III - Le famiglie, la terra da «TERRA NUOVA - Prima Cronaca dell’Agro Pontino» di Corrado Alvaro
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Descrizione
Il bollettino degli arrivi dei coloni di questo mese segnalava: 75 famiglie del Vicentino e del Ferrarese, distribuite a gruppi di 12 per ogni treno in arrivo. Ho detto che...
mostra di piùHo detto che l'arrivo delle famiglie dei coloni si svolge ormai senza cerimonie.
I primi che arrivarono furono ricevuti alla stazione dalle autorità dell'agro e da alcuni curiosi di Roma.
Per questi che vanno ora a ingrossare la falange basta un incaricato del Commissariato delle migrazioni interne e uno dell'Opera Combattenti che è l'amministratrice di questa zona. L'accoglienza è meno solenne, ma l'ospitalità più perfezionata.
Da principio alcune disposizioni vietavano il trasporto di animali, come pure delle provviste e i sementi che qui distribuisce l'Opera Combattenti a ciascuno, come distribuisce animali da cortile e da fatica.
Ma poi anche per le sementi e per gli animali da cortile fu fatta concessione.
I contadini che partono, e quelli poi che sanno di abbandonare la terra natale, annettono un valore sentimentale, che poi tutt'uno col valore pratico, ai prodotti familiari delle terre delle loro terre; per quanto sia povera la terra che lasciano o la loro vita, ritengono migliori di ogni altra le sementi e gli animali che si sono visti sempre attorno.
Il capo di famiglia non è sempre considerato il più vecchio: è il combattente, spesso il figlio maggiore della casa, sposato a sua volta con figli anche lui.
Un vecchio uscì per dirci: «Io sono il padre, ma il capo di famiglia è mio figlio che è combattente. Ma io sono il padre. Lui è il capo dell'azienda e ne ha la responsabilità; ma in casa la disciplina la tengo io».
C'erano anche alcune sposine, andate a nozze il giorno prima della partenza dalla casa paterna.
I poteri si attribuiscono di 8 e 12 ettari nelle zone migliori secondo il numero delle braccia, cioè dei componenti più adulti e capaci di lavoro.
Anche la casa è grande secondo il numero dei familiari.
L'anno passato alcune famiglie ricorsero, per far numero a famiglia aggregate omonime, ciò che andò in qualche caso a discapito dell'armonia familiare, perché qui è legge che mancando la famiglia il numero di braccia sufficienti, la famiglia decade dai suoi diritti di occupazione del podere. È quindi una preoccupazione essenziale che le famiglie siano omogenee, e lo sono, infatti bastano due generazioni, padre e figlio con la loro donna e i loro figli.
A questo scopo si affrettano matrimoni e parentele.
Quando l'autocarro si fermò, da giù l'incaricato che accompagnava il carico tirava fuori la carta per l'appello; le famiglie chiamate scesero, si raccolsero in gruppi distinti, con le loro valigie, i loro fagotti, e le madri stringevano le gonne i bambini.
Fu quello un momento che non scorderò mai.
Essi guardavano, sulla strada bianca, le case chiuse coi poteri uguali e a uguali distanze.
Quale sarebbe stata la loro? Quale la terra? Da quale finestra si sarebbero affacciati a vedere la montagna? Infine, quale era il loro destino?
I loro occhi si attaccavano ora a questa ora a quella casa e a una più lontana, come se dovessero orientarsi per fare un volo.
Il fattore venne avanti con la chiave attaccata alla tabellina col numero, disse forte il numero, come se l'estrasse a sorte.
«La seconda a destra tu sei».
Quale? Quale?
Gli uomini volsero gli occhi tutti insieme, una donna col bimbo in braccio disse puntando il dito: «Quella, quella è la nostra».
Le donne fecero strepitare le chiavi impazienti nelle serrature, l'uomo andava subito a dare un'occhiata alla "sua” terra, si trovava solo con lei, con la sua fatica, col suo avvenire.
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
Organizzazione | Giuseppe Cocco |
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