95 - La testuggine - «Morimondo» di Paolo Rumiz
8 feb 2024 ·
10 min. 35 sec.
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Descrizione
“Da dove venite?“ Mi chiese un pescatore pochi minuti prima della partenza per Severo. Era una mattina a benedetta dal sole limpido, io gli risposi "Da Torino", e siccome lui...
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“Da dove venite?“ Mi chiese un pescatore pochi minuti prima della partenza per Severo.
Era una mattina a benedetta dal sole limpido, io gli risposi "Da Torino", e siccome lui non si scompose - sapeva benissimo che Torino stava sull'acqua e quell'acqua finiva in Adriatico - compresi che quella mia boutade era il vero filo rosso della storia.
L'isola delle sabbie e del vino era ormai a dieci miglia. Sembrava un tartarugone.
Alex riuscì a socchiudere il libro fissato alla tolda, che stava asciugandosi al sole e al vento, e trovò un'altra frase.
Lesse ad alta voce: "finché ho un desiderio, ho una ragione per vivere. La soddisfazione è la morte". L'ombra di Sansego era era una boa, un pacifico, immobile sedimento sopravvissuto alla bora, alle mareggiate alle correnti non si sa per quale miracolo della natura.
Potemmo vederla ricoperta di canne palustri gialline, segno di un'appartenenza all'acqua dolce più che a quella salata.
La Costa era fatta di franosi calanchi simili a quelli di Castell'Arquato in Val Padana, dove erano state trovate ossa di balena.
Ed era coronata da terrazze di vigne inselvatichite che da lontano parevano una crespa lanugine.
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Era una mattina a benedetta dal sole limpido, io gli risposi "Da Torino", e siccome lui non si scompose - sapeva benissimo che Torino stava sull'acqua e quell'acqua finiva in Adriatico - compresi che quella mia boutade era il vero filo rosso della storia.
L'isola delle sabbie e del vino era ormai a dieci miglia. Sembrava un tartarugone.
Alex riuscì a socchiudere il libro fissato alla tolda, che stava asciugandosi al sole e al vento, e trovò un'altra frase.
Lesse ad alta voce: "finché ho un desiderio, ho una ragione per vivere. La soddisfazione è la morte". L'ombra di Sansego era era una boa, un pacifico, immobile sedimento sopravvissuto alla bora, alle mareggiate alle correnti non si sa per quale miracolo della natura.
Potemmo vederla ricoperta di canne palustri gialline, segno di un'appartenenza all'acqua dolce più che a quella salata.
La Costa era fatta di franosi calanchi simili a quelli di Castell'Arquato in Val Padana, dove erano state trovate ossa di balena.
Ed era coronata da terrazze di vigne inselvatichite che da lontano parevano una crespa lanugine.
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
Organizzazione | Giuseppe Cocco |
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