Com’è cambiato il nostro modo di percepire noi stessi, le nostre emozioni e parole a partire dallo spazio che sempre più tutti noi viviamo, i social?
Rivolgerci alla Generazione Z può aiutarci a comprendere meglio la nostra di Millennials?

Tra le tante nuove espressioni della Gen Z spicca “catching feeling”: contrarre il sentimento, come se l’emotività verso altre persone fosse una malattia, un marchio d’infamia che ci pende sopra come una spada di Damocle.

Anche a voi sicuramente è capitato di dire: “Ma io ho già i miei problemi, non ho bisogno di farmi carico anche di quelli di qualcun altro”.

Questo forse è il cono d’ombra nel quale si intravede un atteggiamento di chi è ripiegato su se stesso, e perciò tende a vedere il profilarsi di una relazione come una minaccia: la perdita di uno spazio nostro invaso dalla presenza di un altro.

Non c’è più spazio per l’altro se l’ego satura tutto il mio mondo.

Eppure proprio per questo, per il sentore di aver perso qualcosa, vi può essere al contempo una volontà di riscoprire l’altro e quindi anche se stessi in relazione col fuori di noi: il nostro corpo si risveglia e si riscopre alla luce di quello altrui.

In questo denso viaggio tra MIllennials e Gen Z ci aiuterà a far chiarezza la sociolinguista Beatrice Cristalli, che per Treccani sta curando un ciclo dedicato a modi, lingua e linguaggi della generazione Z.

Buon ascolto.