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Tommaso Scandroglio - BastaBugie.it

  • I cattolici hanno votato con il mal di pancia o non hanno votato affatto

    19 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7831 ELEZIONI: I CATTOLICI HANNO VOTATO CON IL MAL DI PANCIA O NON HANNO VOTATO AFFATTO di Tommaso Scandroglio Il cattolico - quello autentico, non quello che ha il santino di Tucho nel portafoglio e che spegne il condizionatore d'estate perché meglio che sudi lui che la Terra - il cattolico, dicevamo, ha avuto maggiori scrupoli di coscienza ed uguali mal di pancia rispetto al resto della popolazione quando ha deciso di recarsi alle urne o di non recarsi affatto. Questo perché nessun partito politico rispecchia le sue idee che sono quelle della Chiesa. Il problema attuale non è individuare, tra le molte, la compagine politica più vicina o meno distante dai principi indicati dalla Dottrina sociale della Chiesa. Il problema sta nel fatto che tutte le compagini politiche sono in antitesi con la Dottrina sociale della Chiesa, chi in modo più marcato chi in modo meno marcato. Quest'ultimo è il caso dei partiti che formano la coalizione di centro destra. Purtroppo, tralasciando d'ufficio i liberal di Forza Italia, anche i leader di Fratelli d'Italia e Lega hanno più volte dichiarato, ad esempio, che la legge 194 non si tocca, affermazione vidimata con tanto di voto in Parlamento, e che sono a favore delle coppie gay. Per tacere d'altro. L'uscita di sicurezza è stata per molti la soluzione di votare il singolo candidato e non il partito. [...] Dunque bene contribuire con il proprio voto al bene comune, riconoscendo al voto, però, il giusto peso. In altri termini dobbiamo stare tutti tranquilli e nello stesso tempo tutti in allerta. Tutti tranquilli perché la salvezza non viene dalla politica, ma dalla fede che diventa cultura. Da una parte la politica è specchio della cultura e quindi cambiando questa si può influenzare quella (è la dinamica che ha portato alla sentenza Dobbs della Corte costituzionale statunitense). Su altro fronte è anche vero che l'oligarchia composta da una minoranza di tecnocrati, che fanno politica ben al di sopra del Parlamento europeo e della Commissione europea, creano cultura (questa è la dinamica che si sta sviluppando negli States dopo la sentenza Dobbs), imponendo modelli valoriali, orientamenti ideologici, sensibilità, priorità, etc. Tutti, poi, dobbiamo stare in allerta perché, destra o sinistra al potere in Italia, in Europa o nel Mondo, lo Stato rimarrà tuo nemico. Che sia Meloni o Schlein questo rimarrà uno Stato che permette la soppressione dei bambini, non nati e già nati (cfr. legge 219/17), l'industrializzazione della riproduzione umana, la morte per eutanasia, le unioni civili. Che si voti a destra o a manca, questo Stato rimarrà tuo nemico perché è ladro, rubandoti il sudore delle tue fatiche lavorative con imposte fuori scala e applicando il "compri uno paghi due" quando assumi qualcuno. Rimarrà tuo nemico perché è ostile alla famiglia, permettendo la rottamazione del coniuge e la conseguente infelicità dei figli, nonché incentivando politiche familiari vessatorie dato che applica il coefficiente proporzionale rispetto al nucleo familiare: tanti più figli avrai, tante più tasse pagherai. Questo Stato poi rimarrà tuo nemico perché vuole toglierti la libertà: la libertà di mandare i tuoi figli nelle scuole non intitolate a Darwin, la libertà di espressione perché se critichi certe caste odi subito un tintinnio di manette oppure la scrivania dove lavori inizia a scricchiolare, la libertà di movimento perché le grandi città sono diventate fortini inespugnabili per le vetture immatricolate 10 anni fa, la libertà d'impresa perché è un'impresa capire e applicare normative bizantine, inarticolate, a volte nebulose e a volte dettagliatissime, contraddittorie, sganciate assolutamente dal reale e partorite da enigmisti. In breve, che sia Meloni o Schlein, in ogni caso non avremmo avuto nemmeno più la libertà di togliere il tappo ad una bottiglia di plastica. Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Tarquinio bifronte esordisce arrampicandosi sugli specchi" spiega che l'ex direttore di Avvenire milita in un partito a favore dell'aborto, ma vuole mostrarsi anche pro-life, cioè sostiene la libertà di abortire ma senza che diventi un diritto: una contraddizione vivente che non avrà vita lunga nel Pd. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 giugno 2024: Una volta erano molto diffuse le scuole di formazione politica in seno ai partiti politici. Oggi assai meno. Una di esse però tenacemente resiste e la si può trovare non formalmente all'interno di una compagine politica, bensì in casa cattolica. Parliamo di Avvenire. Grazie al giornale dei vescovi, Marco Tarquinio, come suo direttore per 14 anni, ha potuto impratichirsi nei fondamenti del pensiero progressista e scriverne per diffonderne il verbo. Ma ogni scuola è tale perché vuole avviare i discenti al mondo del lavoro. E così anche per Tarquinio è arrivato il momento di trovare un posto di lavoro in politica: europarlamentare eletto nelle liste del Pd. Il salto compiuto ha comportato una nuova professione di fede nei valori del Partito Democratico, un messaggio di fedeltà verso i capi. Un messaggio recapitato a mezzo stampa. È di sabato scorso infatti un'intervista a La Stampa in cui l'ex direttore di Avvenire parte all'attacco del governo Meloni perché nella Dichiarazione finale del G7 la parola aborto è assente, parola che invece era presente nella Dichiarazione dell'anno precedente e siglata ad Hiroshima. Ed infatti nella Dichiarazione attuale possiamo leggere: «Ci impegniamo a promuovere ulteriormente ed in modo integrale la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) per tutti» (p. 32). Detto ciò, anche i sassi ormai sanno che l'espressione "salute e diritti sessuali e riproduttivi" sta indicare l'aborto, la contraccezione e la sterilizzazione, espressione che gli organismi internazionali preferiscono proprio perché omnicomprensiva. Ma il punto non è questo, il punto sono le parole dell'europarlamentare Pd: «Parlo da cattolico. E da cattolico dico che la dizione proposta prevedeva nient'altro che il pieno impegno per un aborto sicuro». Se il dott. Tarquinio si dice cattolico e a favore dell'aborto sicuro, sicuro qualcosa non torna. È come dirsi ecologista ed essere a favore della CO2. Ex pluribus citiamo Giovanni Paolo II: «Pertanto, con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale» (Evangelium vitae, n. 57). Il dott. Tarquinio è tanto a favore dell'aborto che si lamenta con la Meloni che quella parola non è stata inserita nel testo finale del G7. Naturalmente il Nostro è a favore solo dell'aborto sicuro, quello promesso, egli tiene a ricordare, dalla 194. Dunque, applicando la proprietà transitiva, il piddino Tarquinio è anche a favore della 194. Ed aggiunge: «Chi è contro l'aborto sicuro vuole tornare alla mammane». A parte il fatto che l'espressione adottata nella Dichiarazione finale ricomprende e non esclude l'aborto sicuro, il vero problema sta nel fatto che il dott. Tarquinio sposa