Hélène Spir, Ferrari e l'odio per i tedeschi

17 giu 2020 · 8 min.
Hélène Spir, Ferrari e l'odio per i tedeschi
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Giulio Cesare Ferrari (1867-1932), uno degli psicologi più attivi sul fronte della prima guerra mondiale, pubblicò nel 1919, sulla sua “Rivista di psicologia”, un articolo che suscitò non poche polemiche...

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Giulio Cesare Ferrari (1867-1932), uno degli psicologi più attivi sul fronte della prima guerra mondiale, pubblicò nel 1919, sulla sua “Rivista di psicologia”, un articolo che suscitò non poche polemiche in Germania: “Pedagogia della guerra”. Ferrari vi sosteneva che il popolo tedesco, incapace di modificare la propria “innata barbarie”, era stato destinato a “vincere tutte le battaglie ma a perdere la guerra”, poiché aveva creduto di poter piegare l’avversario con la sola forza fisica, insistendo sui “metodi di terrorizzazione sistematica”.
Il 5 febbraio 1921 Hélène Spir, moglie dello psicologo svizzero Edouard Claparède, preoccupata per la reazione dello psicologo tedesco Otto Lipmann, scrisse a Ferrari una lettera (in francese), nella quale non solo lo pregava di chiarire la sua posizione nei confronti della Germania e del suo popolo, ma analizzava acutamente le criticità politiche e sociali che stavano minando la pace dopo la Conferenza di Parigi, presagendo lo scenario che il rancore e la rabbia avrebbero generato negli anni a venire: «i Governanti alleati nella loro cieca follia decretano delle condizioni fantasiose che vanno a cacciare il popolo tedesco in uno stato disperato, le cui conseguenze si ripercuoteranno terribilmente dovunque. Io sono rimasta atterrita pensando a ciò che significavano in realtà le somme favolose fissate dagli Alleati a Parigi. […] Mai finora l'avvenire ha offerto prospettive così oscure. […] Ahimè, l'opinione pubblica in Francia è stata ingannata e illusa senza tregua, si è talmente praticata la propaganda che la gente non si rende per niente conto di ciò che avviene realmente, e quando gli occhi alla fine si apriranno, può darsi che il male sia già irreparabile».
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Autore Archivio storico psicologia
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