
Nonostante l'età, il 78enne Trump emana ancora vitalità e vigore, tanto che alla Convention ha tenuto il 18 luglio il discorso di accettazione più lungo della storia americana.
Sebbene l'età sia stata un punto focale nell'attuale corsa presidenziale, ciò che conta è la qualità dell'invecchiamento, non l'età in sé. Biden, che ha 81 anni, ha dimostrato a lungo una senescenza che la sua famiglia, i suoi colleghi, i suoi consiglieri e i suoi sostenitori si sono rifiutati di riconoscere apertamente fino a dopo il disastroso dibattito con Trump alla fine di giugno.
ABORTO
Mentre Trump continua a difendere i suoi valori e le sue politiche più tradizionali da repubblicano americano durante la campagna elettorale in tutti gli Stati Uniti, i democratici dovranno difendere il bilancio di Biden-Harris, caratterizzato da un'invasione di immigrati clandestini, da prezzi elevati soprattutto per l'energia e i generi alimentari, dal terribile ritiro dall'Afghanistan, che ha lasciato dietro di sé non solo i cittadini americani ma anche oltre 80 miliardi di dollari di equipaggiamenti militari, e dalla piena liberalizzazione dell'aborto.
L'aborto è infatti in cima alla lista dei programmi del Partito Democratico. I Democratici continuano a inveire contro la Corte Suprema per aver ribaltato gli inesistenti diritti riproduttivi della Roe v Wade. Il presidente Biden ha inviato la vicepresidente Harris, senza figli, a «combattere per la libertà riproduttiva» e a fare una campagna in diversi Stati per «difendere il diritto di scelta delle donne». A marzo ha visitato una struttura di Planned Parenthood in Minnesota, ma non per assistere a un aborto. Non appena Biden ha appoggiato Harris, Planned Parenthood ha immediatamente esultato e ha dichiarato il proprio sostegno ad Harris.
Nelle ore successive alla dichiarazione di Biden, Harris ha rilasciato una propria dichiarazione in cui non solo elogiava Biden, ma indicava di volersi «guadagnare e vincere» la candidatura. Avrà bisogno di altri consensi. In breve tempo, ha ricevuto l'appoggio dell'ex presidente Bill Clinton e anche di Hillary.
Alcuni degli altri contendenti alla presidenza, che potrebbero sfidare o meno Harris, potrebbero essere scelti per la vicepresidenza.
CONSEGUENZE
Il Presidente Biden ha detto che terrà un altro discorso al pubblico americano, forse più avanti nella settimana, per offrire maggiori dettagli. Nel frattempo, il presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, ha chiesto che Biden si dimetta subito, data la sua ridotta capacità cognitiva e di funzionare efficacemente come presidente degli Stati Uniti. In effetti, Biden deve aver messo in imbarazzo gli Stati Uniti e sminuito l'ufficio della presidenza americana molte volte in incontri privati con leader di governi stranieri, mettendo in pericolo la sicurezza del Paese.
Il che apre un’altra questione: se dovesse riuscire davvero a diventare la candidata del Partito Democratico, potrebbe una eventuale vittoria della Harris - data la sua posizione di Vicepresidente con il forte appoggio del Presidente dimissionario - indebolire ulteriormente gli Stati Uniti come leader mondiale? Non c'è alcuna chiara indicazione che la Harris sia in grado di affrontare i principali problemi economici, sociali e strategici degli Stati Uniti.
Sebbene si sia distinta per aver girato il Paese per promuovere i diritti riproduttivi, Kamala Harris ha fallito, e addirittura ignorato, la responsabilità che le era stata affidata di proteggere il confine meridionale dai milioni di persone che entrano illegalmente. Inoltre, da quando la squadra Biden-Harris è salita al potere nel 2021, è scoppiata la guerra in Europa orientale e in Medio Oriente; l'Afghanistan ha ridotto i diritti umani, in particolare l'istruzione delle donne; la Cina ha potenziato le sue iniziative "belt and road", ha minacciato Taiwan e continua la sua ricerca della supremazia globale. Quale sia la risposta che Harris offrirebbe a queste sfide non è ancora chiaro.
Gli elettori americani si troveranno di fronte a un'elezione decisiva il 5 novembre, nella speranza di poter celebrare il 250mo anniversario dell'Indipendenza nel 2026 con il Paese ancora fedele ai valori democratici, agli ideali e alle aspirazioni dei padri fondatori.
Tutto quello che non vi dicono sugli Stati Uniti d'America
Informazioni
Autore | BastaBugie |
Organizzazione | BastaBugie |
Categorie | News |
Sito | www.bastabugie.it |
- |
Copyright 2024 - Spreaker Inc. an iHeartMedia Company