Capitolo VI - 7 agosto del «Diario di un viaggio a piedi» del 1847 con Edward Lear
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Descrizione
Questo è un viaggio, durato dal luglio al settembre del 1847, attraverso la più meridionale delle province calabresi, svolto e raccontato dal viaggiAutore inglese Edward Lear. Discesa da Sant’Agata -...
mostra di piùDiscesa da Sant’Agata - Fantastico scenario; boschi rinfrescanti - Incamminati verso le montagne di Aspromonte - Primo segno di San Luca, dove bisogna procurarsi una guida per il monastero di Polsi - Discesa alla fiumara, e lungo cammino in essa - Oleandri - San Luca - Benvenuto alla casa di Don Domenico Stranges - Buon cuore e carattere gioviale dei fratelli - Molte domande sui prodotti dell’Inghilterra - Invito a rimanere a San Luca - Tarda partenza per il Monastero con la guida - Salita del ruscello: grande scenario della montagna - Altezza dell’Aspromonte - Magnifici alberi di oleandri - Solitudine impressionante - Necessità di affrettarsi perché il giorno vola - Salita fra boschi di querce - Salita a Serra - Preoccupazione di Ciccio - Sorpresi dall’oscurità - Luci del Monastero ancora lontane - Discesa verso la sua entrata - Piacevole benvenuto del Superiore - Meraviglia dei monaci - La conferenza del Superiore circa l’Inghilterra e gli inglesi - Il tunnel del Tamigi poeticamente preso in considerazione - Alloggio nel convento di Santa Maria di Polsi. Temporale e vento.
7 agosto
Il nostro cammino fra le ombre dei castagneti è stato delizioso.
Oh! Davvero piacevoli le prime ore del mattino in Italia!
Quando siamo arrivati alla promessa altura, dove è installata una croce, era già completamente notte, e solo le luci che scintillavano in fondo lontano, nelle viscere della montagna, ci mostravano la nostra destinazione, il monastero di Santa Maria di Polsi.
Lenta e ardua era la discesa che ci portò davanti all’entrata di questo remoto eremo.
C’è voluto un bel po’ di tempo prima che fossimo ammessi; e il superiore, un uomo molto affabile.
Meraviglia e curiosità ebbero l’anziano uomo e i suoi frati, ch’erano pochi di numero e avvolti in vestiti neri.Una cena di uova sode, insalata e frutta venne servita nel refettorio del convento; la sensazione più notevole fu il silenzio che nella lunga sala era interrotto solo dal bisbigliare dei monaci che passavano.
Le nostre camere erano due celle con persiane alle finestre senza vetri, unica protezione contro il freddo e il vento, di certo poco piacevoli a questa grande altezza.Pauroso era l’ululare del vento e il rumore del temporale durante la notte!
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
Organizzazione | Giuseppe Cocco |
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