1 - La Mappa Infinita da «Morimondo» di Paolo Rumiz
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Descrizione
Andare a motore sul fiume, ci avevano avvertito, e come entrare in scooter agli Uffizi. Una porcheria, un sacrilegio. Non senti la voce del Dio che vi abita. Ogni fiume...
mostra di piùUna porcheria, un sacrilegio.
Non senti la voce del Dio che vi abita.
Ogni fiume ha il suo Dio, la sua voce e la corrente non canta mai allo stesso modo.
Stolti, tentando di fare il punto nave, ignorando che il fiume non è mare, a bordo avevamo una decina di mappe, e le due più affidabili erano targate Touring Club e Aipo, l'agenzia interregionale del Po.
Ma queste stranamente, indicavano distanze diverse.
Possibile?
So dall'adolescenza che le mappe giuste non servono a orientarsi ma a sognare percorsi, e magari a ricordarli ad avventura conclusa.
Per l'avventura Padana ne avevo fatta una a mano, come già altre volte nei miei viaggi importanti: una striscia di carta è di 3 metri per 60 cm, apribile a fisarmonica.
Ci avevo speso sopra parecchie settimane, riempiendola maniacalmente di annotazioni, ma non era mai finita perché ci aggiungevo ancora nomi e luoghi, forse nel tentativo di farla diventare anch'essa fiume su scala uno a uno.
L'apriamo spesso in navigazione, ma ancor più spesso la sera, con ostentata noncuranza, sui tavoli delle osterie.
Lì diventava sogliola, anguilla o lampreda a seconda dei momenti o dei settori esaminati.
Stesa tra piatti di lasagne e bicchieri di bonarda, quella perfetta bisettrice diventava un succulento piatto di portata, un pesce con la sua lisca centrale e il pettine doppio delle spine laterali, segnate ciascuna da un nome come Oglio, Adige, Panaro.
Ah, le osterie, queste favolose stazioni del pellegrino fluviale!
In mare è impossibile trovarne.
E questa la prima differenza tra i due regni delle acque.
A viaggio concluso da un pezzo, mi scopro ad aggiungere ancora e ancora dettagli a questa complicata pergamena.
L'acqua è il più perfetto dei fili narrativi, e poiché i viaggi si perpetuano infinitamente nella memoria, era fatale che anche la mappa diventasse la mia storia infinita.
A furia di aggiornamenti, ne ho fatto un labirinto da esplorare in sé e per sé, prima ancora che la rappresentazione di una realtà geografica.
Che godimento riaprirla ad avventura conclusa!
Mi ci perdo ancora, quando trovo didascalie tipo “Trappola dell'albero storto", “I lamenti funebri del Delta", “L'affluente scomparso", “La scarpata delle lucciole", e tante altre.
Non luoghi, ma storie.
La mappa non di un fiume, ma di un'isola del tesoro una guida tra insidie, fantasmi e pirati.
Informazioni
Autore | Giuseppe Cocco |
Organizzazione | Giuseppe Cocco |
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