Francesco Fogliotti "La teoria degli incorporei nello stoicismo antico"
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Descrizione
Francesco Fogliotti "La teoria degli incorporei nello stoicismo antico" Emile Bréhier Cronopio Edizioni http://www.cronopio.it/edizioni/ In questo libro, che tanta parte ha avuto nella cultura francese del Novecento, émile Bréhier introduce...
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Emile Bréhier
Cronopio Edizioni
http://www.cronopio.it/edizioni/
In questo libro, che tanta parte ha avuto nella cultura francese del Novecento, émile Bréhier introduce lo Stoicismo nel grande dialogo che la filosofia contemporanea ha intrattenuto con l'antichità, esplorando il luogo in cui sembra venir meno il principale assunto della dottrina stoica: «tutto ciò che esiste è corpo». Questa fisica, che estende la nozione di corpo a tutto ciò che è in grado di agire e patire, è costretta a fare i conti con quattro residui inattivi e impassibili: l'esprimibile, il luogo, il vuoto e il tempo. Si tratta di esistenze al limite del reale. Non per questo secondarie, se è vero che la dialettica – «scienza del vero e del falso e di ciò che non è né vero né falso» – si compone esclusivamente di esprimibili, ossia di incorporei. La presenza degli incorporei, inoltre, conduce gli Stoici a situare al sommo delle categorie non più l'«essere» ma il «qualcosa»: unità più alta che comprende corpi e incorporei.
Emile Bréhier (1876-1952) è stato filosofo e storico della filosofia. Autore di una magistrale Histoire de la philosophie(1926-1932) e di una traduzione delle Enneadi divenuta imprescindibile (1924-38), è noto in Italia soprattutto per La filosofia del medioevo (Einaudi, 1952).
Francesco Fogliotti è regista e traduttore. Nel 2012 inizia una collaborazione con lo scrittore e teatrante Guido Ceronetti che lo condurrà alla realizzazione del cortometraggio “8 minuti e mezzo. Cosa resta di Federico Fellini?” (2013) e, nel 2014, del film documentario “Guido Ceronetti. Il Filosofo Ignoto”. Ha tradotto e curato l’edizione italiana de “La teoria degli incorporei nello stoicismo antico” di Émile Bréhier (Cronopio 2020), “Sentire il grisou” di Georges Didi-Huberman (Orthotes 2021) e tradotto testi di Vladimir Jankélévitch, Maurice Blanchot, David Lapoujade.
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