il principio che il male vada fatto in sicurezza. E no: chi vuole fare il male si deve assumere il rischio di compierlo anche a danno della propria persona. Altrimenti dovremmo togliere le cancellate per non rischiare che i ladri si infilzino mentre cercano di scavalcare le recinzioni a tutela della nostra proprietà. Dovremmo altresì disarmare le forze dell'ordine, altrimenti rapinatori, violentatori e consimili potrebbero anche ferirsi. E via dicendo. Lo Stato non deve permettere di compiere gli illeciti in modo sicuro sia perché un illecito morale mai può essere considerato un diritto da garantire libero da pericoli sia perché l'eventuale danno a carico di chi delinque rappresenta un valido deterrente. E sul piano naturale, i rischi per la salute della donna generati dall'aborto potrebbero essere intesi come una forma di legittima difesa predisposta da Madre Natura a tutela del bambino. Ma proseguiamo nell'intervista. La giornalista de La Stampa insidia il neo-eletto ricordandogli che per lui l'aborto non è un diritto. Occorre trovare la quadratura del cerchio e Tarquinio ci riesce benissimo: «Nei vari Paesi dell'UE esiste un lessico diverso sull'aborto. C'è chi ne parla in termini di diritto e chi ne parla come libertà della donna». Poi il Nostro afferma che lui è nato perché sua madre non ha scelto di abortire (clandestinamente, dato che la 194 non era stata ancora varata) e conclude: «Sono nato da questa libertà. E la difendo», aggiungendo che questa libertà è stata inserita di recente in Costituzione dalla Francia. Un vero saggio di free climbing sugli specchi. La differenza tra libertà e diritti sta solo nel fatto che le libertà quando vengono riconosciute dall'ordinamento giuridico diventano diritti. Ora, dato che Tarquinio è favore della libertà di abortire non può che essere a favore del diritto di abortire che tutela questa libertà. Ed infatti è lui stesso ad esplicitarlo quando difende la 194 e quando incensa la scelta dei francesi di elevare la libertà di abortire a livello costituzionale. Insomma l'ex direttore gioca con le parole per tentare di non mostrarsi completamente abortista e un tantino pro-life. Ma queste alla fine sono sottigliezze di fronte alla seguente affermazione: «Io difendo la vita ed ho rispetto della scelta delle donne». Il principio di non contraddizione si mette a piangere perché è in lutto. Se uno difende la vita n
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  • Il primo matrimonio cattogay, frutto di Fiducia Supplicans

    4 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7813 IL PRIMO ''MATRIMONIO'' CATTOGAY, FRUTTO DI FIDUCIA SUPPLICANS di Tommaso Scandroglio Ed eccoci arrivati al primo "matrimonio" cattogay. Pure misto, dato che una delle nubende è di religione metodista. Gli attori di questa messa in scena sacrilega sono: padre Joseph S. Williams, parroco della chiesa di St. Vincent de Paul, a Chicago, nell'arcidiocesi retta dal cardinale Blase Cupich; Kelli Beard, ministro metodista; Myah Knight che si definisce come una «persona QTBIPOC», ossia una «persona queer, trans, nera, indigena di colore», che si concentra sulla «navigazione dell'identità sessuale e di genere». Nel 2022, ha lanciato un cosiddetto «gruppo di sostegno al trauma religioso». Veniamo alla celebrazione, da loro intesa come un vero e proprio matrimonio stando al formulario usato e ai gesti che hanno accompagnato questo formulario. P. Williams con tanto di stola: «Vi impegnate liberamente ad amarvi come sante spose [holy spouses]?». Beard: «Sì, lo voglio». Knight: «Sì, lo voglio». P. Williams: «Dio amorevole, accresci e consacra l'amore che Kelli e Myah nutrono l'una per l'altra. Gli anelli che si sono scambiate sono il segno della loro fedeltà e del loro impegno. Possano continuare a prosperare nella tua grazia e benedizione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore». E infine, tracciando sulla coppia, in abiti da cerimonia, un segno di croce, il sacerdote ha pronunciato le seguenti parole: «La benedizione di Dio sia su di voi, Padre, Figlio e Spirito Santo». C'è anche un video, pubblicato su Instagram lo scorso 22 aprile, a testimoniare l'accaduto. A provare che si trattava, nelle intenzioni dei presenti, di un matrimonio ci sono altre due prove. La prima: il commento del ministro metodista Beard, che così ha scritto sul suo account Instagram: «Myah ha sempre desiderato sposarsi nella cappella della sua Alma Mater, quindi l'ho sorpresa con una benedizione per il nostro matrimonio!». La seconda prova: sempre Beard nel suo account ha inserito nel post di commento al video degli hashtag significativi: #benedizioni cattoliche, #matrimonio dello stesso sesso e #nozze dello stesso sesso. Nonostante tutto questo padre Williams, che si è riferito esplicitamente alla coppia lesbica come "spose", ha avuto l'ardire di affermare: «Il Santo Padre ha detto che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette purché [tale benedizione] non rifletta una situazione matrimoniale... purché sia chiaro che non si tratta di un matrimonio». La realtà racconta l'opposto. Alcune rapide riflessioni. La prima: la benedizione di una coppia omosessuale, anche nel caso in cui non c'entrasse nulla con una benedizione matrimoniale, è atto intrinsecamente malvagio perché non si può bene-dire ciò che è contro natura, ossia intrinsecamente disordinato. Seconda riflessione: un rito che mimi quello matrimoniale per benedire un'unione omosessuale rende più grave, dal punto di vista morale, la benedizione. Inutile aggiungere che il rito matrimoniale non trasforma una coppia omosessuale in una coppia sposata perché la diversità di sesso è requisito essenziale per far nascere il vincolo coniugale, sia per il diritto canonico che per il diritto naturale. Terza riflessione: se non ci fosse un intervento formale dell'autorità ecclesiastica che almeno censurasse l'accaduto, ciò corrisponderebbe ad un gravissimo silenzio-assenso su ciò che si è svolto nella chiesa di St. Vincent de Paul. Quarta riflessione: è curioso che una delle due nubende fosse un ministro metodista e che quest'ultima fosse venuta in casa cattolica per celebrare le proprie "nozze" gay. Una chiara provocazione. Quinta riflessione: era inevitabile che questo "matrimonio" cattogay prima o poi accadesse (e forse era già accaduto da qualche altra parte senza che i social potessero registrarlo) e accadesse in tempi record: a poco più di quattro mesi dalla pubblicazione di Fiducia supplicans. Inevitabile perché questo documento approva moralmente le unioni omosessuali. Ora, se le unioni omosessuali sono relazioni eticamente lecite, perché non permettere alle coppie gay di sposarsi? Sarebbe irragionevole benedire l'amore - supposto tale, ovviamente - tra due persone dello stesso sesso e poi negare loro il matrimonio. Accettata la premessa erronea - la relazione omosessuale esprime vero amore - si devono accettare anche tutte le conclusioni che derivano dalla premessa, matrimonio incluso. Benedetto il principio, occorre benedire anche tutte le declinazioni pratiche di questo principio. Altrimenti in cosa si cade? Bravi, avete capito al volo: nella discriminazione.
