Forse eravamo ottantamila i disertori da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli

14 nov 2024 · 9 min. 28 sec.
Forse eravamo ottantamila i disertori da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
Descrizione

Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941. Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro...

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Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli. 

La Montagna: Testimonianze di vita contadina

Pietro Bruno, media valle Stura, classe 1896, contadino. 

La mia era una famiglia piccola, fame non ne ho mai fatta: vivevamo a castagne, polenta, e pane misto di grano e di segale. 
Poi è venuta la guerra, io ero negli alpini, battaglione Argentera.
Scaricati a Cividale, abbiamo raggiunto a piedi Caporetto.
Da Caporetto vedevamo che sul Monte Rosso era un fuoco solo, non capivamo come lassù potesse vivere della gente.
Tra noi ci dicevamo: «Se andiamo su, moriremo tutti».
Mah, la guerra è una brutta bestia!
Durante gli assalti noi avevamo l'ordine di sparare fino a distanza ravvicinata.
Poi dovevamo andare all'arma bianca e scannarci con le baionette.
Ma prima di arrivare alla lotta corpo a corpo un po' scappavano loro e un po' scappavamo noi, eh ... Su Molte Fiore una notte siamo andati undici volte all'assalto, gli austriaci erano tutti ubriachi.
Una volta mi hanno mandato con una corvée a fare la pulizia in una trincea.
Era piena di morti, cento e più morti, una gamba qua e un braccio là.
Abbiamo preso quei morti, li abbiamo buttati giù dal burrone.
La guerra era queste cose qui.
Poi è arrivato il disastro di Caporetto.
Sono rimasto ferito a una gamba.
Da Serpelizza, trascinandomi, ho raggiunto il Tagliamento.
Ho visto saltare il ponte con sopra la popolazione, erano 400 i profughi, sono tutti morti.
Gli austriaci erano a 200 metri.
Un mio amico mi ha preso a spalle, e a nuoto mi ha portato sull'altra sponda.
Poi finisce la guerra, viene l'amnistia, forse siamo 80.000 i disertori.
Mi presento al console di Tolone, torno in Italia.
Mi processano, mi condannano a due anni, poi mi assolvono.
Mah! Sul Rumbon avevo visto fucilare due contadini che erano rientrati al reparto con ventiquattr’ore di ritardo.
Il colonnello aveva schierato sei soldati, e i due poveretti erano lì a pochi passi.
«Sparate», aveva ordinato il colonnello, ma il plotone di esecuzione aveva sparato all'aria.
Allora il colonnello ne aveva presi altri sei: «Sparate o sparo io a voi».
E avevano sparato!
Se i comandi non facevano così ne sarebbero rimasti ben pochi al fronte.    

Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Il mondo dei vinti» https://penisolabella.blogspot.com/2024/10/audiolibro-il-mondo-dei-vinti-di-nuto.html
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Informazioni
Autore Giuseppe Cocco
Organizzazione Giuseppe Cocco
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