GR/ER - 11 novembre 2024
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Queste le principali notizie da Bologna e dall’Emilia-Romagna. In apertura la politica. Nell'ultima settimana di campagna elettorale che porterà alle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi, a Bologna si...
mostra di piùIn apertura la politica. Nell'ultima settimana di campagna elettorale che porterà alle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi, a Bologna si discute ancora delle tensioni registrate sabato scorso a causa della manifestazione neofascista autorizzata in piazza XX settembre, nel centro cittadino. E ci sono diversi elementi che fanno sospettare che da Roma si cercasse proprio un incidente, magari da utilizzare elettoralmente. Il primo elemento in questo senso è rappresentato dallo scontro aperto tra Comune e Prefettura sull'autorizzazione alla manifestazione neofascista. Il prefetto Attilio Visconti sostiene che anche il sindaco fosse d'accorso su consentire la manifestazione in centro, mentre il Comune sostiene che il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica avesse deciso di spostarla in periferia. Nella serata di ieri la Capo di Gabinetto del Comune, Matilde Madrid, ha minacciato di pubblicare il verbale dell'incontro qualora la Prefettura non rettificasse la sua versione. Il secondo elemento viene proprio dalla manifestazione neofascista. Dall'analisi dei filmati realizzati dai giornalisti, si ascoltano i leader neofascisti lamentarsi del fatto che il percorso che doveva compiere la manifestazione sia stato dato in pasto alla stampa a poche ore dall'incontro in Questura, proprio per creare incidenti con gli antifascisti. (AUDIO) Il terzo e ultimo elemento arriva da una denuncia del Silp, il sindacato di polizia della Cgil, che sostiene come in piazza XX settembre un leader dell'estrema destra impartisse ordini (poi eseguiti) ai funzionari della questura, in particolare per far abbassare gli scudi agli agenti in tenuta antisommossa. (AUDIO) Insomma, la tensione a Bologna non si è ancora spenta e probabilmente quanto accaduto sabato sarà utilizzato nei comizi conclusivi per le regionali che si svolgeranno nelle prossime ore.
Sui fatti di sabato scorso è intervenuta anche l'Anpi nazionale. Le responsabilità per gli scontri di sabato a Bologna "sono del Viminale". Non ha dubbi Gianfranco Pagliaurlo, presidente nazionale dell'associazione dei partigiani, intervenendo questa mattina ai microfoni di Radio Popolare. "Si è scelta la via della provocazione - sostiene Pagliarulo - bastava vietare la manifestazione o dirottarla lontano dalla Stazione centrale, luogo della strage neofascista. La responsabilità ricade sul Viminale. In tutta questa vicenda ciò che viene fuori è che il Governo ha mandato allo scontro i poveri poliziotti e ora dice di volerli difendere: è una vergogna. Viene fuori l'immagine di un Governo autoritario, fazioso e irresponsabile", sentenzia il presidente Anpi. Intanto il sindaco Matteo Lepore è tornato sul tema. Da un lato difende la sua vice Emily Clancy dalle accuse che l'hanno interessata per la sua presenza al corteo dei collettivi che sabato ha poi contestato la manifestazione promossa da Rete dei patrioti e Casapound. "La vicesindaca ha tutto il mio sostegno, giustamente i consiglieri comunali così come la Giunta frequentano la città per controllare e vedere quello che succede", afferma Lepore. Dall'altro torna sulla manifestazione neofascista. Le sue parole. (AUDIO)
Passiamo alle elezioni regionali. La rete delle associazioni ambientaliste dell'Emilia-Romagna boccia i due principali candidati alla presidenza della Regione. Sia Michele de Pascale del centrosinistra, considerato poco o per nulla coerente con le sue affermazioni di principio. Sia Elena Ugolini del centrodestra, tacciata addirittura di negazionismo rispetto ai cambiamenti climatici. L'unico che si 'salva' è Federico Serra, della lista Emilia-Romagna per la pace, l'ambiente e il lavoro. L'assemblea regionale della Rete emergenza ambientale e climatica ha preso in esame i programmi elettorali dei quattro aspiranti governatori, senza però voler dare "alcuna indicazione di voto".
Ora il lavoro. Un operaio è morto precipitando da un'altezza di 12 metri. È accaduto ieri pomeriggio a Ramiola di Medesano, in provincia di Parma, all'interno di uno degli stabilimenti della ditta Grigolin, azienda produttrice di materiali per l'edilizia. La vittima aveva 59 anni e viveva a Borgo Val di Taro. Secondo una prima ricostruzione, la produzione nel colorificio era ferma e l'uomo stava svolgendo lavori di manutenzione per una ditta esterna. Stava operando in un settore interno del capannone quando è precipitato da una dozzina di metri d'altezza. I colleghi hanno dato l'allarme ma quando il personale sanitario del 118 è giunto sul posto non c'era più nulla da fare. "Ormai non si tratta più di emergenza: è fondamentale imporre la volontà assoluta di affrontare con risolutezza quello che sta diventando un vero e proprio allarme sociale che riguarda la salute e la sicurezza sul lavoro", così commenta Roberto Varani del settore edilizia Cisl nelle province di Parma e Piacenza, esprimendo cordoglio ai familiari della vittima.
Ancora il lavoro. "Lo sciopero dei metalmeccanici è uno sciopero per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori. Qui si combatte per salvare l'industria, il lavoro". Sono le parole di Michele De Palma, segretario generale di Fiom-Cgil, a Copparo, in provincia di Ferrara, in occasione del corteo organizzato in solidarietà dei lavoratori della Berco. Otto ore di sciopero dei metalmeccanici su tutto il territorio provinciale, in piazza lavoratori, lavoratrici, sindacati e istituzioni. Il corteo è partito dallo stabilimento Berco ed è arrivato in piazza del Popolo per i comizi di Fim, Fiom e Uilm. Al fianco dei ferraresi anche delegazioni di metalmeccanici provenienti da Bologna e dal resto dell'Emilia-Romagna. "Sono tante le aziende che su questo territorio hanno chiuso o stanno chiudendo. Per questo - ha sottolineato De Palma - chiediamo un confronto in una zona speciale, qui nell'area del Ferrarese".
Passiamo alla violenza di genere. È iniziato davanti alla Corte d'Assise d'appello di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Stigliano, il processo d'appello a carico di Giovanni Padovani, il 28enne ex calciatore dilettante condannato in primo grado all'ergastolo per aver ucciso a calci, pugni, martellate e con una panchina di ferro, il 23 agosto 2022, la 56enne Alessandra Matteuzzi, sua ex compagna, in via dell'Arcoveggio a Bologna. L'imputato ha seguito l'udienza da una delle gabbie dell'aula. A carico di Padovani, i giudici di primo grado avevano riconosciuto anche la sussistenza delle quattro aggravanti contestate, vale a dire stalking, premeditazione, motivi abietti e futili e legame affettivo con la vittima. La Corte, infine, ha negato l'autorizzazione a far entrare in aula le telecamere: quasi tutte le parti si erano espresse a favore, ma Bordoni e il legale del Comune di Bologna, che è parte civile nel processo, hanno negato il loro consenso.
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Autore | Radio Città Fujiko |
Organizzazione | Radio Città Fujiko |
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