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  • Condannato Lucchina, colpevole di voler salvare Eluana

    4 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7819 CONDANNATO LUCCHINA, ''COLPEVOLE'' DI VOLER SALVARE ELUANA di Tommaso Scandroglio La vicenda Englaro pare non aver mai fine. Riavvolgiamo il nastro e ricordiamo le tappe salienti di carattere giuridico di questa vicenda. Per sei volte i giudici avevano negato al padre, Beppino Englaro, la possibilità di interrompere nutrizione e idratazione alla figlia Eluana, finché nel 2007 la Cassazione e nel 2008 la Corte di Appello di Milano avevano acconsentito alla richiesta eutanasica del padre. Il ragionamento fu il seguente: attraverso una ricostruzione a posteriori, i giudici erano arrivati alla convinzione che Eluana, in quelle condizioni, non avrebbe mai voluto vivere. Dunque, stante la sua indisponibilità ad esprimere un consenso valido, ci avrebbe pensato il tutore, ossia il padre, a scegliere di morire. Tutto questo nel suo best interest. All'ordine dei giudici di far morire la 39enne Eluana, l'allora direttore generale della Sanità della Lombardia Carlo Lucchina oppose un netto rifiuto - in una nota scrisse che i medici sarebbero venuti «meno ai loro obblighi professionali» se avessero provocato la morte di Eluana - rifiuto sostenuto dal parere dell'Avvocatura regionale e da un comunicato stampa del Ministero della Salute in cui si affermava che le strutture sanitarie regionali non erano obbligate ad uccidere la giovane donna. LA MORTE PER FAME E PER SETE Beppino Englaro nel gennaio del 2009 si rivolse al Tar che gli diede ragione, ma la Regione rimase ferma nel suo proposito. Allora il padre di Eluana se ne andò ad Udine dove la figlia trovò la morte per fame e per sete. Tenuto conto della sentenza del Tar, la Regione fu costretta a risarcire il padre con 175mila euro perché “costretto” a trasportare la figlia fuori regione. Inevitabilmente, poi, la Corte dei Conti aprì un procedimento a carico di Lucchina perché a sua volta doveva risarcire la Regione, che, per dirla in termini semplici, aveva pagato per conto suo. In primo grado Lucchina vinse, perché la sua fu una decisione «ponderata». Ma ci fu il ricorso e ieri è arrivato il verdetto: Lucchina dovrà sborsare 175mila euro a favore della Regione Lombardia. La Corte dei Conti ha qualificato il rifiuto dell'allora dg come una «patente violazione dei propri doveri di servizio, [...] rifiuto assoluto [...] frutto di una personale ed autoritativa interpretazione del diritto alla vita e alla salute». L'ingiustizia di cui è stato oggetto Lucchina sta nelle premesse di tutta questa vicenda, non nelle conclusioni. Tentiamo di spiegarci meglio. Le sentenze della Cassazione e della Corte di Appello di Milano erano contra legem. Infatti allora non era stata ancora varata la legge 219/17 la quale prevede che nel caso di persona incapace - come lo era Eluana - della sua vita e della sua morte può decidere il rappresentate legale. Prima di questa legge, il nostro ordinamento prevedeva che il rifiuto delle cure e persino di alimentazione e idratazione poteva essere legittimamente espresso solo da persona maggiorenne capace di intendere e volere. Nel caso invece di minore o di persona comunque incapace per motivi di salute, il paziente doveva essere sempre curato e nessuno, nemmeno il rappresentate legale, poteva decidere al suo posto se accettare o rifiutare alcune terapie. Dunque secondo la disciplina normativa dell'epoca Eluana non poteva morire. ANTIGONE I giudici di allora invece fecero spallucce alle leggi e redassero sentenze che furono i canovacci ispiratori della futura legge 219. Stanti quelle sentenze seppur ingiuste, la Regione Lombardia e quindi il dott. Lucchina avrebbero dovuto, in punta di diritto, dare corso al contenuto di quei dispositivi, ma così non fecero. Logico quindi, sempre secondo una prospettiva meramente giuridica, il ricorso al Tar e, a seguito del rifiuto di uccidere Eluana, la condanna della Regione al risarcimento in favore di Beppino. Inevitabile, infine, la condanna di Lucchina per i danni che aveva provocato all'erario. Dunque stanti le premesse erronee - le sentenze di Cassazione e Appello - le conclusioni altrettanto erronee - la condanna della Regione e di Lucchina - sono state inevitabili sotto il profilo giuridico. Se la Regione e Lucchina, nella prospettiva giuridica, avrebbero dovuto dar corso alle sentenze eutanasiche di cui sopra, di contro, sotto il profilo morale, non potevano che agire come hanno agito. Di fronte ad una sentenza ingiusta che obbligava ad uccidere una innocente, non essendo riusciti a ribaltarla con gli strumenti giuridici, l'unica condotta eticamente lecita era quella dell'astensione dal male, ossia il rifiuto di legittimare un assassinio. Viene in mente in modo quasi automatico Sofocle. Creonte, Re di Tebe, vieta di seppellire il corpo di Polinice, ma la sorella di questi, Antigone, non obbedisce ad un simile divieto ingiusto e così si rivolge al tiranno: «Non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte ed incrollabili degli dei. Infatti, queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero» (Sofocle, Antigone). Il riferimento è alla legge naturale, quella legge che comanda di non uccidere l'innocente, comando che vale sempre e comunque, anche nel caso in cui una sentenza obbligasse a compiere l'opposto. Il dott. Lucchina, pagando un prezzo assai salato, ha obbedito a questa legge scritta nel cuore di ciascuno. Ha giustamente e doverosamente anteposto la legge naturale ad un ingiusto diritto positivo. Ha anteposto la vita alla morte.
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  • Il gay pride apre le porte all'educazione sessuale dei bimbi

    4 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7818 IL GAY PRIDE APRE LE PORTE ALL'EDUCAZIONE SESSUALE DEI BIMBI (E SIFFREDI A PORTA A PORTA...) di Tommaso Scandroglio Village Kids. No, non è uno di quei baby club dei villaggi turistici dove parcheggiare la prole mentre papà fa immersioni e mamma sta in piscina. Si tratta invece di uno spazio bimbi all'interno del Liguria Pride, spazio aperto da oggi, 1 giugno fino al 7 presso i Giardini Luzzati a Genova. Insomma un pride bonsai a misura di minore. In seno al Village Kids, tra le altre attività, si svolgerà anche il laboratorio "Infinite Famiglie" tenuto da Edusex Aps, associazione presente anche nelle scuole primarie per parlare di sessualità ed affettività. Il Comitato Liguria Pride svela il contenuto delle attività che si svolgeranno nel Village Kids: «I laboratori del Village Kids propongono di divertirsi, giocare e lavorare su temi che esistono, che sono nella nostra società [...]: le disabilità ad esempio, o le tante forme che può avere una famiglia, o gli stereotipi». Dunque in soldoni Edusex ed altri insegneranno ai bambini che l'omosessualità e la transessualità sono cose buone. I consiglieri della Lega non ci stanno e, tramite una nota, hanno chiesto al sindaco Bucci di intervenire per bloccare un evento «che ha come tema la diffusione della teoria gender tra i bambini». E così proseguono: « La Lega non crede che sia giusto usare uno spazio pubblico per un incontro di questo tipo che coinvolge bimbi tra i 5 e gli 8 anni e questa decisione ci lascia indignati proprio per la delicatezza degli argomenti che si vanno a trattare e che pensiamo non si dovrebbero discutere con dei bambini di quell'età». Suscita triste interesse notare la relazione tra Pride e educazione alla sessualità ed affettività per i più piccoli. Questa relazione assume più valenze. In primis è un messaggio per gli adulti: il Pride è contestazione, rivolta, sberleffo, rivendicazione, lotta e rivoluzione. È scontro con un mondo retrivo e bigotto (supposto tale ovviamente dato che ormai tutti sono gay friendly), un mondo che non ha ancora capito che le varianti dell'amore sono tante quante i colori dell'arcobaleno e che le identità sessuali sono sfumate come i quadri di Turner. Questa inedita normalità deve essere insegnata ai bambini affinché non ci sia più bisogno di Pride in futuro. La didattica LGBT serve quindi a scrivere su fogli bianchi ancora immacolati le parole d'ordine dell'agenda omo-transessualista, a togliere l'innocenza a cuori vergini. È esattamente ciò che sta avvenendo da qualche decennio in tutto il mondo con l'educazione alla sessualità e alla salute riproduttiva, ossia vendere come protocolli medici pratiche come l'aborto, la contraccezione e la sterilizzazione. I MAESTRI SONO MAMMA E PAPÀ QUANDO SI VOGLIONO BENE Inutile aggiungere che ai bambini nulla deve essere didatticamente e didascalicamente insegnato sull'affettività, perché già di loro danno e cercano affetto, e quindi sanno benissimo cosa sia. E poi i loro maestri sono mamma e papà quando si vogliono bene: quella è l'unica lezione sull'affetto che conta. In merito alla sessualità, dubbi e domande è bene che sorgano spontaneamente e non sollecitati da gay e trans. Dubbi e domande a cui, primariamente ed ordinariamente, risponderanno i genitori perché tali tematiche sono sensibilissime ed intime. Chi meglio dei genitori conosce i propri figli e quindi chi meglio di loro, almeno sulla carta, è in grado di trovare tempi, modi e parole per parlare del miracolo di due anime che si donano tramite il corpo? I filo-gender sono consapevoli di tutto questo, ma il loro intento è manipolare le coscienze dei piccoli per avere in futuro dei grandi manipolati. La strategia è semplice: è più facile adulterare l'anima di un bambino che quella di un adulto. Gli attivisti "gai" liguri non si sono inventati nulla. Un esempio tra i molti: citiamo gli Standards for Sexuality Education in Europe elaborato nel 2010 da 19 esperti e poi firmato dal Centro Federale per l'Educazione alla Salute, un organismo del governo tedesco, e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sezione