Abolire la contenzione: salute mentale per restituire dignità - Intervista a Giovanna Del Giudice
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Descrizione
Partendo dalla tragiche vicende di persone morte legate a un letto, come si può abolire oggi la contenzione? Cosa vuol dire, per chi esercita mestieri di cura, entrare in contatto...
mostra di piùCosa vuol dire, per chi esercita mestieri di cura, entrare in contatto con il dolore e la malattia?
Ricordare Franco Basaglia consente di mettere in luce oggi, a 100 anni dalla sua nascita, i cambiamenti riconducibili al suo pensiero e alla sua pratica. In che modo Basaglia e il suo team hanno influenzato la storia della psichiatria e quali difficoltà ancora esistono nell'applicazione delle legge 180?
"La libertà è terapeutica", ma cos'è davvero la libertà oggi?
Quale differenza esiste tra controllo sociale e cura?
Sono molti gli interrogativi che possono emergere quando si parla di psichiatria, salute mentale, manicomi, contenzione, ospedali psichiatrici.
Quelli appena elencati qui sopra rappresentano solo alcuni dei tanti spunti che abbiamo cercato di approfondire con Giovanna Del Giudice durante l'intervista del 26 luglio 2024 alle ore 18.00.
Per presentare la protagonista, mi affido alle parole della sua biografia:
"Giovanna Del Giudice è medico psichiatra, nel dicembre 1971 inizia a lavorare nell’ospedale psichiatrico di Trieste, sotto la direzione di Franco Basaglia. Partecipa all’intero processo di deistituzionalizzazione e alla costruzione dei percorsi della salute mentale di comunità, con particolare attenzione alle questioni di genere. È stata direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Caserta 2 e di Cagliari e consulente per la salute mentale in altre regioni italiane. Autrice di numerose pubblicazioni. Coordina progetti di cooperazione internazionale sui temi della salute mentale. È presidente dell’associazione ConfBasaglia dal novembre 2013, e autrice di del libro “… e tu slegalo subito, Sulla contenzione in psichiatria”, Introduzione di Eugenio Borgna, edizioni alpha beta verlag, collana 180, archivio storico della salute mentale."
(fonte: https://www.ondecortenews.it/uominidelsud-chi-e-giovanna-del-giudice/ )
Partendo dal vissuto di medico e persona, arrivando a Basaglia e all'impegno per il superamento della contenzione, Giovanna Del Giudice ci ha lasciato una testimonianza preziosa, frutto di una carriera di tenace impegno e risolutezza nella costruzione di una psichiatria che guarda alle persone come esseri umani e non come diagnosi.
In un articolo del 2018, Giovanna Del Giudice ha scritto:
"Ma pure oggi, nell’attuale impoverimento sociale, culturale, assistiamo di nuovo al ritorno al riduzionismo biologico medico, al ritorno alle psichiatrie delle diagnosi e del farmaco. Al permanere, o al riproporsi, di sacche di abbandono e di pratiche di violazione dei diritti. In alcune aree del paese, fino all’80% del budget della salute mentale è per la residenzialità sulle 24 ore, impoverendosi le risorse per il lavoro territoriale dei Centri di salute mentale, per i progetti terapeutici riabilitativi individuali, per i progetti di inclusione sociale e lavorativa. Appare in salita la strada per la piena partecipazione delle persone con problema di salute mentale nelle istituzioni deputate alla cura. Ancora l’Università forma operatori all’interno di una cultura bio medica e separata dalla realtà dei servizi. Tanto più nell’attuale scarsità delle risorse per la salute mentale, dobbiamo con attenzione porci il problema di come le risorse si spendono e intervenire quindi sul modello organizzativo dei servizi.
Il 2018 volge al termine lasciandoci un bagaglio pesante di responsabilità. Se non si è trattato di inutili “celebrazioni” ma si è voluto fare il punto su dove siamo in questo percorso di democrazia e su come andare avanti, dobbiamo riconoscere che il percorso è ancora lungo ed irto di difficoltà. Molto ancora rimane da fare in riferimento alle culture, ai paradigmi di riferimento, ai modelli organizzativi, alla qualità dei servizi, alle pratiche, agli stili operativi, ai progetti di inclusione. Ma pure guardiamo con fiducia alle tante realtà che nel nostro paese lavorano per l’accesso alla cittadinanza per tutti, convinti che dobbiamo continuare a testimoniare, anche in questi tempi bui, ognuno nelle sue quotidiane pratiche, che è possibile costruire luoghi e spazi di cura, di emancipazione, di inclusione, di relazioni reciproche, di non violazione dei diritti, di accoglienza di costruzione quindi di una città solidale e che cura."
(fonte: https://www.benecomune.net/rivista/numeri/salute-mentale/una-legge-che-amplia-gli-spazi-della-democrazia/ )
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