Jordan Belfort è il suo nome all'anagrafe, ma per il mondo intero lui è e rimarrà per sempre il "Lupo di Wall Street". Una figura controversa e sfaccettata, capace di suscitare emozioni contrastanti nell'opinione pubblica. Un personaggio ai limiti tra il genio visionario degli affari e il truffatore senza scrupoli, cinico e calcolatore.
Il "Lupo" ha vissuto gran parte della sua vita cavalcando l'onda selvaggia e indomita della borsa negli anni ruggenti del mercato azionario tra la fine degli '80 e i primi '90. Un periodo di deregolamentazione sfrenata in cui i paletti della legalità venivano spesso oltrepassati da predatori senza freni inibitori.
Ed è proprio in questo clima da far west della finanza che Belfort costruisce il suo impero milionario fondato su pratiche di dubbia legalità, per poi vederlo crollare rovinosamente sotto il peso di accuse gravissime come la frode securitaria e il riciclaggio di denaro sporco.
La sua scalata vertiginosa al successo si è dipanata infatti attraverso un turbinio di eccessi ed eccentriche sregolatezze. Feste epocali con fiumi di alcol e droghe pesanti, sesso sfrenato con prostitute per lusingare i clienti. Uno stile di vita sopra le righe e un ego smisurato, pari solo all'avidità e all'ambizione sfrenate dell'uomo.
Eppure, proprio quando sembrava essersi incoronato come il novello re di Wall Street, tutto crolla inesorabilmente con l'arresto e l'accusa di aver truffato migliaia di risparmiatori americani. La sua rocambolesca fuga attraverso diversi stati, inseguito dalle autorità, e l'arresto finale in un sobborgo di Bari, in Italia, alimentano una leggenda ormai entrata nell'immaginario collettivo.
La sua storia oscilla continuamente tra due poli opposti: genio incompreso o imbroglione seriale? Chi è veramente Jordan Belfort?