europea. Si tratta di alcune linee guida utili ai «politici, alle autorità educative e sanitarie e agli specialisti» del settore per impartire l'educazione sessuale ai minori di 53 paesi dell'area europea e zone limitrofe. Un testo che per i bambini dagli zero ai 4 anni suggerisce il gioco del dottore e che consiglia di «informare [i bambini] sul piacere e sul godimento che si sperimenta quando si accarezza il proprio corpo e sulla masturbazione precoce infantile». SCOPRIRE LA PROPRIA IDENTITÀ DI GENERE? Sempre in questa fascia di età bisogna spiegare all'infante e al quasi infante che costoro vantano «il diritto di scoprire la propria identità di genere». Tra i 4-6 anni è opportuno che apprendano qualche nozione di base «sull'amicizia o sull'amore tra persone dello stesso sesso» e sul fatto che esistono «concezioni diverse di famiglia». Arrivati ai 9 anni è necessario spiegare che esiste una «differenza tra identità di genere e sesso biologico», questo anche perché bisogna far sorgere in loro «una favorevole disposizione verso l'uguaglianza di genere nei rapporti interpersonali e nella scelta del partner». Altro esempio: l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Pari Opportunità, nel 2014 pubblicò una trilogia di opuscoli, destinati agli insegnanti, dal titolo Educare alla diversità a scuola, opuscoli poi ritirati dal Ministero dell'Istruzione a seguito delle numerose proteste. In questi opuscoli si poteva leggere senza infingimenti che «molti bambini trascorrono gli anni della scuola elementare senza accenni positivi alle persone LGBT. Gli anni delle elementari offrono, invece, una meravigliosa e importante opportunità di instillare [sic] e/o nutrire atteggiamenti positivi e rispettosi delle differenze individuali, familiari e culturali, comprese quelle relative all'orientamento sessuale, all'identità e all'espressione di genere. Nella società occidentale si dà per scontato che l'orientamento sessuale sia eterosessuale. La famiglia, la scuola, le principali istituzioni della società, gli amici si aspettano, incoraggiano e facilitano in mille modi, diretti e indiretti, un orientamento eterosessuale. A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa e, se è femmina, di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse». Da qui uno dei moniti rivolti ai maestri: «Non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè che assuma che l'eterosessualità sia l'orientamento ‘normale', invece che uno dei possibili orientamenti sessuali). Tale punto di vista, ad esempio, può tradursi nell'assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà». Bisogna poi rifuggire dalle seguenti condotte che vengono definite «stereotipi basati sul genere»: per i «maschi ad esempio, guardare la Formula 1 o giocare ai videogiochi», per le «femmine ad esempio, essere interessate alla cucina o allo shopping». C'è solo da sperare che questi imberbi studenti non si applichino e crescano ignoranti. Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Siffredi testimonial di Vespa per l'obbligo di educazione sessuale di Stato" racconta come il servizio pubblico Rai abbia consacrato Rocco Siffredi a Porta a Porta, presentandolo come testimonial dell'educazione sessuale di Stato obbligatoria, che si contrapponga all'industria del porno senza regole. Che a lui fa concorrenza. Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1 giugno 2024: In oltre 20 anni di trasmissione, Porta a Porta ha conquistato sul campo l'appellativo di terza Camera: l'ospitata da Bruno Vespa, per politici o personaggi dello spettacolo, li inquadra dentro una cornice istituzionale, autorevole, importante. Lo scadimento di qualità del format Rai, già visto all'opera durante la pandemia, ha toccato il suo punto più basso nella puntata andata in onda il 29 maggio, con accenti drammaticamente preoccupanti, uniti a una buona dose di squallore televisivo. Ospite d'onore, con tanto di immancabile intervista vis a vis, Rocco Siffredi, che da diversi mesi, come abbiamo documentato, sta scalando i palinsesti presentandosi come il moralizzatore del porno e l'ambasciatore di una nuova educazione sessuale da offrire ai minori. Dalle trasmissioni del pomeriggio ad usum casalinga fino ai programmi più giovanili (Diaco, la fisica dell'amore), persino in versione famigliare (Cattelan) e romantica (Belve, Fagnani) l'altra sera il servizio pubblico televisivo ha definitivamente consacrato il re del porno che nella sua seconda vita, abbandonato il set, sta portando avanti i suoi affari nel mondo dell'hard con la sua Academy rivolta a tutti quei giovani che vogliono diventare attori o registi hard. Trasmissione squallida, dicevamo e non ovviamente per le immagini trasmesse, anzi, tutto rigorosamente censurato, ma per il messaggio che si ricava dopo aver assistito all'oretta e passa di monologo indisturbato di Siffredi, tra sorrisetti allusivi e battutine da caserma per rendere il tutto pop. Domande scomode? Nessuna. Analisi dei problemi che la pornografia produce negli utenti e nei lavoratori di questo redditizio mercato? Ma neanche per idea. Tutti, da Vespa agli ospiti, il sessuologo Emmanuele Iannini, la psicoterapeuta Stefania Andreoli, passando per l'attrice Barbara Bouchet e la giornalista Concita
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  • Professione celebrante, arriva il surrogato laico del prete

    4 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7816 PROFESSIONE CELEBRANTE, ARRIVA IL SURROGATO LAICO DEL PRETE di Tommaso Scandroglio 54%. È la percentuale di matrimoni civili registrata nel 2021 in Italia. Da anni gli italiani preferiscono il sindaco al sacerdote per sposarsi. Però il rito è "tristo" in comune e così sempre più spesso ci si dà all'ibridazione: un primo "sì" al municipio e poi su un bel prato un secondo "sì" con tanto di fiori, musiche, testimonianze e un celebrante senza fascia tricolore. Parliamo di quest'ultimo. Pare che il celebrante sia diventato una vera e propria professione a tutti gli effetti dato che esiste anche una federazione ad hoc che si chiama Federcelebranti. Una figura, quella del celebrante, sempre più richiesta non solo per le nozze, ma anche per le unioni civili - che segnano un +32% nei primi mesi del 2022 - i funerali, le nascite, le convivenze (si vuole così sugellare la convivenza senza volersi però sposare), le lauree, i fidanzamenti ed addirittura i "cambi" di sesso, le guarigioni e i divorzi. Insomma ogni occasione è buona per chiamare in causa un celebrante con le sue relative competenze. Costui è sostanzialmente un planner che organizza tutto nel dettaglio: canti, musiche, letture di poesie, testimonianze, foto, addobbi, arredi, redazione del finto consenso matrimoniale e molto altro ancora. Naturalmente il suo ruolo principale è quello di raccogliere le promesse dei due piccioncini. In merito ai matrimoni, il celebrante può fungere da delegato del sindaco oppure no. In quest'ultimo caso si chiede al celebrante solo di ripetere il momento del consenso già avvenuto in comune, abbellendolo, impreziosendolo appunto con canti, fiori ed addobbi. C'è pure la firma sul certificato di matrimonio, ovviamente simbolico. Si possono anche scegliere diversi riti: il rito delle sabbie, il rito celtico dell'handfasting con i nastri, il rito della luce, quello dell'albero, quello della scatola del tempo. Significativo poi il Naming, ossia la Cerimonia del nome o Cerimonia di benvenuto. Avviene dopo il battesimo o anche al posto del battesimo. Il fenomeno qui descritto nasce semplicemente dal fatto che le persone hanno abbandonato in discarica la fede. Niente più matrimoni, né funerali in Chiesa e sempre meno battesimi. Però rimane la voglia di stare insieme (magari non per sempre, ma per il tempo necessario) e rimane il fatto che si nasce e si muore. Come allora celebrare queste vicende umanissime che interessano tutti? Ecco inventarsi riti laici, pagani, new age e post age che scimmiottano i riti sacri. Si tratta in definitiva di mimesi. Tali riti sono quindi una copia patetica degli autentici riti cristiani. Cestinati gli originali si ricorre ai surrogati. In tal modo abbiamo il rito dell'amore che è il matrimonio, il rito di benvenuto che è il battesimo, il rito del commiato che è il funerale. Una traduzione laica e laicista dei sacramenti e sacramentali cristiani. Questo è tanto vero che il celebrante appare a tutti essere una copia del sacerdote. Naturalmente la cultura secolare ha prodotto nel tempo anche i suoi nuovi sacramenti e dunque perché non celebrare anche divorzi ed unioni civili? Il fenomeno sociale qui descritto mette comunque in luce un aspetto di carattere antropologico di segno positivo. L'uomo è portato per natura a comunicare l'importanza di ciò che fa con segni adeguati. Ecco il ricorso insopprimibile ai simboli ed ecco il ricorso ai riti, che sono simboli in successione e connessione. La forma è necessaria per comunicare un certo contenuto e più il contenuto è rilevante più la forma deve esserlo anche lei. Simboli e riti quindi accompagnano l'uomo nella storia in modo ineludibile. Per paradosso poi accade che quello che hai buttato dalla porta rientri dalla finestra. Ciò a voler dire che questi riti volutamente acattolici, tendono involontariamente al sacro proprio perché il trascendente è il grande assente, la cui assenza si nota eccome. Questa sorta di liturgie - storture delle vere liturgie - crea come dei buchi al loro interno. Abbiamo i canti, le invocazioni che sono simil-preghiere, i ringraziamenti, lo scambio delle promesse, tutto concorre a far percepire l'assenza di Dio che dovrebbe accogliere le invocazioni e i ringraziamenti, che dovrebbe benedire le promesse. Tutto allora reclama un piano più elevato, più sublime. Tutto prova che questa realtà terrena trova il suo ultimo e definitivo compimento nel Cielo.
