#112 La timidezza e il Flamenco parte prima - Flamenco Chiavi in Mano
Scarica e ascolta ovunque
Scarica i tuoi episodi preferiti e goditi l'ascolto, ovunque tu sia! Iscriviti o accedi ora per ascoltare offline.
Descrizione
Apriamo questo capitolo grandissimo di rilfessioni sulla timidezza ed il flamenco, che verrà portato avanti per diversi episodi. Il mondo di oggi ci chiede di distinguerci ma al tempo stesso...
mostra di piùIl mondo di oggi ci chiede di distinguerci ma al tempo stesso ci chiede anche di omologarci. E' un messaggio contraddittorio ma molto forte. Trovare la nostra autostima, cioè identificarci con noi stessi è importante e forse l'identificazione è il più forte antidepressivo.
La società ci chiede di omologarci agli altri per comportamento e atteggiamenti. Il flamenco ci dice di rispettare le tradizioni, ma di raccontare la propria verità e la propria unicità. Essere nel flamenco significa non omologarci ma trovare il nostro ruolo unico nell'ambito di questa tradizione.
Ogni persona è timida almeno in qualche situazione.
Che cos'è la timidezza? La paura del giudizio, del non piacere, della critica. La paura è una emozione primaria, ma nel senso della paura di un pericolo reale: se c'è una tigre davanti a me per forza devo avere una emozione di paura! Per sopravvivere!
Ma spesso le nostre paure sono riguardo un pericolo pensato, immaginato ma non reale e il più delle volte la tidmidezza ci mette in ansia di fronte a paure che poi non si realizzeranno. Abbiamo paura che qualcuno ci giudichi, ma forse poi non lo farà nessuno.
Sono poche le persone che non sono mai timide!
Anche la timidezza ha aspetti positivi: quando siamo timidi siamo più attenti, osserviamo più segnali del normale.
Ci sono persone che fanno fatica a guardare negli occhi un interlocutore, ma che sono poi in grado di parlare di fronte a centinaia di persone in una riunione aziendale.
Questo ha molto a che fare con l'educazione che abbiamo ricevuto. Timidi non si nasce: si diventa.
Ci sono paesi al mondo in cui l'educazione sociale sottolinea gli aspetti positivi dei bambini ed in altri questo invece non si fa.
Ad esempio in Giappone, la cultura fa in modo che se il bambino ha successo, il merito viene suddiviso fra una serie di attori che hanno contribuito al successo: famiglia, insegnanti, ecc. L'insuccesso invece viene imputato solo al bambino. Foirse proprio per questo i giapponesi sono molto studiosi e quando intraporendono uno studio si impegnano enormemente. Sono molto attenti alla loro immagine sociale e quindi sono facilmente preda della timidezza.
La cultura mediterranea al contrario tende ad applaudie i successi del bambino, minimizzando i fallimenti.
Se in età infantile si sottolinea i successi, il bambino diviene più sicuro di sé e sarà meno timido una volta adulto. La cultura che genera il flamenco e mediterranea, quindi incoraggi ai bambini: abbiamo tutti visto in video o dal vivo bambini che ballano flamenco benissimo e sono piccolissimi. Ci stupiamo sempre di fronte a questo, ma dobbiamo pensare che questi bambini vengono molto incoraggiati e che pertanto non sviluppano alcuna timidezza.
Nel mondo arabo accade lo stesso: se c'è un palco per qualche festa, con un palco, sicuramente i bambini vengono messi sul palco e applauditi dalla famiglia.
Nella cultura Europea del centro nord si scoraggia il fatto di mettersi in mostra se non si è molto preparati.
E' evidente che in generle gli andalusi sono meno timidi dei giapponesi.
Biologicamente la molecola che si occupa della timidezza, della paura, è la stessa che produce entusiasmo e coraggio: l'adrenalina. A seconda di come il soggetto interpreta la realtà, saremo timidi o coraggiosi!
Il flamenco ci obbliga a spingerci così tanto ai limiti delle nostre possibilità, che ci obbliga a sentirci molto vivi. La paura potrebbe prendere il sopravvento, ma al tempo stesso c'è il grandissimo entusiasmo di fare una cosa con enorme piacere, che ci nutre profondamente. Tutto ciò aha a che fare con l'adrenalina: il flamenco è veramente una droga.
Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco dal 1985 e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco e Lyrical Arab Dance, un lavoro sull'esprtessiione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo. Sono molto appassionata di neuroscienze e di psicologia, e per questo ho una formazione di psicomotricità e psicologia.
Il flamenco è un serbatoio incredibile di analisi in questi campi che mi affascinano così tanto. Il flamenco non dà spazio ad essere timidi o insicuri perché ti coinvolge talmente tanto nella presenza che la timidezza si converte in coraggio.
In una intervista Eva la Yerbabuena, una delle bailaoras più altamente riconosciute, raccontava di essere stata una bambina con una timidezza patologica. Anche da adulta è molto introversa, ma sul palco è talmente emozionante che non ti viene in mente che sia timida. Dà solo l'impressione di avere una espressività profondissima e di essere molto viva e presente.
Eva ha studiato tantissimo e si è allenata tantissimo, tirando fuori un punto di forza per essere presente e forte.
Il flamenco non cancella la timidezza con una maschera ma converte l'adrenalina della paura in quella del coraggio. Sposta l'attenzione del soggetto dalla timidezza all'entusiasmo.
Informazioni
Autore | Sabina Todaro |
Organizzazione | Sabina Todaro |
Sito | - |
Tag |
Copyright 2024 - Spreaker Inc. an iHeartMedia Company