29 - Notte bianca - «Morimondo» di Paolo Rumiz
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Descrizione
L'isola era coperta di giganteschi rami portati dall'acqua e calcinate dal sole. Quella sera non ci servì nemmeno l'accetta: i rami si spezzarono senza fatica e la pira fu pronta...
mostra di piùQuella sera non ci servì nemmeno l'accetta: i rami si spezzarono senza fatica e la pira fu pronta in un attimo.
Valentina, che aveva vissuto mille bivacchi più di noi su tutti i fiumi del Pianeta, raccolse anche fascine di Artemisia per affumicare le zanzare.
Già, le zanzare.
Erano le nove, il sole non era ancora calato, e di loro neanche l'ombra.
Dove si erano cacciate?
Dove avevano i loro immondi abituri?
Non se ne vedeva in giro nemmeno una.Mentre preparavo quattro panini al salame e una precaria tovaglia sulla sabbia accanto al fuoco, guardai la riva ed ebbi l'impressione che la vista mi si offuscasse.
L'acqua tra i ciottoli era coperta di una strana nebbia.
Uno stato minimale, un centimetro appena.
Mi pulii gli occhiali, ma la foschia non se ne andava.
Allora mi chinai sul fiume, e vidi l'orrore.
Milioni di zanzare in attesa.
Gli abitanti del villaggio fluviale ci avevano avvertito: in Lomellina si fanno gare di caccia alla zanzara.
Quella sera mi ricordai che Franco Ratti, un amico che fa il sindaco e il medico condotto in mezzo alle risaie della Lomellina, mi aveva spiegato un giorno che il peggio veniva a trenta minuti dopo il tramonto e durava un'ora buona.
Poi, più nulla.Infatti, tempo un'ora, la tortura finì come per un ordine planetario.
Ma la notte che seguì fu agitata per tutti.
Verso l'una Angelo uscì dalla tendina esasperato dal mio russare.
Valentina ghignò: "le zanzare smettono, lui no”.
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
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