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  • Università Bocconi Woke, sospeso chi deride i bagni gender neutral

    4 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7815 UNIVERSITA' BOCCONI WOKE, SOSPESO CHI DERIDE I BAGNI GENDER NEUTRAL di Tommaso Scandroglio Ormai esiste un Codice Disciplinare Lgbt che prevede sanzioni di varia natura laddove si manifestino comportamenti non allineati alla vulgata corrente. E così puoi finire in galera, se non confezioni una torta per delle "nozze" gay. Perdere la cattedra, se a scuola sei critico riguardi ai dogmi arcobaleno. Veder chiuso il tuo centro per l'infanzia abbandonata, se rifiuti l'adozione a coppie gay. Essere colpito dal boicottaggio dei tuoi prodotti, se ti permetti di dire che preferisci la famiglia ai gruppi poliamorosi queer stile Murgia. Veder censurato un tuo scritto sui social, se espressione del buon senso. Le ultime vittime del Codice Disciplinare Lgbt sono tre studenti della Bocconi che sono stati sospesi per sei mesi dalle lezioni ed esami perché hanno avuto l'ardire o di affermare verità incontrovertibili sul transessualismo o di esprimersi con un'ironia troppo salace per i gusti raffinati per chi fatto della tolleranza una ragione di vita. I BAGNI GENDER NEUTRAL Lo scorso anno l'Università Bocconi di Milano ha inaugurato i bagni gender neutral, ossia toilette aperte a chi non si riconosce né come maschio né come femmina. Una vera contraddizione dato che il transessuale che entrerà in questi bagni nel momento in cui dovrà urinare mostrerà in modo plastico a quale sesso appartiene, sia questo originale che rifatto. La minzione quindi si eleva a prova inoppugnabile che la neutralità sessuale non esiste, semmai è un idea astratta che può ingannare qualche anima bella fuori dalla porta dei Wc, ma non al di là di quella. I commenti incriminati erano di questo tenore: «Li puoi letteralmente usare per andare a trans»; «Ma non diciamo pagliacciate. Può piacerti chiunque, ma sei hai il ... resti un maschio e se hai la ... resti femmina. E vai nel bagno adatto»; «Li userò, ma non per andare in bagno». La misura è stata sollecitata dalla segnalazione da parte del presidente dell'associazione Lgbtqia+ «Best Bocconi», Samuele Appignanesi. Quest'ultimo ebbe a scrivere: «Due anni fa, quando ho ripreso a fare coming out, ho iniziato ad avere difficoltà ad usare i bagni in università. Nei bagni degli uomini venivo guardato male e a volte anche deriso. Nei bagni delle donne mi sentivo fuori posto e anche lì ricevevo qualche sguardo». Se la derisione comportasse ingiusta discriminazione sarebbe da censurare: ovviamente non con sei mesi di sospensione. Altrimenti con lo stesso metro dovremmo mettere in galera per vent'anni tutti coloro i quali durante i gay pride deridono la Chiesa cattolica, i suoi simboli e i suoi santi. Laddove invece si dichiarasse solo il vero - i maschi hanno il pene e le femmine la vagina - e si criticasse il transessualismo - ecco le occhiate e gli sguardi di riprovazione - nulla quaestio: dovrebbe rientrare nella libertà di pensiero, la stessa libertà, usata male, per "cambiare" sesso, per istituire i bagni gender neutral e per entrare negli stessi. IL TRANSESSUALISMO NON È UNA CONDIZIONE ETICAMENTE ACCETTABILE Detto tutto ciò l'errore a monte che ha portato alla creazione delle toilette asessuate e alla connessa sanzione draconiana dell'ateneo meneghino (si può arrivare sino a tre anni di sospensione) sta nel ritenere il transessualismo condizione eticamente accettabile. Ma così non è. E non lo è, come avevamo già spiegato a suo tempo, per più motivi. In primo luogo, allo stato attuale della tecnica, è impossibile cambiare sesso. L'uomo che si amputa il pene, costruisce una vagina e aggiunge un seno al suo petto, potrà sembrare una donna ma rimane un uomo, perché fanno fede i suoi cromosomi che rimarranno XY. Cromosomi che sono presenti in tutte le 100mila miliardi e più di cellule che compongono il nostro corpo. Tutte le più intime fibre del nostro corpo gridano l'appartenenza al sesso biologico. Quindi il transessualismo è un inganno, una menzogna. Per affermare la propria identità la si contraddice. Un vero paradosso che genera sempre più disagio. In secondo luogo il sesso biologico è identitario della persona per il semplice fatto che è impossibile pensare una persona senza sesso (come senza forma, colore, volume, peso, etc.). Inoltre maschio e femmina non sono mai di per sé attributi sbagliati, erronei, ma caratteri naturali sempre buoni. Nascere maschio o femmina non può quindi essere un disturbo o peggio una patologia, ma esprimono una realtà antropologica sana e quindi una verità personale che il soggetto deve riconoscere e fare proprio. Nasciamo maschi e femmine per diventare uomini e donne per mezzo delle nostre scelte, perché solo se conformiamo le nostre condotte alla nostra identità - e parte della nostra identità è sessuata - allora ci realizzeremo e quindi saremo felici. Occorre quindi non modificare il proprio corpo secondo i desiderata della mente, ma modificare la mente secondo la realtà corporea. Quando c'è disagio verso il proprio corpo sano vuol dire che qualcosa si è rotto nella nostra psiche. Cambiare la morfologia del corpo accentua i problemi, non li sana. Infatti non è nel corpo il problema, ma altrove (educazione, ferita nell'autostima, relazioni, dipendenze, etc.). Si interviene nel corpo pensando che lì ci sia la causa del proprio malessere, ma si sbaglia (cfr. T. Scandroglio, voce Che male c'è a cambiare sesso?, in Dizionario elementare dei luoghi comuni, Ida, Milano). Torniamo ai bagni senza sesso e senza senso della Bocconi. Se il transessualismo è una condizione che non rispetta la dignità della persona e anzi la danneggia sotto il profilo psico-fisico, questi bagni non ci dovrebbero essere e le critiche rispettose verso questa condizione non solo non dovrebbero essere sanzionate, ma tutelate ed elogiate.
