Il paese dei Malavoglia da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro

31 dic 2023 · 13 min. 53 sec.
Il paese dei Malavoglia da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro
Descrizione

Per rendere omaggio a Giovanni Verga, andammo a vedere Aci Trezza. Tutto si sarebbe risolto, si capisce, in una colazione e specialità del posto. Ma anche gli alimenti introducono in...

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Per rendere omaggio a Giovanni Verga, andammo a vedere Aci Trezza.
Tutto si sarebbe risolto, si capisce, in una colazione e specialità del posto.
Ma anche gli alimenti introducono in un mondo e in un tempo sconosciuti, ed è male che il pasto abbia perduto quel senso di comunione con la terra che presso la gente sana ha tuttavia.
Verga parlava poco volentieri della sua opera.
Non doveva essere un dramma da poco quello di uno scrittore che, pubblicato il suo ultimo libro nel 1882, sopravviveva fino al 1922 senza dire più una parola.
Sterilità? Sdegno? Scetticismo della vita e dell’arte?
Qualcuno dei suoi tratti si può spigolare ancora oggi a Catania, dove egli visse gli ultimi anni della sua vita silenziosa frequentando il Circolo dei Nobili.
Gli domandarono un giorno perché lo frequentasse.
Rispose: «Lei va al cinema e al teatro. Io no. Vado al circolo. E’ il mio teatro».
Ad Aci Trezza, un bassorilievo in piazza, di donne disperate, riporta una delle frasi comuni a Verga e al suo popolo: sulla povera gente che «parevano anime del Purgatorio».
Noi ci preoccupammo subito della colazione, evitammo i locali che ci parvero più comuni e andammo a finire in una specie di osteria.
In un paese come l’Italia meridionale in cui un pasto è un problema e un avvenimento, o un fatto segreto, i luoghi dove si mangia hanno la rispettabilità e la cautela dei luoghi occulti, assai vicini ai luoghi di libertinaggio, coi camerieri dall’aria di infermieri o di pronubi.
Il padrone, e poi la padrona di questa osteria, cominciarono a evocare i nomi degli alimenti che potevano offrire e del vino, come se confidassero i loro depositi in banca, e misurando le nostre possibilità di spendere.
Bisogna essere meridionali per avvertire queste sfumature, l’avarizia e la cautela con cui si dispone un pranzo.
E per misurare pure l’importanza che poteva avere un balconcino che dava da quell’osteria sul mare, su una spiaggia cosparsa di lastroni di lava, luogo di delizie secondo i padroni, perché c’era un po’ di spazio, si respirava la brezza.
In un paesaggio classico e pieno di memorie, avaro e grandioso come la natura degli abitanti, la più piccola comodità messa insieme dalla gente modesta diversa il paradiso; una boccata d’aria un beneficio, un pasto, la Provvidenza.
Basta un balconcino e un poco d’ombra.Se non si capiscono queste cose non si capisce l’Italia meridionale.
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Informazioni
Autore Giuseppe Cocco
Organizzazione Giuseppe Cocco
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