Fotografia a Tindari da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro
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Descrizione
Mentre andavamo via lesti perché la nostra compagnia ci chiamava per ripartire, fermammo una donna che andava alla fonte con l’orcio sulla testa, e le domandammo se consentisse a posare...
mostra di piùSi volse: «Sì, a patto che ne mandiate una copia. la voglio spedire a mio figlio che si trova in America».
Mentre ci rispondeva senza deporre l’orcio, ci accorgemmo com’era, scalza, le gambe scoperte fino al polpaccio muscoloso, con quell’idea d’infanzia perenne delle donne scalze dell’Italia meridionale, di donne non abbastanza adulte per via appunto dei piedi scalzi, fino a che lo sguardo non scopre il viso, e uno colloca questo viso in un tipo di donna, lo immagina in città, e questa popolana scalza prende l’aria d’una passante vestita alla moda, d’una nostra amica, di una donna che siamo abituati a rivivere.
E’ come la minuscola violetta tricolore dei prati che evoca la pansè di giardino.
In quell’istante, mentre il mio compagno di viaggio scattava la fotografia, avevo modo di osservare quella donna.
Poteva avere quarant’anni; occorreva un occhio esercitato per attribuirle non più di questa età; il naso arcuato; gli occhi distanti sotto la fronte dritta, e in essi l’espressione con cui una donna del popolo guarda un uomo che è il più forte e insieme il ragazzo, il rivale e il violento e insieme il protetto.
Ella si preparò alla posa assicurandosi con una mano l’orcio sulla testa, mentre passava l’altra per riavviare i capelli della bambina che la seguiva, a cui facemmo attenzione per quel gesto.
Unica civetteria, si passò la lingua sulle labbra per inumidirle e posò con sicura semplicità una mano nella mano della bimba, l’altra all’orcio perché sapeva che quello era lo scopo della sua fotografia, il suo povero orcio.
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
Organizzazione | Giuseppe Cocco |
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