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  • I tentati suicidi sono 12 volte più probabili dopo il cambio di sesso

    4 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7812 I TENTATI SUICIDI SONO 12 VOLTE PIU' PROBABILI DOPO IL CAMBIO DI SESSO di Tommaso Scandroglio Il mese scorso è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Cureus Journal of Medical Science l'articolo dal titolo Rischio di suicidio e autolesionismo in seguito a un intervento chirurgico per l'affermazione di genere. L'articolo, redatto da sette ricercatori dell'Università del Texas, di Galveston, è impressionante per i risultati ottenuti, tenendo soprattutto conto della coorte esaminata - 90 milioni di pazienti - e il lasso di tempo in cui si è svolta la ricerca: dal 2003 al 2023. Ben 56 sono state le strutture sanitarie statunitensi coinvolte nello studio. Leggiamo nel sommario: «Con la crescente accettazione delle persone transgender, il numero di interventi chirurgici per l'affermazione di genere è aumentato. Gli individui transgender affrontano tassi di depressione elevati, che portano ad un aumento dell'ideazione e dei tentativi di suicidio. Questo studio valuta il rischio di suicidio o autolesionismo associato alle procedure di affermazione di genere. [...] I dati, [raccolti] dal 4 febbraio 2003 al 4 febbraio 2023, sono stati analizzati per esaminare tentativi di suicidio, morte, autolesionismo e disturbo da stress post-traumatico (PTSD) entro cinque anni dall'evento indice. [...] Risultati. Gli individui sottoposti a intervento chirurgico per l'affermazione del genere avevano un rischio di tentativi di suicidio 12,12 volte più elevato rispetto a coloro che non lo avevano fatto (3,47% contro 0,29%)». Il gruppo di controllo era costituito da adulti con visite di emergenza, al pari di coloro che si erano sottoposti ad intervento per la rettificazione sessuale, ma senza intervento chirurgico per "cambiare" sesso. Conclude il sommario: «La chirurgia di affermazione del genere è significativamente associata a rischi elevati di tentativi di suicidio, sottolineando la necessità di un completo supporto psichiatrico post-procedura». Lo vogliamo sottolineare: chi si sottopone ad interventi chirurgici per "cambiare" sesso corre un rischio di tentare il suicidio 12 volte superiore rispetto a chi, a parità delle altre condizioni, non si sottopone a tali interventi. Non il doppio, non il triplo, ma 12 volte superiore. L'articolo potrebbe finire anche qui, tanto sono chiari e inoppugnabili i dati. Come è arcinoto, contra factum non valet argumentum. Ma ci permettiamo, in modo pleonastico, di aggiungere una riflessione. Nella filosofia classica c'è un principio, conosciuto sotto il nome di "causa adeguata". Tale principio prevede che per aversi un dato effetto occorre una causa adeguata a produrlo. Se un palazzo crolla vuol dire che c'è stato un terremoto oppure la sua struttura si è ammalorata nel tempo oppure è stato costruito male o è esploso qualcosa nel condominio o, infine, qualcuno ha posto degli ordigni presso le sue fondamenta. Di certo non è crollato perché un condomino ha starnutito. Lo studio dei ricercatori texani ci sta dicendo che l'operazione di "cambio" del sesso non è uno starnuto, ma un terremoto per coloro che si sono sottoposti ad essa. L'effetto indagato dalla ricerca è il tentato suicidio, insieme ad altri rilevanti disturbi, e per avere un simile gravissimo effetto occorre una causa adeguata. Un gesto di tale portata non può che essere causato da un'immensa sofferenza interiore. La causa materiale è stata individuata nell'operazione chirurgica, ma occorre domandarsi: cosa rappresenta dal punto di vista psicologico per una persona quella operazione? Cosa significa per lei "cambiare" sesso? Significa morte. Ecco perché i suicidi. È la morte della propria identità personale, esattamente l'effetto opposto ricercato e sperato quando si è fatto ricorso al bisturi. Vuole affermare se stesso e invece si nega se stesso. Questo perché l'operazione chirurgica allontana la persona ancor più dal suo vero Io, lo contraddice, lo rende ancor più straniero ed estraneo a se stesso, lo affossa e lo incatena in una contraddizione esistenziale insopportabile. La persona cerca se stessa cambiandosi i connotati e guardandosi allo specchio non si ritrova, non trova il suo vero Sé, ma, appunto, una sua falsificazione. L'Io si trova nascosto, occultato, anzi ucciso da questo impostore con le sembianze opposte alle proprie. Il nero e opprimente sconforto di trovarsi ancor più perso nella ricerca della propria identità, ancor più lontano e distante da Sé, soprattutto dopo pesanti interventi demolitivi irreversibili, sprofonda questi pazienti, tanto sofferenti nella psiche, nel buio della depressione, anticamera perfetta per i tentativi di suicidio. Lo studio è, dunque, assai interessante perché, a rovescio, prova in modo inoppugnabile che il sesso biologico è una proprietà identitaria della persona, un elemento essenziale individuante la persona e non un mero aspetto accessorio, come avere i capelli biondi e gli occhi verdi. Se sbagli una tinta per capelli non ti disperi. Se ti trovi in un corpo non tuo dopo un intervento chirurgico la disperazione è probabile. Quando non si tiene conto di ciò e si tenta, invano, di contraddire il dato sessuale genetico, si viola così intimamente la persona che questa viene spinta o spinge se stessa verso il baratro. In altri termini, l'effetto rilevantissimo sotto l'aspetto esistenziale e morale del "tentato suicidio" si può spiegare solo se la causa è altrettanto rilevante sempre sotto il profilo esistenziale e morale. Se il tentato suicidio è conseguenza di un intervento per "cambiare" il sesso, ciò vuol dire che il sesso genetico è elemento fondante la persona. Fabio non potrebbe che essere maschio per essere davvero Fabio. Carolina non potrebbe che essere femmina per essere davvero Carolina. Non rispettare e non assecondare questo dato di realtà non sono scelte marginali, bensì significano non rispettare e non assecondare l'identità della persona, significa violarla. Dunque ucciderla. Morti ormai dentro, si cerca poi, con disperata coerenza, anche la morte fisica.
