La cristallizata crisi bosniaca arriva da lontano
24 dic 2021 ·
39 min. 4 sec.
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Descrizione
Si sta avviando, o meglio non si è mai realmente fermata, la macchina del nazionalismo nella ex Jugoslavia. Un tessuto territoriale di etnie e religioni intrecciate nei secoli e che...
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Si sta avviando, o meglio non si è mai realmente fermata, la macchina del nazionalismo nella ex Jugoslavia. Un tessuto territoriale di etnie e religioni intrecciate nei secoli e che la repubblica jugoslava aveva fatto sperare potessero non solo convivere ma mescolarsi.
Il cuore delle pulsioni secessioniste è ora la Bosnia, la regione cristallizzata dalla incapacità occidentale di risolvere i contrasti tra le varie realtà che hanno portato al pettine i nodi della mancata riforma del sistema di governance nato da Dayton.
Le pulsioni al secessionismo non provengono solo dalla parte serba, che vede nell'attualmente filoputiniano Milorad Dodik, il principale ispiratore del nazionalismo serbo-bosniaco, una deriva dopo anni trascorsi al potere flirtando con gli americani; anche la componente del nazionalismo croato-bosniaco di Dragan Čović contrapponendosi a muso duro e strumentalizzando le contrapposizioni, prelude a uno scenario in cui il potere centrale bosniaco verrebbe di fatto destabilizzato e le autonomie preluderebbero a secessioni e creazioni di zone sotto il controllo esterno (di Serbia, e Croazia, ma pure di potenze medie come la Turchia e la Russia). Questo “fattore internazionale” sta accelerando l'irrigidimento delle diverse fazioni, che sfruttano gli attuali vari palcoscenici di tensioni nazionaliste anche in ambito caucasico e del mondo slavo in generale.
Prendiamo spunto dall'iniziativa di Dodik volta ad appropriarsi delle competenze di settori chiave come fisco, intelligence, giustizia, agenzia per il farmaco e esercito per parlarne con Alfredo Sasso (@alfredosasso) ricercatore per l'Osservatorio Balcani e Caucaso transeuropa (@BalcaniCaucaso)
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Il cuore delle pulsioni secessioniste è ora la Bosnia, la regione cristallizzata dalla incapacità occidentale di risolvere i contrasti tra le varie realtà che hanno portato al pettine i nodi della mancata riforma del sistema di governance nato da Dayton.
Le pulsioni al secessionismo non provengono solo dalla parte serba, che vede nell'attualmente filoputiniano Milorad Dodik, il principale ispiratore del nazionalismo serbo-bosniaco, una deriva dopo anni trascorsi al potere flirtando con gli americani; anche la componente del nazionalismo croato-bosniaco di Dragan Čović contrapponendosi a muso duro e strumentalizzando le contrapposizioni, prelude a uno scenario in cui il potere centrale bosniaco verrebbe di fatto destabilizzato e le autonomie preluderebbero a secessioni e creazioni di zone sotto il controllo esterno (di Serbia, e Croazia, ma pure di potenze medie come la Turchia e la Russia). Questo “fattore internazionale” sta accelerando l'irrigidimento delle diverse fazioni, che sfruttano gli attuali vari palcoscenici di tensioni nazionaliste anche in ambito caucasico e del mondo slavo in generale.
Prendiamo spunto dall'iniziativa di Dodik volta ad appropriarsi delle competenze di settori chiave come fisco, intelligence, giustizia, agenzia per il farmaco e esercito per parlarne con Alfredo Sasso (@alfredosasso) ricercatore per l'Osservatorio Balcani e Caucaso transeuropa (@BalcaniCaucaso)
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Autore | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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