Il fascino della cultura da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro

21 dic 2023 · 16 min. 12 sec.
Il fascino della cultura da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro
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In treno sulla linea del Mar Ionio, ho riveduto i giovani che vanno a scuola all'Università di Messina, dalla costa della Calabria, in un viaggio in un raggio di un...

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In treno sulla linea del Mar Ionio, ho riveduto i giovani che vanno a scuola all'Università di Messina, dalla costa della Calabria, in un viaggio in un raggio di un centinaio di chilometri.
Li avevo venduti allo sbarco a Messina, alle 8:00 del mattino, ragazzi e ragazze, l'aria stordita per le quattro ore passate in treno e il traghetto.
Era una strana compagnia che sfidava sulla passerella di sbarco, i libri sottobraccio, e, così giovani, con qualcosa da passito.Ne ho veduti all'altezza di Roccella, cioè a 5 ore di viaggio da Messina.
Mi misi a parlare con uno, intriso di sonno, partito dal suo paese la mattina alle 3:00 per arrivare a Messina alle 8:00, e tornato nella stessa mattinata perché il professore, che doveva arrivare da una città dell'Italia centrale o settentrionale, non si era presentata alla lezione.
Gli chiesi che cosa facessero lui e i suoi compagni a Messina, le ore in cui aspettavano il professore.
Le risposte furono vaghe, ma non tanto da non lasciare intendere che si trattava di una vita brada, e senza neppure il denaro per sedersi a un caffè.
Mi chiese qualche libro.
Gli domandai che genere di libri.
Disse che qualunque libro sarebbe stato buono.
Di fatto, non disponeva neppure della somma per l'acquisto dei testi scolastici.
Ma aveva curiosità e voglia di sapere.
Il mezzogiorno gode ancora, presso qualcuno, la fama di contrada che, pure al culmine della sua crisi economica e sociale, ha una tradizionale disposizione alla cultura.
Fino alla generazione dei nonni, esiste una generazione di classi colte, nel limite della cultura umanistica, quasi in ogni più oscuro paese dell'Italia meridionale.
Quella tradizione è quasi spenta; qualche raro esemplare lo si può incontrare ancor oggi, certo, dove meno lo si aspetterebbe.
E questa era la cultura per la cultura, bisogno di una regola morale di contatto con una civiltà superiore e universale.
Ma da quando la crisi del mezzogiorno divenne più acuta, dal tempo in cui si profilò il fenomeno della sovrappopolazione, che è degli ultimi 40 anni, la cultura divenne una manifestazione, e la prima, della lotta di classe.
Vale a dire che, chiuse le strade dell'emigrazione, impoverite le economie regionali, non restando aperte altre strade che quelle della burocrazia e delle professioni liberali, una massa ingente di giovani di ogni condizione, ma prevalentemente degli strati più poveri della classe media, e dello stesso proletariato, accettando qualunque condizione di vita la più disagiata, si rovesciò sulle scuole.
Naturalmente, il concetto di cultura si andò sempre più immiserendo, e il famoso umanesimo meridionale non cercò altro nella scuola che il mezzo per ottenere un diploma.
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Autore Giuseppe Cocco
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