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  • La statua e la maternità, segno di contraddizione da lapidare

    30 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7780 LA STATUA E LA MATERNITA', SEGNO DI CONTRADDIZIONE DA LAPIDARE Alla statua della donna che allatta donata alla città di Milano viene impedito di essere posta sulla pubblica piazza perché richiama un gesto naturale odiato dai rivoluzionari di Tommaso Scandroglio «Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo» (Atti 7, 57-58). Si parla del protomartire Stefano, ma si parla anche dei giorni nostri. Ogni volta che la verità viene affermata diventa intollerabile per le orecchie abituate alla voce della menzogna, scatta il sistema immunitario del politicamente corretto, che negli ultimi tempi si è fatto ancor più sensibile. La vicenda è nota: la figlia della scultrice, ormai scomparsa, Vera Omodeo dona alla città di Milano una statua della madre dal titolo "Dal latte materno" veniamo che raffigura una donna che allatta. La statua è la novella Stefano, i lapidatori sono i membri della Commissione tecnica del Comune che hanno rifiutato il dono. La statua non verrà posta in piazza Eleonora Duse come inizialmente auspicato. Queste le ragioni addotte dalla Commissione: «La scultura rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, ragion per cui non viene dato parere favorevole all’inserimento in uno spazio condiviso». Si suggerisce di donarla ad un ente privato affinché «sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose». IL SINDACO SALA E VITTORIO SGARBI Il sindaco Sala esprime il proprio dissenso: «Chiederò alla commissione di riesaminare il parere mi sembra una forzatura sostenere che non risponda a una sensibilità universale». Gli fa eco la figlia dell’artista, Serena Omodeo-Salè: «Quali siano i messaggi e i valori non condivisibili dal momento che la statua è del tutto priva di riferimenti religiosi: non procederemo alla donazione se la statua non sarà visibile alla cittadinanza». Interessante il parere di Vittorio Sgarbi: «Il tema della maternità è universale e comunque l’iconografia della madre che allatta è trasversale a tutta la storia dell’arte, basti pensare alla Madonna con bambino rappresentata da duemila anni. Tutti veniamo da una madre e l’idea che questo valore sia da respingere riguarda solo la mancanza di sensibilità da parte di chi si trova a decidere a Milano su questo tema. [...] La presa di posizione della Commissione è pretestuosa e segue tematiche Lgbtq+ che niente hanno a che fare con l’arte». Partiamo proprio dalle parole del critico d’arte. Come è possibile sostenere che la maternità non sia tema universale dato che tutti veniamo dall’utero di nostra madre? L’evidenza può essere cancellata solo dall’ideologia, in questo caso quella che vuole tutelare le rivendicazioni LGBT. Quella donna che allatta esclude automaticamente le coppie gay maschili e gli uomini trans che si credono donna. E questo per i militanti arcobaleno è inaccettabile. I tecnici del Comune hanno pensato a loro quando hanno espresso il loro parere negativo. Curioso poi il riferimento alle sfumature religiose della statua. Su questo la Commissione ha ragione da vendere. Attenzione ai passaggi argomentativi. La maternità è chiaramente fenomeno naturale, il più naturale che si possa immaginare. Però Cristo ha redento e quindi informato di trascendenza tutta la realtà naturale, compresa la maternità. La prima maternità ad essere divinizzata, trascesa, è ovviamente quella di Maria. L’iconografia sterminata della Madonna che allatta ha significato insieme naturale e soprannaturale proprio perché Gesù è vero uomo e vero Dio. IL SENSO PROFONDO E NATURALE DELLA MATERNITÀ Quindi il naturale con Cristo diventa soprannaturale - religioso per dirla con i tecnici di Milano - ma nello stesso tempo il soprannaturale svela agli uomini il senso profondo e naturale della maternità. È come per Gesù: vero Dio, ma anche vero uomo, ossia la perfezione dell’umano è espressa in Lui, è il paradigma perfetto dell’Uomo. Così la maternità di Maria è il paradigma perfetto della maternità. Ogni maternità, ogni mamma deve guardare a lei perché esempio perfetto. Non solo, ma da lei discende ogni maternità perché se è vero che discendiamo da Adamo, è anche vero che discendiamo da Gesù, il nuovo Adamo, e Gesù è figlio di Maria. Ecco allora che ogni madre che allatta ed ogni immagine di madre che allatta inevitabilmente rimanda a Maria, perché è lei il paragone eccellente ed insuperabile ed è lei la fonte di ogni maternità, grazie a Gesù. Dunque non solo ogni figura artistica di donna che porge il seno al figlio rinvia implicitamente all’iconografia mariana, perché ormai nostro portato culturale, ma quel gesto, anche per la donna cinese che lo compie, trova il suo fondamento soprannaturale in Maria che allatta. Ecco allora che la statua della Omodeo diventa giustamente segno di contraddizione perché non solo richiama un gesto naturale - e natura è termine odiato dai rivoluzionari perché è un apriori non voluto dalla libertà dell’uomo e che quindi non si può piegare alla sua volontà - ma richiama anche un archetipo religioso sia per motivi culturali legati all’iconografia classica sia per motivi teologici, perché tutto ciò che è naturale viene da Dio ed è stato da Lui salvato. I tecnici di Milano, perciò, ci hanno visto giusto ed è per questo che hanno deciso di lapidare la statua dello scandalo e, con lei, lo stesso concetto di maternità.
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  • Se l'intelligenza artificiale è istruita dalla censura umana

    30 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7782 SE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E' ISTRUITA DALLA CENSURA UMANA di Tommaso Scandroglio Si diffondono sempre più alcuni luoghi comuni sull'Intelligenza Artificiale (IA). Uno di questi predica che i suoi oracoli siano sempre equilibrati, non partigiani, oggettivi e neutri. La vicenda che andiamo a raccontare ci dice altro. Un team di esperti informatici ha messo a punto un algoritmo che ripulisce da ogni sorta di linguaggio non inclusivo e discriminatorio tutti i documenti redatti da un'amministrazione pubblica. A farne parte è anche la prof.ssa Rachele Raus, docente del dipartimento di Interpreti e Traduttori del Campus di Forlì. La prof.ssa Raus spiega così questo progetto linguistico a il Resto del Carlino: «gli scritti vengono sottoposti al programma che comincia a cercare eventuali elementi non inclusivi. Una volta trovati li segnala agli utenti finali e propone loro alcune possibili correzioni che potranno essere accettate o rifiutate». La giornalista Sofia Nardi poi chiede: «Come siete riusciti a educare l'algoritmo?». Segue la risposta della professoressa: «Abbiamo caricato materiali autentici: comunicati stampa, regolamenti, verbali... Questi testi hanno consentito all'algoritmo di 'imparare' ed estendere gli esempi a tutte le casistiche possibili». La Raus aggiunge che sono state persone in carne ed ossa ad aver istruito l'IA, nel senso che le hanno insegnato quali termini, frasi, modi di dire, etc. sono censurabili e quali encomiabili. Insomma hanno instradato l'IA nella direzione giusta e poi lei ha imparato in "autonomia". E dunque il risultato è stato questo: «il nostro sistema consente di 'tradurre' un testo non inclusivo in uno non discriminatorio. [...] Molto frequentemente non si usa il femminile per alcuni ruoli o professioni, pensiamo a frasi come 'il ministro Maria Rossi', oppure si fa uso di stereotipi legati al genere. Entrando nel campo della disabilità, in molti testi si trova ancora 'il sordo', o 'il cieco', o peggio si usano molte denominazioni che ormai non si usano più». Questo traduttore dal Buon senso al Politicamente corretto verrà «testato nei prossimi mesi in alcune amministrazioni italiane», come ha spiegato la prof.ssa Raus ad ItaliaOggi. ARCHITETTO O ARCHITETTA? Quindi se l'impiegato del catasto scriverà "architetto" l'IA correggerà in "architetta" se riferito ad una donna, "sindaco" diventerà "sindaca", "ministro" "ministra". Ma cosa accadrà con "capoufficio"? Si muterà in "capaufficio"? Idem per "capostazione" che, obbedendo più alla grammatica neoborghese che all'eufonia, si abbruttirà in "capastazione"? E qualora il genere grammaticale sia deducibile unicamente dall'articolo, l'IA, se davvero intelligente, cambierà solo l'articolo - il/la responsabile - oppure presa da stupidità ideologica conierà, ad esempio, il neologismo "responsabilessa"? Son problemi. Per non parlare del campo della disabilità. L'IA perorerà la causa del rispetto menzognero perché i diversamente abili non esistono, ma esistono solo persone che hanno perso alcune abilità, ma non ne hanno acquisito altre diverse dai normodotati. Di contro se dici "persona di colore" indichi tutti gli abitanti del pianeta Terra perché non c'è persona che non abbia un colore. E dunque non è discriminatorio per tutti gli altri che solo chi ha la pelle scura si possa fregiare dell'appellativo "di colore"? Perché questo ingiusto privilegio linguistico? Proseguendo, non è svilente per una persona essere definita per quello che non è piuttosto per quello che è? Il non vedente, il non udente. Quale peloso e falso riguardo poi si cela dietro le espressioni "operatore ecologico" e "operatore scolastico"? La mancanza di rispetto nell'usare parole come "sordo", "cieco", "spazzino", "bidello" non sta nelle parole stesse, ma può essere presente eventualmente solo nell'intenzione di chi le usa. Non diamo la colpa alle parole, ma alle persone. Non discriminiamo quei termini che indicano da sempre alcune ferite inferte dal peccato originale o alcuni lavori che splendono di nobilità nella loro umiltà e che come tali sono termini innocui e semmai, il più delle volte e quando la societas era cristiana, hanno mosso più che al dileggio alla pietà, per le menomazioni, e all'apprezzamento, per i lavori umili. BIANCANEVE E LE SETTE PERSONE DI BASSA STATURA Beethoven stesso parlava di sé come un sordo e, in quel caso, benedetta sordità perché anche grazie a lei quel rozzo orso renano, come lo definì Cherubini quando non c'era ancora l'IA, scrisse capolavori di allucinante bellezza. Omero significa anche "cieco": vogliamo cambiare il nome al sommo poeta per non offendere nessuno? E poi, quale studente liceale lo hai mai preso in giro - qui l'IA correggerebbe in "bullizzato" - per la sua cecità? Tra l'altro, l'IA come tradurrebbe cecità? Mancanza della capacità di vedere? Ma le parole non sono nate anche per sintetizzare concetti e realtà? E infatti chi mai sarebbe andato a vedere un cartone animato chiamato "Biancaneve e le sette persone di bassa statura"? Si diceva: l'IA dato che ha un quoziente intellettivo pari a dieci Einstein elevato al cubo si libra sicuramente al di sopra alle minute partigianerie di noi omuncoli, vola alto nei cieli della cristallina oggettività, perché la discriminazione è sempre frutto dell'ignoranza, della stupidità. Questo progetto linguistico ci rivela invece che dietro l'IA c'è sempre la mente umana, intelligente o stupida a seconda dei casi, che la imbecca, la indirizza orientandola verso certi valori o disvalori, informandola di particolari ed umanissime angolature culturali. L'IA perciò è tutto fuorché super partes perché esprime gli orientamenti dei suoi programmatori. E dunque l'IA più che un traduttore è un traditore, perché non rappresenta la realtà per quello che è, ma per quello che una certa ideologia vorrebbe che fosse. Oggi, allora, il vero cieco e sordo è l'IA. Inoltre non è originale, dal momento che sforna copie su copie di polverosi stereotipi. L'IA, poi, più che correttore è un corruttore, corruttore dei costumi perché piega il percepito comune secondo i canoni della vulgata corrente. Non correttore, ma algoritmo assai scorretto perché allineato al politicamente corretto che è quel filtro a trame fittissime che permette di trattenere le impurità come le differenze di sesso e di abilità. «Redazione di testi puliti» ha detto in modo rivelatorio la prof.ssa Raus indicando la finalità di questo progetto, testi privi delle scorie del buon senso che chiama un sindaco donna "sindaco" e gli importa solo che sappia fare bene il suo dovere e non che sia uomo o donna. Testi sterilizzati, disinfettati, candeggiati nella grammatica e nel dizionario di un nuovo idioma che però ancora puzza di ideologia perché concepito non per far parlare bene, ma per far tacere.
