87 - Le parole del libro - «Morimondo» di Paolo Rumiz
5 feb 2024 ·
6 min. 28 sec.
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Descrizione
Passò una barca a motore a luci spente che andava nella direzione contraria. La barca passò, urtò qualcosa di galleggiante che si spostò verso il muso del Gatto chiorbone. Entrai...
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Passò una barca a motore a luci spente che andava nella direzione contraria.
La barca passò, urtò qualcosa di galleggiante che si spostò verso il muso del Gatto chiorbone.
Entrai per tirare fuori i sacchi-lenzuolo per le cuccette e mentre tentavo di sfilarmi le braghe con la mano inutile, la barca si inclinò sul lato sinistro.
"Ma guarda tu”, sentii borbottare Alessandro con bell’accento emiliano.
Uscii a vedere.
Il mio compagno di viaggio si era sporto da prua, a pancia in giù, e aveva tirato a bordo qualcosa di gocciolante.
"Un pezzo di libro", disse sedendosi accanto al bompresso, e stese quella cosa in modo che la luna la rischiarasse.
Lo aveva portato la piena, come la barchetta di vimini su cui aveva viaggiato tra i canneti del Nilo un neonato di nome Mosè.
Il cuore mi batteva a mille. Presi la torcia e lo illuminai.
Mancava la copertina e il titolo era introvabile.
Le pagine era incollate, solo la prima - segnata dal numero 37 - era malamente leggibile.
Mormorò Alex guardandomi: "parla di un fiume". E mi porse il pacco bagnato.
Avevo buttato nel fiume un libro e il fiume me ne restituiva un altro.
”Non parla di un fiume, parla di noi", conclusi.
Eravamo come due monaci davanti a un leggio illuminato da candele nel fondo di una cripta e, come nel rito Greco, si alternavano nella lettura cantata.
Guardai sul retro. C'era un commento che nominava Bernard Shaw.
Poteva essere lui, il vecchio George.
Il suo trattato di filosofia forse il passo sulla ricchezza.
Ero io il più vecchio della banda dunque ero il destinatario del messaggio in bottiglia.
Il rito notturno aveva ridato oralità alla scrittura. Avevo ritrovato il libro.
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La barca passò, urtò qualcosa di galleggiante che si spostò verso il muso del Gatto chiorbone.
Entrai per tirare fuori i sacchi-lenzuolo per le cuccette e mentre tentavo di sfilarmi le braghe con la mano inutile, la barca si inclinò sul lato sinistro.
"Ma guarda tu”, sentii borbottare Alessandro con bell’accento emiliano.
Uscii a vedere.
Il mio compagno di viaggio si era sporto da prua, a pancia in giù, e aveva tirato a bordo qualcosa di gocciolante.
"Un pezzo di libro", disse sedendosi accanto al bompresso, e stese quella cosa in modo che la luna la rischiarasse.
Lo aveva portato la piena, come la barchetta di vimini su cui aveva viaggiato tra i canneti del Nilo un neonato di nome Mosè.
Il cuore mi batteva a mille. Presi la torcia e lo illuminai.
Mancava la copertina e il titolo era introvabile.
Le pagine era incollate, solo la prima - segnata dal numero 37 - era malamente leggibile.
Mormorò Alex guardandomi: "parla di un fiume". E mi porse il pacco bagnato.
Avevo buttato nel fiume un libro e il fiume me ne restituiva un altro.
”Non parla di un fiume, parla di noi", conclusi.
Eravamo come due monaci davanti a un leggio illuminato da candele nel fondo di una cripta e, come nel rito Greco, si alternavano nella lettura cantata.
Guardai sul retro. C'era un commento che nominava Bernard Shaw.
Poteva essere lui, il vecchio George.
Il suo trattato di filosofia forse il passo sulla ricchezza.
Ero io il più vecchio della banda dunque ero il destinatario del messaggio in bottiglia.
Il rito notturno aveva ridato oralità alla scrittura. Avevo ritrovato il libro.
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Autore | Giuseppe Cocco |
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