A Brescia la prima mostra in Italia di Badiucao, "La Cina non é vicina"
24 nov 2021 ·
5 min. 15 sec.
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Descrizione
Martedì 23 novembre, ai microfoni delle nostre Donne al Volante, con Liliana Russo e Katia De Rossi, è intervenuto il direttore della Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov. Con lui abbiamo...
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Martedì 23 novembre, ai microfoni delle nostre Donne al Volante, con Liliana Russo e Katia De Rossi, è intervenuto il direttore della Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov. Con lui abbiamo parlato della mostra "La Cina non è vicina" al Museo Santa Giulia di Brescia, la prima esposizione in Italia dell'artista orientale Badiucao. «Un mese fa ci è stato chiesto dalla Cina di chiuderla in quanto fatta di opere di un artista dissidente - queste le prime parole del direttore -. Abbiamo risposto di no perché la mostra mette in luce le contraddizioni di uno sviluppo che ha messo fortemente da parte i diritti umani. Badiucao è parte di una rassegna che la fondazione Brescia musei dedica al binomio tra arte e diritti umani».
UNA MOSTRA PER RACCONTARE UN QUADRO GEOPOLITICO - Molto chiaro l'obiettivo di questa rassegna bresciana: «L'artista ha sviluppato un modo di comunicare attraverso l'arte con le piattaforme social. Noi siamo riusciti ad organizzare una sua mostra completa che racconta in maniera chiara il quadro geopolitico asiatico. Vi è anche un forte nucleo di opere dedicate al Dottor Lee, il primo medico cinese a lanciare l'allarme Covid, prima di essere costretto ad abiurare. Inoltre sono presenti i Diari di Wuhan, opere realizzate durante la prima parte della pandemia grazie alle testimonianze dirette degli attivisti ottenute via social». Stiamo parlando sicuramente di una mostra contemporanea e dalla carica visuale fortissima.
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UNA MOSTRA PER RACCONTARE UN QUADRO GEOPOLITICO - Molto chiaro l'obiettivo di questa rassegna bresciana: «L'artista ha sviluppato un modo di comunicare attraverso l'arte con le piattaforme social. Noi siamo riusciti ad organizzare una sua mostra completa che racconta in maniera chiara il quadro geopolitico asiatico. Vi è anche un forte nucleo di opere dedicate al Dottor Lee, il primo medico cinese a lanciare l'allarme Covid, prima di essere costretto ad abiurare. Inoltre sono presenti i Diari di Wuhan, opere realizzate durante la prima parte della pandemia grazie alle testimonianze dirette degli attivisti ottenute via social». Stiamo parlando sicuramente di una mostra contemporanea e dalla carica visuale fortissima.
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Autore | Radio Number One |
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