Giacomo Rossi Precerutti "Appartenere"

5 giu 2024 · 18 min. 12 sec.
Giacomo Rossi Precerutti "Appartenere"
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Giacomo Rossi Precerutti "Appartenere" Neos Edizioni www.neosedizioni.it «Appartenere, è davvero un infinito; / si giunge, si vede e poi si perde». “Appartenere” accompagna il lettore nella dimensione più profonda e...

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Giacomo Rossi Precerutti
"Appartenere"
Neos Edizioni
www.neosedizioni.it



«Appartenere, è davvero un infinito; / si giunge, si vede e poi si perde».

“Appartenere” accompagna il lettore nella dimensione più profonda e segreta dell’animo dell’Autore, illuminando il suo desiderio di radicarsi nelle cose di ogni giorno, arginando l’incombenza della solitudine e del vuoto grazie alla presenza dell’essere amato e all’inesausta vocazione per la poesia.

Appartenere” di Giacomo Rossi Precerutti è la nuova raccolta di versi di un poeta (nato a Torino nel 1988, ma milanese d’adozione) che ha esordito assai giovane con due titoli apparsi da Crocetti (Fuoco d’assenza, 2006; Sono io, quell’ombra, 2010), cui ha fatto seguito la silloge “Salvezza degli indugi”, uscita per i tipi di Ensemble nel 2015.

Pubblicato da Neos Edizioni nella collana di poesia e teatro “La Mandetta”, dove l’autore ha curato la riedizione di “Intimi vangeli” del lirico crepuscolare Giulio Gianelli (2016), il libro dà conto di un affascinante e, insieme, doloroso percorso interiore alla ricerca di un senso che, grazie alla parola poetica, illumini e riscatti il grigiore della quotidianità.

Tale itinerario si presenta innanzi tutto nelle forme del ricordo, che riconduce ai territori di un’infanzia perduta per sempre e di una «giovinezza ormai straniera». La risposta all’inconsistenza dell’oggi, minacciato dal niente, va ricercata nella «domestica / prudenza di abitare», cioè nella volontà di aderire non senza sforzo alle cose di ogni giorno, difesi dalla rassicurante vicinanza dell’essere amato, di là dalla buia cortina di silenzio che imprigiona in una solitudine immedicabile. Emerge, sopra ogni altra cosa, la fede nella scrittura che sconfigge, seppur provvisoriamente, il diluvio annientante del tempo e la fragilità umana. «ma il sentire fa da sponda /ai gesti che ci sono cari / e non serve davvero un infinito / appartenere per scegliersi».Riflessione sulle ragioni profonde della poesia e, nello stesso tempo, originale canzoniere amoroso, “Appartenere” testimonia una vocazione e un destino, rivelando uno sguardo profondo sulle contraddizioni dell’oggi e sul compito etico dello scrittore. 

Giacomo Rossi Precerutti è nato a Torino nel 1988, vive a Treviglio e lavora a Milano. Al ramo fiorentino della sua famiglia, i saluzzesi Rossi dalla Manta, appartenne Ernesto Rossi, propugnatore del federalismo europeo (Manifesto di Ventotene, 1941). È laureato in Lettere Moderne presso l’Ateneo torinese con una tesi sul poeta barocco Giovan Francesco Busenello. Ha pubblicato presso Crocetti la plaquette Fuoco d’assenza (2006) e la silloge Sono io, quell’ombra (2010). Presso Ensemble è uscita la raccolta Salvezza degli indugi (2015). Ha curato per Neos la riedizione di Intimi vangeli del poeta crepuscolare Giulio Gianelli (2016). Alcuni suoi testi poetici sono comparsi nelle antologie edite da Torino Poesia Le carte tatuate – dieci poeti torinesi (2007) e Pollockiana (2009). Un suo racconto è presente nel volume collettivo Il marciapiede per Torino (Ensemble 2016). 



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