Nel 2020 mi sono lasciata e ho deciso di non essere solo una testa (come mi disse a suo tempo il mio ex fidanzato riferendosi al fatto che avevo molta più cura della mia routine skincare rispetto a quella che avevo per il resto del corpo) e allora mi sono messa ad allenarmi come una forsennata e a mangiare come se dovessi iscrivermi al mondiale di culturismo. La verità è che io stavo comunque bene, non avevo alcun tipo di problema per il quale il mio corpo esigesse una cura ulteriore o diversa da quella che avevo portato avanti fino a quel momento. Il fatto che io me ne ricordi ancora, però, la dice lunga sul tipo di ferita che ha aperto dentro di me. Una parte della mia coscienza diceva che era un maleducato perché niente mi aveva mai portato all’attenzione il “problema” della mia forma; l’altra parte di me, quella che viveva inserita nella società, urlava che aveva ragione. Ma quando ci siamo lasciati appunto - in realtà mi aveva lasciata lui, io entrai in questo loop di non accettazione del mio corpo e guardavo i suoi following su Instagram, notando con mio grande rammarico che tutte le ragazze avevano fisici ultratonici, palestratissimi e “curatissimi”: dovevo esserlo anche io. Da quel momento, sono un corpo conforme, più o meno, e con conforme intendo magro. Non tornerei indietro, no: però tutto questo mi fa stare bene non tanto fisicamente ma emotivamente, mi fa sentire nel giusto, mi fa sentire potenzialmente non sbagliata almeno sotto questo punto di vista - sono giusta, passatemi il termine sbagliato. Sarò pazza, sfigata, sola, stupida, boccalona, ma almeno sono nella norma e questo mi rende all’apparenza una persona che rientra nei canoni socialmente accettati. CORRETTI. Nessuno può guardarmi con giudizio o compassione almeno per questo. Questa graphic novel è l’esempio di come siamo condizionati dai modelli pressanti che ci propongono, di come l’ambiente esterno ci rende diversi, misurabili e valutabili, di come ci giudicano il cibo, l’outfit e le abitudini, di come siamo spinti a confrontarci con gli altri piuttosto che con la versione migliore di noi per noi e non per qualcosa che ha deciso al nostro posto. Di come l’acqua restituisce ai corpi la loro unicità eliminando il termine conformità in un argomento in cui il confronto non dovrebbe far parte del campo semantico. dovrebbe esistere.
mostra meno