Giuseppe Maccauro "Novecento primitivo"
14 nov 2023 ·
28 min. 26 sec.
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Descrizione
Giuseppe Maccauro "Novecento primitivo" Ernesto De Martino fra apocalisse e riscatto Orthotes Editrice www.orthotes.com Il quadro problematico dentro cui si inscrive la fase del percorso demartiniano successiva alla pubblicazione del...
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Giuseppe Maccauro
"Novecento primitivo"
Ernesto De Martino fra apocalisse e riscatto
Orthotes Editrice
www.orthotes.com
Il quadro problematico dentro cui si inscrive la fase del percorso demartiniano successiva alla pubblicazione del Mondo magico è fatto di cambiamenti molto importanti nella vita dell’etnologo napoletano, che si riflettono anche sulla prospettiva adottata negli studi. Negli anni ’50 De Martino ritorna sui problemi centrali del Mondo magico (innanzitutto quello della crisi della presenza), ma li arricchisce di suggestioni nuove, perché intanto aveva consolidato il suo rapporto con l’editore Einaudi e la collaborazione con Cesare Pavese alla Collana Viola, perché si era avvicinato al socialismo, poi al comunismo; perché l’interesse per Gramsci lo stava conducendo verso l’attività “sul terreno” e verso lo studio del relitto folklorico; perché, infine, De Martino ambiva alla consacrazione accademica, che il suo profilo di “etnologo da tavolino” difficilmente gli avrebbe permesso di raggiungere.
Un momento di svolta nella biografia intellettuale di De Martino, è senza dubbio da individuare nella sua Prefazione al volume Le origini dei poteri magici, ospitato nella «Collana Viola», che raccoglie saggi di Émile Durkheim, Henri Hubert e Marcel Mauss. È uno scritto molto importante perché conterrebbe la “abiura” delle tesi del Mondo magico che maggiore perplessità avevano suscitato presso i suoi lettori, in primis in Benedetto Croce. De Martino, che non cita direttamente il suo lavoro del 1948, ne richiama tuttavia la questione più spinosa, il tema della “storicizzazione delle categorie”, cui ora si accosta da una nuova prospettiva, perché adesso si afferma la convinzione che «la storia non è mai storia delle categorie, ma si svolge per entro le categorie». De Martino, dando a intendere di aver recepito i motivi della polemica che lo vide contrapposto a Croce, all’indomani dell’uscita del Mondo magico, nella sua Prefazione richiama la necessità di scindere (come non volle fare nel Mondo magico) il piano logico ed immutabile delle categorie, da quello fenomenologico della «coscienza delle categorie» e ricorda come progresso e cambiamento possano darsi solo del secondo. Progresso e cambiamento che si traducono in una nuova articolazione della metodologia storiografica, la quale pur sempre si svolge «per entro» l’eternità delle quattro forme dello spirito.
Giuseppe Maccauro insegna Storia della filosofia all’Università “Giustino Fortunato” di Benevento. Ha studiato a Napoli e all’école des Hautes études en Sciences Sociales di Parigi, dove è stato dottorando invitato. Le sue ricerche vertono sulla storia della filosofia italiana ed europea del Novecento, con particolare riguardo agli intrecci fra pensiero filosofico e scienze umane. Ad Ernesto De Martino ha dedicato numerosi articoli pubblicati su riviste scientifiche italiane e internazionali.
Malato sin da bambino di epilessia, De Martino sembra affascinato e spaventato, allo stesso tempo, dalle esperienze critiche di depersonalizzazione e derealizzazione, che gli attacchi del suo male dovevano in un certo senso procurargli. Siamo forse nel torto se, prendendo alla lettera queste parole, guardiamo alla sua produzione come ad un tentativo di ricondurre a chiarezza, quasi a volerli padroneggiare, alcuni degli aspetti più oscuri ed angosciosi della propria personalità? E non fece forse, De Martino, di questo dramma personale, il paradigma dell’esperienza umana tutta?
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Il quadro problematico dentro cui si inscrive la fase del percorso demartiniano successiva alla pubblicazione del Mondo magico è fatto di cambiamenti molto importanti nella vita dell’etnologo napoletano, che si riflettono anche sulla prospettiva adottata negli studi. Negli anni ’50 De Martino ritorna sui problemi centrali del Mondo magico (innanzitutto quello della crisi della presenza), ma li arricchisce di suggestioni nuove, perché intanto aveva consolidato il suo rapporto con l’editore Einaudi e la collaborazione con Cesare Pavese alla Collana Viola, perché si era avvicinato al socialismo, poi al comunismo; perché l’interesse per Gramsci lo stava conducendo verso l’attività “sul terreno” e verso lo studio del relitto folklorico; perché, infine, De Martino ambiva alla consacrazione accademica, che il suo profilo di “etnologo da tavolino” difficilmente gli avrebbe permesso di raggiungere.
Un momento di svolta nella biografia intellettuale di De Martino, è senza dubbio da individuare nella sua Prefazione al volume Le origini dei poteri magici, ospitato nella «Collana Viola», che raccoglie saggi di Émile Durkheim, Henri Hubert e Marcel Mauss. È uno scritto molto importante perché conterrebbe la “abiura” delle tesi del Mondo magico che maggiore perplessità avevano suscitato presso i suoi lettori, in primis in Benedetto Croce. De Martino, che non cita direttamente il suo lavoro del 1948, ne richiama tuttavia la questione più spinosa, il tema della “storicizzazione delle categorie”, cui ora si accosta da una nuova prospettiva, perché adesso si afferma la convinzione che «la storia non è mai storia delle categorie, ma si svolge per entro le categorie». De Martino, dando a intendere di aver recepito i motivi della polemica che lo vide contrapposto a Croce, all’indomani dell’uscita del Mondo magico, nella sua Prefazione richiama la necessità di scindere (come non volle fare nel Mondo magico) il piano logico ed immutabile delle categorie, da quello fenomenologico della «coscienza delle categorie» e ricorda come progresso e cambiamento possano darsi solo del secondo. Progresso e cambiamento che si traducono in una nuova articolazione della metodologia storiografica, la quale pur sempre si svolge «per entro» l’eternità delle quattro forme dello spirito.
Giuseppe Maccauro insegna Storia della filosofia all’Università “Giustino Fortunato” di Benevento. Ha studiato a Napoli e all’école des Hautes études en Sciences Sociales di Parigi, dove è stato dottorando invitato. Le sue ricerche vertono sulla storia della filosofia italiana ed europea del Novecento, con particolare riguardo agli intrecci fra pensiero filosofico e scienze umane. Ad Ernesto De Martino ha dedicato numerosi articoli pubblicati su riviste scientifiche italiane e internazionali.
Malato sin da bambino di epilessia, De Martino sembra affascinato e spaventato, allo stesso tempo, dalle esperienze critiche di depersonalizzazione e derealizzazione, che gli attacchi del suo male dovevano in un certo senso procurargli. Siamo forse nel torto se, prendendo alla lettera queste parole, guardiamo alla sua produzione come ad un tentativo di ricondurre a chiarezza, quasi a volerli padroneggiare, alcuni degli aspetti più oscuri ed angosciosi della propria personalità? E non fece forse, De Martino, di questo dramma personale, il paradigma dell’esperienza umana tutta?
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