8 - Soli nella sera da «Morimondo» di Paolo Rumiz
16 gen 2024 ·
4 min. 16 sec.
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Descrizione
L'acqua ci rigenerò, divenne fonte battesimale, miracolo che rese lieve la fatica. Saremmo arrivati col buio, ma che importava. Era magnifica la vogata del silenzio della sera. Mi ritrovai solo...
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L'acqua ci rigenerò, divenne fonte battesimale, miracolo che rese lieve la fatica.
Saremmo arrivati col buio, ma che importava.
Era magnifica la vogata del silenzio della sera.
Mi ritrovai solo sulla vecchia "Prospector", ed essere soli in canoa significa sentire la voce del fiume.
Cambiava tutto, anche la vogata.
Diventava rotonda come un mezzo colpo di mestolo, ed era quello l'unico movimento praticabile per mantenere la direzione spingendo sempre sullo stesso lato.
Scese la sera color amaranto e, mentre vogavo in silenzio, mi vennero mille idee.
Il bisogno di scrivere aumentò, divenne irresistibile.
Ci provai, ma fu di nuovo una pena.
Dovevo mollare da capo il remo, estrarre il taccuino dalla sacca impermeabile, rovistare nel marsupio in cerca della penna, scrivere in precario equilibrio sulla corrente, riporre il taccuino e la penna, sigillare la sacca, assicurarla con un moschettone, riprendere il remo.
Era troppo.
Così decisi di abbandonare le precauzioni e ficcare il taccuino in tasca.
Ero entrato in un magnifico silenzio della mente.
Provai un brivido a chiudere la carovana, la luce diventava senape, poi sentii la notte inseguirmi a passi lievi di leopardo.
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Saremmo arrivati col buio, ma che importava.
Era magnifica la vogata del silenzio della sera.
Mi ritrovai solo sulla vecchia "Prospector", ed essere soli in canoa significa sentire la voce del fiume.
Cambiava tutto, anche la vogata.
Diventava rotonda come un mezzo colpo di mestolo, ed era quello l'unico movimento praticabile per mantenere la direzione spingendo sempre sullo stesso lato.
Scese la sera color amaranto e, mentre vogavo in silenzio, mi vennero mille idee.
Il bisogno di scrivere aumentò, divenne irresistibile.
Ci provai, ma fu di nuovo una pena.
Dovevo mollare da capo il remo, estrarre il taccuino dalla sacca impermeabile, rovistare nel marsupio in cerca della penna, scrivere in precario equilibrio sulla corrente, riporre il taccuino e la penna, sigillare la sacca, assicurarla con un moschettone, riprendere il remo.
Era troppo.
Così decisi di abbandonare le precauzioni e ficcare il taccuino in tasca.
Ero entrato in un magnifico silenzio della mente.
Provai un brivido a chiudere la carovana, la luce diventava senape, poi sentii la notte inseguirmi a passi lievi di leopardo.
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
Organizzazione | Giuseppe Cocco |
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