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  • La Rowling, la dittatura transe e la rivoluzione della lingua

    30 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7779 LA ROWLING, LA DITTATURA TRANS E LA RIVOLUZIONE DELLA LINGUA di Tommaso Scandroglio La nota scrittrice J.K. Rowling, da anni nell'occhio (cieco) del ciclone delle lobby Lgbt per le sue critiche al transessualismo, avrebbe donato 70 mila sterline all'associazione femminista For Woman Scotland, associazione impegnata in una causa presso la Suprema Corte britannica. Nel 2018 il Parlamento scozzese varò una norma che prevede che il 50% degli incarichi presso la pubblica amministrazione siano ricoperti da donne. Per "donne", secondo il legislatore, devono intendersi anche gli uomini che si credono donne, ossia i transessuali. Il significato del termine "donna" si espande così a dismisura fino a ricomprendere la sua accezione opposta: l'uomo. Le femministe di cui sopra avevano già cercato di modificare in sede giudiziale questa legge, ma senza successo. Ora con l'appoggio della Rowling hanno deciso di ricorrere presso la Corte Suprema al fine di dichiarare l'ovvio: solo le donne sono donne. È noto che uno degli strumenti più efficaci della rivoluzione culturale sia la lingua. Prendi possesso delle parole e prenderai possesso delle menti. Gli esempi, oltre a quello appena citato, sono infiniti. Un caso tra mille: sul sito dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (Eige) si può prendere visione del Toolkit on Gender-sensitive Communication, cioè di un armamentario linguistico al servizio del politicamente corretto. Ad esempio l'Eige suggerisce di sostituire il termine "virile" con i termini "energico" o "forte", perché la prima parola è appannaggio degli uomini, non così le altre due. Sul sito vi sono altre amenità. Ad esempio rappresenterebbe un'espressione discriminatoria questa frase: «Gli ambasciatori e le loro mogli sono invitati a partecipare a un ricevimento dopo cena». Nonostante gli invitati siano prima di tutto gli ambasciatori a motivo del loro ruolo, quelli di Eige vorrebbero che fossero nominate prima le donne. Ma se nominiamo prima le donne non è che discriminiamo poi gli uomini? Altro caso: «Ogni giorno ogni cittadino deve chiedersi come può adempiere i propri doveri civici», frase discriminatoria perché "cittadino" è sostantivo maschile. LA BATTAGLIA CONTRO IL BUONSENSO È da tempo che la battaglia contro il buonsenso imperversa sui vocabolari. E così abbiamo la creazione di neologismi (ad esempio omogenitorialità, omofobia, sindachessa, architetta), la cancellazione di parole (ad esempio virtù e vizio), il trasferimento di termini da un ambito proprio ad un ambito improprio (ad esempio la parola "genere" che dalla grammatica è stata deportata nell'ambito antropologico), il restringimento del significato di un lemma (ad esempio il termine "natura" che indica oggi solo l'ambito naturalistico, escludendo quello metafisico), il suo ampliamento (è il caso visto prima, dove "donna" significa anche "uomo"), lo snaturamento di un termine (ad esempio famiglia, matrimonio, amore). Poi, tra gli altri, esiste anche un altro strumento linguistico utile ai rivoluzionari: la sostituzione linguistica. Ossia una data realtà nel tempo viene indicata da termini sempre diversi, cambiando così nella coscienza collettiva il giudizio morale su quella realtà. Da aborto ad interruzione volontaria della gravidanza, da fecondazione artificiale a procreazione medicalmente assistita, da utero in affitto a gestazione per altri, da peccato a fragilità, etc. Altre realtà sono state segnate da diverse tappe intermedie: da "handicappato" a "persona con handicap" (cfr. Legge 104/92) a "disabile" a "persona con disabilità" (cfr. Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 30 marzo 2007). Una delle finalità di questa involuzione linguistica, come accennato, è mutare il percepito collettivo a favore dell'ideologia. Ad esempio il cambio da aborto ad interruzione volontaria della gravidanza mira ad occultare il fatto che l'aborto sia un assassinio. LO STATUS DI MINORANZA In altre occasioni il processo involutivo tende a conservare per un certo gruppo sociale lo status non di rifugiato politico, ma di privilegiato politico, ossia lo status di minoranza. Nell'immaginario collettivo, costruito ad hoc, la minoranza è sempre vessata, sempre vittima, sempre inascoltata, sempre reietta, sempre esclusa, sempre discriminata, sempre incompresa (un'ideologia adolescenziale, verrebbe da dire). Ecco perché qualsiasi termine, seppur rispettoso nei confronti dei membri di questa minoranza, alla lunga non va mai bene e deve mutare. Se andasse bene vorrebbe dire che quella minoranza è stata finalmente accettata e quindi si dovrebbe interrompere la lotta per le proprie rivendicazioni sociali. Appena una parola nel suo uso sociale diventa concretamente inclusiva, ecco che se ne sceglie un'altra, etichettando la precedente come discriminatoria. E dunque l'evoluzione, rectius, l'involuzione dei termini è specchio fedele della volontà di posizionarsi sempre nel contesto culturale come gruppo sociale fragile. Usare un termine ormai coattivamente passato di moda sarebbe dunque offensivo: vedi il caso di handicappato, ormai scalzato da tempo da "persona disabile" che non indica tanto un aumento di sensibilità collettiva verso questa categoria di persone - accrescimento di sensibilità che in alcuni casi pur esiste - ma piuttosto la diffusione di un pietismo che non guarda al reale bene della persona, una solidarietà pelosa che nulla ha a che vedere con l'autentico aiuto alle persone svantaggiate. Se così fosse, i bambini malati o malformati non verrebbero più abortiti.
    Ascoltato 6 min. 51 sec.
Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
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